I Maneskin «finti trasgressivi»? Morgan risponde a Guè: «Sono una vera rock band, altroché. Vendere dischi in Italia è da sfigati»

Il giudice di X Factor interviene a difesa della band romana: «Prendono gli strumenti e spaccano il cu*o a tutti, come facevano i Queen»

Che tra Guè e i Maneskin non scorra buon sangue non è certo una novità. Già lo scorso anno il rapper aveva definito i membri della rock band romana come «finti trasgressivi», mentre più di recente ha detto che in Italia «a nessuno importa di loro». A commentare la sua ultima uscita è Morgan, che in un’intervista a MowMag si schiera a difesa dei Maneskin. «Credo che non abbia una particolare sensibilità per il rock – ha detto Morgan riferendosi a Guè (in passato chiamato Guè Pequeno) -. Bisogna ammettere che i Maneskin hanno un grande sound». Il giudice di X Factor ha poi aggiunto: «Altro che finti, sono una vera rock band! Prendono in mano gli strumenti e spaccano il cul*, così come facevano i Queen, i Duran Duran, gli U2, i Police…». Il loro merito, spiega Morgan, è che sono riusciti a «far diventare riconoscibile quello che suonano. E da quel momento esiste quella sonorità». Per quanto riguarda le parole del rapper sullo scarso successo dei Maneskin in Italia – soprattutto se confrontato con i numeri che la band macina all’estero – il cantautore risponde così: «A me fa ridere il concetto di andare a misurare la qualità di un artista a seconda di quanti dischi vende». Insomma, secondo Morgan prendere come riferimento le vendite dei dischi rischia di portare fuori strada. Anzi, aggiunge il cantautore: «Vendere dischi in Italia è da sfigati, anche perché sinceramente per fare i dischi che vendono non è che ci voglia molto». Infine, una considerazione personale su Guè, autore di tutte queste critiche, non senza qualche frecciatina: «È un bravissimo ragazzo, una persona mite, non è particolarmente abitato da quel tormento interiore che fa degli artisti delle creature socialmente non conformi. Ma forse la mia è una visione rock dell’esistenza, lontana dallo spirito dei rappers, che oggi vedo tutti molto più preoccupati di essere omologati e benestanti invece di nutrire interesse verso questioni sociali o esistenziali».


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