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Spagna, l’amnistia per Puigdemont spiana la strada a Sanchez: nuovo governo a un passo. Ma la destra è sul piede di guerra: «È un golpe»

09 Novembre 2023 - 11:18 Simone Disegni
A oltre 100 giorni dal voto, c'è l'intesa tra Psoe e indipendentisti catalani. Possibile voto di fiducia già la prossima settimana. Ma cresce la tensione nel Paese

A più di 100 giorni dalle elezioni politiche, la Spagna è infine vicina a vedere la nascita di un nuovo governo. Che avrà sempre lo stesso premier, Pedro Sanchez. I socialisti del Psoe erano stati sì battuti nel voto del 23 luglio dai popolari guidati da Alberto Núñez Feijóo, ma in maniera meno netta di quanto atteso/temuto: tanto che il Pp si è poi ritrovato di fatto con le armi spuntate, senza i numeri per poter formare una coalizione di governo anche in caso di accordo con l’ultradestra di Vox. Mentre era apparso rapidamente evidente che una strada possibile verso un nuovo governo Sanchez, ringalluzzito dalla “non-sconfitta”, l’aveva eccome: quella dell’accordo con le forze indipendentiste, a cominciare dai catalani di Junts per Catalunya e di Esquerra Republicana (ERC). Una strada stretta e tortuosa, considerato che la richiesta degli indipendentisti di Barcellona era stata subito formulata in modo chiaro: amnistia per i leader che sei anni fa promossero il referendum per l’indipendenza della Catalogna considerato dalle autorità di Madrid un attentato alla Costituzione. Ma Sanchez, che già nei suoi anni di governo si era adoperato per stemperare la tensione tra Stato centrale e Catalogna, si è infilato testardamente in quel sentiero, ne ha messo alla prova la tenuta riuscendo a far eleggere ad agosto con quella stessa potenziale maggioranza una dei suoi, Francina Armengol, a presidente del Congresso. E stamattina, annuncia la stampa spagnola, l’accordo di governo è cosa fatta. Dopo settimane di trattative, svolte in gran parte a Bruxelles dove si trovano i leader secessionisti in esilio, a cominciare da Carles Puigdemont, Psoe e Junts per Catalunya presenteranno oggi l’accordo firmato all’alba. Al suo cuore, come previsto, sarà la legge per concedere l’amnistia ai leader che guidarono la “rivolta” secessionista dell’ottobre 2017, segnata dal referendum popolare auto-proclamato, dalla seguente solenne dichiarazione d’indipendenza votata dal Parlamento catalano, da violenti scontri tra indipendentisti e forze di polizia e infine dalla destituzione da parte di Madrid del governo catalano e dall’arresto o fuga dei suoi principali leader.

Le trattative per il nuovo governo e le proteste nel Paese

Ad anticipare per primo il raggiungimento dell’intesa di governo è stato ieri sera El Diario. Dal Psoe erano filtrati segnali di un accordo in vista già la scorsa settimana, ma gli indipendentisti catalani hanno voluto rivedere i dettagli della bozza di legge d’amnistia per assicurarsi – scrive El Mundo – che varrà anche per chi in questi anni ha collaborato con i leader secessionisti in esilio. A questo punto manca un solo tassello a Sanchez per avere la certezza di una solida maggioranza di governo: l’intesa con i nazionalisti baschi del Pnv. Superato anche quest’ultimo scoglio, il leader socialista potrebbe presentarsi in Parlamento per ottenere la fiducia già la prossima settimana: ampiamente nei tempi del mandato esplorativo concessogli ai primi di ottobre da Re Felipe (deadline al 27 novembre). Si prevede arrivi da subito in Parlamento anche la presentazione della legge d’amnistia, funzionale alla nascita del nuovo esecutivo. Una prospettiva che sta spaccando però il Paese. Negli ultimi giorni, con le notizie sull’accordo alle porte, la destra nazionalista ha portato in piazza migliaia di persone, che hanno manifestato con toni minacciosi di fronte alle principali sedi del Psoe. Un gruppo di attivisti a Madrid ha anche cercato di raggiungere il Congresso: fermati e arrestati dalla polizia. Proteste sostenute apertamente dall’ultradestra di Vox, in maniera più sfumata dal Pp, che pure si dice pronto a tutto pur di evitare la nascita del governo e il voto dell’amnistia. Entrambi i partiti accusano Sanchez di volere un «golpe» contro la Costituzione ai danni dell’unità della Spagna, e il Pp ha convocato per domenica manifestazioni in tutte le principali città del Paese.

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