Migranti, la Lega all’attacco della giudice di Catania: interrogazione a Nordio. Salvini: «Gravi notizie sul suo orientamento»

Il ministro dell’Interno Piantedosi: «Ci sono le condizioni per impugnare la sentenza»

La decisione di Iolanda Apostolico, la giudice di Catania che ha disapplicato il decreto del governo Meloni che prevede il trattenimento dei richiedenti asilo nei Cpr, continua a far discutere. La Lega è pronta, infatti, a presentare al Senato un’interrogazione al ministro della Giustizia Carlo Nordio «per approfondire la vicenda del giudice che non ha convalidato il fermo di migranti nel centro richiedenti asilo di Pozzallo». Lo ha reso noto la senatrice leghista Erika Stefani secondo la quale «nella nostra Repubblica è lecito avere opinioni politiche e poterle esprimere, ma questo non può succedere in un tribunale, dove i giudici devono rispondere soltanto alla legge». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha, invece, fatto saper che «ci sono le condizioni per impugnare la sentenza di Catania. Dalla lettura dell’atto siamo convinti che abbiamo ragioni da sostenere», conclude.


«Giudici politicizzati un problema per il sistema»

Dello stesso tono anche la nota dei deputati della Lega in commissione Giustizia per i quali «il magistrato del tribunale di Catania, che ha emesso un’incredibile sentenza di non convalida del fermo di quattro immigrati irregolari, due dei quali recidivi, ha disatteso e, nei fatti, beffeggiato e aggirato una norma governativa», si legge nella nota. «Si può avere fiducia sul fatto che magistrati militanti, che non hanno il minimo scrupolo a mettersi in trincea contro il Governo, emettano decisioni super partes, equilibrate, rispettose delle leggi? Il dubbio è sempre più incalzante e non appare vantaggioso per nessuno, tantomeno per la stragrande maggioranza dei magistrati che svolgono la loro attività in modo imparziale e autonomo da influenze politico-ideologiche», sottolineano i deputati Jacopo Morrone, Ingrid Bisa, Simonetta Matone, Davide Bellomo e Valeria Sudano per i quali ad essere messe in discussione «non sono le idee del giudice, ma il fatto che non le abbia lasciate fuori dal Tribunale e che si sia pronunciata sulla scia di un antagonismo e un pregiudizio evidenti, sul piano ideologico, rispetto alle politiche dell’attuale Governo in tema di contrasto all’immigrazione illegale, che, per altro, rispondono alle pressanti richieste della stragrande maggioranza degli italiani», concludono.


Salvini: «Gravi notizie sull’orientamento del giudice di Catania»

Sulla decisione di Apostolico si era espresso in mattinata anche il leader della Lega e ministero delle Infrastrutture Matteo Salvini. «Le notizie sull’orientamento politico del giudice che non ha convalidato il fermo degli immigrati sono gravi ma non sorprendenti», ha detto il vicepremier, riferendosi a quanto scritto dal Giornale secondo cui sulla bacheca Facebook della magistrata ci sarebbe stata sia una petizione, condivisa nel 2018, che chiedeva «una mozione di sfiducia» nei confronti proprio di Salvini e dell’articolo Open Arms e Sea Watch: la richiesta di archiviazione della procura di Palermo. Secondo il Giornale, poche ore dopo la pubblicazione dell’articolo sul quotidiano, la giudice avrebbe poi chiuso il profilo social. 

Anm di Catania: «Respingiamo con sdegno accuse a collega»

A prendere, infine, le difese della giudice di Catania è l’Associazione nazionale magistrati. «L’Anm di Catania esprime una posizione ferma e rigorosa a tutela della collega Iolanda Apostolico, persona perbene che ha lavorato nel rispetto delle leggi, e respinge con sdegno le accuse a lei rivolte. Il rapporto tra potere esecutivo e giudiziario andrebbe improntato a ben altre modalità», ha detto il presidente dell’Associazione della provincia Alessandro Rizzo. «Quelle che abbiamo letto – spiega – sono parole sbagliate per toni e contenuti e non sono consone ai rapporti tra magistratura ed esecutivo. La magistratura esamina i ricorsi anche contro provvedimenti dell’autorità amministrativa e li decide sulla base delle leggi», sottolinea Rizzo secondo il quale il fatto che una questione abbia significato politico è vicenda di tutti i giorni. La magistratura si occupa spesso di cose che hanno ricadute politiche, ma ciò non può legittimare la convinzione che dietro le decisioni dei giudici ci siano motivazioni politiche e che la magistratura faccia politica», aggiunge. «Se la legge prevede che certi provvedimenti, come quelli relativi alla restrizione della libertà degli individui, sono contestabili – continua – significa he il magistrato è libero nella sua determinazione di convalidarli o meno. Oppure pensiamo che le decisioni debbano essere tutte a senso unico?». Per Rizzo, infatti, «spingere su toni così aggressivi – conclude – è fuori luogo e ci allontana dai reali problemi della giustizia».

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