Mes, l’Eurogruppo sollecita Michel: «Attendiamo la ratifica dell’Italia». Meloni frena: «Non è oggetto di discussione del Consiglio europeo»

Il leghista Borghi, intanto, puntella la posizione della premier: «La sua resistenza alla firma è un grosso motivo di orgoglio»

Comunicazioni al Senato, pranzo al Quirinale con il presidente della Repubblica, comunicazioni alla Camera. È il rito che precede, ormai, ogni Consiglio europeo. Giorgia Meloni, il 26 e il 27 ottobre, sarà a Bruxelles per confrontarsi con gli omologhi degli altri Stati membri. A differenza loro, però, arriva con un macigno affibbiatole dal presidente dell’Eurogruppo. «Negli ultimi mesi, abbiamo ricevuto aggiornamenti regolari sul processo parlamentare in corso per la ratifica del trattato del Mes in Italia e attendiamo con impazienza la sua finalizzazione, il prima possibile», ha scritto Paschal Donohoe, in una lettera inviata direttamente al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. «È nell’interesse di tutti noi, per l’Eurozona nel suo complesso e per gli Stati membri individualmente, inclusa l’Italia» ha sottolineato Donohoe. «Non dovremmo perdere di vista l’importanza di finalizzare la riforma del Mes e i benefici che ciò apporterebbe alla nostra architettura istituzionale. La ratifica del trattato del Mes stabilirà un backstop comune al Fondo unico per la risoluzione delle banche, come parte dell’accordo di lunga data sancito dai Paesi dell’Eurozona. La ratifica di questo trattato rappresenta un ulteriore passo avanti verso un’Unione bancaria più resiliente e un’Unione economica e monetaria più completa e approfondita».


Manca solo l’Italia

Queste parole hanno riacceso il dibattito, in Italia, sulla ratifica della modifica del Trattato. Argomento ostico per l’attuale governo, i cui membri, dopo aver più volte criticato il Mes in campagna elettorale o dai banchi dell’opposizione, adesso si trovano tra l’incudine di un elettorato cresciuto nella paura del Fondo salva Stati e il martello delle istituzioni europee, che rimproverano all’Italia di essere l’unico Paese a non aver approvato l’intesa. Meloni, così, intercettata dai giornalisti tra Palazzo Madama e Montecitorio, dove ha depositato il testo delle comunicazioni fatte al Senato, ha dovuto rispondere sul tema. Laconicamente, è sfuggita così: «Il Mes non è oggetto della discussione del Consiglio europeo». Ma ormai il vaso è stato scoperchiato: Partito democratico, Azione, Italia Viva hanno lanciato la batteria di dichiarazioni contro «un governo che traccheggia», insistendo «per calendarizzare subito la ratifica».


Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi di +Europa presenteranno «una risoluzione», giacché il messaggio di Donohoe «ha richiamato la necessità della ratifica dell’Italia nell’interesse di tutti i paesi dell’Eurozona, un messaggio forte e chiaro al governo e alla maggioranza di Meloni, che tiene in sospeso tutti i paesi dell’Eurozona perché incapace di disfarsi del suo armamentario complottista ed anti-euro». Dalla maggioranza, tra i primi a supportare la presidente del Consiglio per la sua reticenza a ratificare il Trattato è Claudio Borghi. Il leghista, da sempre critico sulle istituzioni economiche europee ha applaudito al «fatto che Meloni abbia resistito sul Mes. È un grosso motivo d’orgoglio». E ha avvertito: «Su questa questione paghiamo la firma di Giuseppe Conte, ma restiamo attenti, perché non è una questione di poco conto».

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