Spagna, il Congresso nega la fiducia a Feijóo: ora toccherà a Sánchez provare a formare un nuovo governo

Nel suo intervento in aula, il leader del Partito Popolare si è scagliato contro il premier uscente: «Dica chiaramente se vuole concedere l’amnistia agli indipendentisti oppure no»

Alberto Núñez Feijóo non ce l’ha fatta. Per la seconda volta nel giro di pochi giorni, il Congresso spagnolo ha negato la fiducia al leader del Partito Popolare spagnolo con 172 sì, 177 no e un voto nullo. All’ex governatore della Galizia sarebbe bastata la maggioranza relativa per diventare premier e succedere a Pedro Sánchez, ma i voti del suo partito e degli alleati dell’ultradestra di Vox non sono bastati per raggiungere l’obiettivo. Ora la palla torna nelle mani di re Filippo VI, che dopo aver consultato nuovamente i rappresentanti delle formazioni politiche affiderà con ogni probabilità l’incarico di formare un governo al premier uscente del Psoe. Il leader socialista avrà tempo fino al 27 novembre – ovvero due mesi di tempo dal primo a voto andato a vuoto per Feijóo – per ottenere la fiducia. Se anche Sánchez non dovesse farcela, il re scioglierà le camere e la Spagna tornerà alle urne il 14 gennaio.


Lo scontro sull’amnistia

Certo di non riuscire a racimolare abbastanza voti, Feijóo ha usato buona parte del suo intervento al Congresso per tornare a vestire i panni di leader dell’opposizione e attaccare il premier socialista. «Signor Sánchez, abbia il coraggio di prendere la parola e dica al Paese se vuole essere presidente del governo a costo di far perdere la dignità al Paese», ha detto oggi Feijóo in aula. Il riferimento è alla trattativa tra i partiti progressisti spagnoli – Psoe e Sumar – e gli indipendentisti catalani, che hanno dettato una serie di condizioni in cambio dell’appoggio a un nuovo governo Sánchez. In particolare, l’ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont ha chiesto l’amnistia per tutti gli indipendentisti catalani e un nuovo referendum. «Io sono contrario. E lei che ne pensa? Ricordo che s’impegnò a non fare né l’una né l’altro», ha incalzato Feijóo in aula rivolgendosi a Sánchez. Anche questa volta il premier uscente ha preferito non prendere la parola in aula. È toccato a Oscar Puente, deputato socialista, rispondere al leader del Pp: «Ha utilizzato le Istituzioni spagnole, la Corona che le ha affidato l’incarico di formare un governo, per incoronarsi leader del suo partito. Perché quello che è chiaro che ormai quello è: il leader dell’opposizione».


La trattativa con gli indipendentisti e le minacce di Vox

Al momento non è ancora chiaro quanto in là voglia spingersi Pedro Sánchez pur di ottenere la fiducia al Congresso. Il negoziato con i partiti catalani Erc e Junts va avanti da settimane, ma sta coinvolgendo soprattutto Sumar, il partito alleato del Psoe e guidato da Yolanda Díaz. Nei giorni scorsi, i socialisti hanno pubblicato un comunicato in cui ribadiscono il «no» a qualsiasi referendum separatista. Sembra invece che ci possa essere qualche apertura sulla questione dell’amnistia per gli indipendentisti catalani, di cui godrebbe anche lo stesso Puigdemont, esiliato in Belgio. «Il popolo spagnolo ha il diritto di difendersi, dopo non si mettano a piagnucolare se accade», ha minacciato oggi il leader di Vox Santiago Abascal. Il raggiungimento di un’intesa tra progressisti e indipendentisti è tutt’altro che scontato. E in caso le trattative dovessero fallire, alla Spagna non resterebbe che una soluzione: tornare alle urne.

Credits foto: EPA/Juan Carlos Hidalgo | Il leader dei Popolari Alberto Núñez Feijóo al Congresso spagnolo (29 settembre 2023)

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