«Mia moglie in ritardo, io volevo vedere la partita: così la mia famiglia si è salvata dall’incidente di Mestre»

Il racconto dei due coniugi tedeschi con figlia che hanno perso la corsa del pullman poi coinvolto nella strage

Il 30enne Ferhat e la 31enne Emine, arrivati a Venezia da Heidenheim con la loro figlia Zara di 1 anno, volevano rientrare dalla gita a Venezia in tempo per Copenhagen-Bayern. «C’era la Champions League. Ma abbiamo saltato l’orario delle 19.30 di due minuti. Mi sono lamentato con mia moglie: faremo tardi per colpa tua e non posso guardare la partita per colpa tua. Poi abbiamo aspettato la corsa successiva alla stazione Marittima. Abbiamo atteso un’ora: 20.30, 35, 40, il bus ancora non c’era. Altri hanno chiamato l’hotel e hanno detto che c’era stato un grosso incidente, ma ovviamente ancora non sapevamo che era la nostra corriera». Ferhat, come ha raccontato alla Bild doveva prendere il pullman coinvolto nell’incidente di Mestre. Il ritardo della moglie ha salvato la vita a tutti e tre. «Mentre aspettavamo, alle 19.32, diverse auto della polizia andavano in quella direzione. Ci chiedevamo perché non arrivasse l’autobus, avevamo con noi una bimba piccola e c’erano anche persone anziane che aspettavano lì. Poi è arrivata la notizia che c’era stato un incidente», spiega la moglie. I tre alla fine sono tornati all’alloggio a piedi, «dopo aver camminato per 40 minuti». E hanno saputo che il mezzo precipitato era proprio quello che avrebbero voluto prendere loro. Ora, spiegano, resterà per sempre il dubbio su cosa sarebbe potuto succedere. Una deviazione del percorso avrebbe riscritto questa storia? «Non siamo riusciti a dormire fino alle 2 del mattino. Noi diciamo che esiste una buona morte, quella in cui si muore serenamente a letto. Ma poi succedono anche cose del genere. Che dire? Non abbiamo saputo fare altro che abbracciare nostra figlia».


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