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Strage all’ospedale di Gaza, sette giorni dopo: cosa sappiamo, cosa resta incerto e cosa possiamo escludere

24 Ottobre 2023 - 17:17 David Puente
Diverse sono state le analisi e le teorie, ma risultano tutte inconcludenti di fronte a una grave mancanza: i resti dell'ordigno

Non si può ancora sostenere con assoluta certezza cosa abbia causato l’esplosione dell’ospedale Al Ahli Arab di Gaza City. Lo abbiamo detto nei nostri precedenti articoli e lo ripeteremo anche in questa analisi a sette giorni dalla strage. Grazie alle immagini diffuse il giorno successivo, siamo in grado di smentire diverse narrazioni infondate come la distruzione dell’ospedale e l’utilizzo di determinate bombe utilizzate dall’esercito israeliano. Diverse sono le teorie sull’accaduto, ma risultano inconcludenti per un semplice quanto strano motivo: la totale assenza dei resti dell’ordigno che avrebbe generato l’unico cratere presente nel parcheggio dell’ospedale.

Mancano i resti dell’ordigno

Ancora oggi non conosciamo il tipo di arma che possa aver causato l’esplosione. I detriti a terra potrebbero dare qualche indicazione a riguardo, ma in mancanza di un resto risulta ancora in discussione. Marc Garlasco, consigliere militare di PAX Protection of Civilians ed ex specialista del Pentagono (che aveva indagato sui crimini di guerra commessi in Afghanistan e Iraq per le Nazioni Unite), sostiene alla CNN di non aver mai visto una tale mancanza di prove fisiche di un’arma nel luogo di un potenziale crimine di guerra.

La maggior parte dei media aveva riportato la notizia della distruzione dell’ospedale. Alcuni video diffusi la stessa notte non confermavano tale narrazione, ma la smentita più evidente giunse il giorno dopo l’accaduto con la diffusione di foto e video da parte dei palestinesi. L’area colpita risultava il parcheggio e non le strutture dell’ospedale. Il 23 ottobre 2023, attraverso una nota dell’editore, il New York Times ammette di aver riportato informazioni di parte e non verificate, cioè quelle di Hamas.

Secondo N.R. Jenzen-Jones, direttore dell’Armament Research Services (ARES) interpellato dal New York Times, si dovrebbero riscontrare i resti di un ordigno tranne che in situazioni estreme. Dalle foto e dai video ripresi sul posto dai palestinesi si può escludere uno scenario estremo tale da non rendere identificabile qualcosa di significativo sul terreno.

Da Hamas nessuna prova contro Israele

Sono passati 7 giorni, un’intera settimana, senza una prova fornita da Hamas per dimostrare la colpevolezza di Israele. Mentre altri mostravano i morti in conferenza stampa, adulti e bambini, i vari media e social riportavano diverse teorie contro gli israeliani. Sarebbe bastato mostrare i resti dell’oggetto responsabile dell’esplosione, ma risultano non pervenuti. Non risultano nemmeno tra le foto e i video dei palestinesi accordi il giorno dopo sul posto.

Ghazi Hamad, un funzionario di Hamas contattato dal New York Times, ha affermato che l’oggetto si sarebbe «vaporizzato». Risulta difficile che un missile si dissolva all’impatto. Non sappiamo se questi resti siano stati effettivamente trovati e trafugati poco dopo l’esplosione e prima della diffusione delle foto e dei video del parcheggio, sta di fatto che la prova principale che avrebbe chiuso l’intero discorso è del tutto irreperibile.

Le armi artigianali di Gaza

Come spiegato da AP, consultando diversi esperti (articolo qui), a Gaza vengono costruiti razzi artigianali con quello che risulta disponibile, soprattutto a causa dei confini e dei porti bloccati. Tra i materiali usati vengono citati anche i tubi dell’acqua recuperati dai militanti di Hamas e delle altre forze jihadiste. Secondo le cronache dell’agosto 2022, questi missili sono responsabili della morte incidentale di diversi palestinesi sul territorio di Gaza. A seguito di tali incidenti, AP riporta che «nessuno che avesse conoscenza diretta delle esplosioni era disposto a parlarne pubblicamente».

Escluso il bombardamento (JDAM, MK-84)

Grazie soprattutto alle immagini del giorno dopo, sappiamo che la causa dell’esplosione nel parcheggio dell’ospedale di Gaza non è un bombardamento aereo, così come non risulta che sia stata utilizzata una bomba guidata (JDAM, MK-84) come hanno affermato sui social e media (alcuni credendo a un inesistente articolo del WSJ). Viene esclusa anche la teoria del missile JDAM esploso in aria prima di colpire il suolo, come spiegato alla CNN da Patrick Senft dell’Armament Research Services (ARES).

La teoria del proiettile di artiglieria

Secondo un’analisi di Forensic Architecture, a colpire il parcheggio dell’ospedale di Gaza potrebbe essere un proiettile di artiglieria proveniente da Nord-Est e non da Sud-Ovest, dunque dal territorio israeliano. La teoria si basa sulle analisi delle foto del buco ripreso da video e foto nel parcheggio. L’analisi, tuttavia, risulta inconcludente come ammesso dagli stessi autori. Come spiega Nathan Ruser, analista presso l’ASPI, è possibile effettuare un’analisi di questi crateri in base al tipo di munizione utilizzata, pertanto non si può sostenere con certezza che l’oggetto provenga da Nord-Est e dunque dal territorio israeliano.

Anche Oliver Alexander, esperto OSINT, si dimostra molto critico nei confronti dell’analisi di Forensic Architecture, evidenziando come un proiettile di artiglieria (115 mm) non possa causare un’esplosione come quella registrata nei video che testimoniano l’evento.

Anche il WSJ riporta un’analisi del cratere e della direzione delle schegge di quello che loro pensano che sia un missile fallimentare lanciato da Gaza. Nel video vengono indicati alcuni dei luoghi colpiti a seguito dell’impatto a terra, tuttavia danni simili si registrano anche nella parte opposta (li segniamo nell’immagine sottostante in verde).

Il gruppo investigativo Bellingcat è noto per le analisi dei crateri, seguendo un rigoroso metodo di ricerca messo in atto nel corso dell’invasione russa in Ucraina. Nel loro articolo del 18 ottobre 2023 non viene fatta alcuna menzione sull’origine e sul tipo di ordigno, proprio a causa della mancata documentazione su eventuali resti. A farlo notare pubblicamente è Eliot Higgins, fondatore di Bellingcat, citando il tweet di Marc Garlasco sulla insolita situazione.

La teoria del missile palestinese deviato da Iron Dome

Secondo un’analisi di Al Jazeera, quello ripreso durante la diretta televisiva sarebbe un razzo lanciato da Gaza intercettato dal sistema di difesa israeliano Iron Dome. Ciò che fa intendere l’analisi è che non si tratterebbe di un missile fallimentare.

Questa analisi da parte di Al Jazeera non considera come funziona Iron Dome. Il sistema di difesa israeliano non intercetta i missili nella loro fase iniziale di lancio (il missile nel video è salita), ma nella sua fase terminale (durante la loro “discesa“) quando viene individuato il possibile punto dove potrebbe colpire. Solo in caso di pericolo il sistema lancia i propri missili, i Tamir. Di seguito un’immagine che spiega in sintesi il funzionamento del sistema di difesa Iron Dome pubblicato da The Conversation.

C’è un ulteriore problema: se il razzo fosse stato intercettato sopra Gaza City, sembra improbabile che il sistema Iron Dome sia riuscito a colpirlo in tempi così brevi.

La teoria dell’esplosione in volo troppo lontana dall’ospedale

A seguito di una ulteriore analisi, basata sulla posizione delle varie telecamere che hanno filmato l’accaduto, Oliver Alexander sostiene che l’oggetto ripreso dalle telecamere di Al Jazeera non fosse un razzo palestinese, ma un Tamir di Iron Dome che intercetta un razzo approssimativamente nei pressi di Kfar Aza, in territorio israeliano.

Il razzo intercettato potrebbe essere quello segnato più in basso in una rappresentazione grafica pubblicata dall’esercito israeliano riguardo gli ordigni lanciati in quel periodo dalla striscia di Gaza.

Questa ricostruzione escluderebbe quel missile filmato da Al Jazeera come origine dell’esplosione all’interno dell’ospedale di Gaza, in quanto troppo distante. Gli eventuali resti sarebbero dovuti viaggiare, secondo i calcoli di Oliver Alexander, a una velocità di circa 2.500 km/h per raggiungere l’ospedale.

Cosa sappiamo dopo 7 giorni

Da una iniziale ipotesi, basata su quanto c’era a disposizione poco dopo l’esplosione, siamo passati alla smentita della narrazione di Hamas dell’ospedale di Gaza distrutto grazie alle immagini e i video dei palestinesi giunti sul posto il giorno dopo. Queste stesse immagini hanno permesso di escludere un bombardamento aereo israeliano.

Le analisi più recenti indicano che dietro l’esplosione in cielo, ripresa da Al Jazeera, ci possa essere il sistema di difesa israeliano Iron Dome ai confini tra la striscia di Gaza e Israele, non sopra i cieli di Gaza City. Una delle ipotesi tirate in ballo riguarda un proiettile di artiglieria lanciato dal territorio israeliano, tuttavia anche questa analisi risulta inconcludente come affermato dagli stessi autori.

In ogni caso, il problema più grave riguarda la totale assenza di resti che permettano di identificare l’ordigno che avrebbe generato il piccolo cratere nel parcheggio dell’ospedale di Gaza. Il ritrovamento dei resti avrebbe fornito ai palestinesi la prova definitiva contro Israele, così come nel caso contrario contro i gruppi jihadisti. Considerando quest’ultima opzione, si potrebbe pensare che il luogo sia stato appositamente “ripulito“. Al di là di questa ultima teoria – non dimostrata come altre – che vede i palestinesi in una posizione di malafede, si potrebbe valutare l’ipotesi che nessuno avrebbe ripulito l’area in quanto i resti di un razzo artigianale potrebbero confondersi con gli altri detriti delle auto e delle strutture colpite dall’esplosione.

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