L’aggressione, le coltellate, la fine in un dirupo: come è morta Giulia Cecchettin

Le ricerche si sono concluse dopo una settimana, grazie alla segnalazione di una telecamera di zona: sulle mani segni di difesa

È stata lasciata scivolare in un canalone a bordo strada, una caduta di 50 metri tra gli alberi e la vegetazione fitta. In una zona isolata, chiusa al traffico in previsione dell’arrivo della neve. Il ritrovamento in un’area così vasta e impervia del corpo di Giulia Cecchettin, scomparsa dall’11 novembre scorso, è stato un colpo di fortuna, assicurano gli operatori che per una settimana hanno condotto le ricerche e che da giovedì, grazie all’alert ritardato di una telecamera di zona, si erano concentrati nell’area del lago di Barcis. La scoperta del cadavere grazie al fiuto dei cani dell’unità cinofila permette ora agli investigatori di farsi un’idea più chiara di quanto accaduto, anche se per avere il quadro completo servirebbe la ricostruzione di Filippo Turetta, ex fidanzato della 22enne e indagato per l’omicidio della giovane. Su di lui, che ha fatto perdere le sue tracce e dovrebbe trovarsi in Austria, pende un mandato di arresto europeo e per ora sono stati vani gli appelli dei suoi genitori e della procura di Venezia: «Filippo, costituisciti».


Il ritrovamento

L’ultimo filmato in cui appaiono ancora insieme è quello girato da una telecamera di sorveglianza di uno stabilimento industriale di Fossò, che ha catturato l’aggressione di Turetta a Cecchettin. Nel video si vede la ragazza cadere e perdere i sensi, ma le immagini non sono abbastanza chiare. Non si capisce se la studentessa è ancora in vita, né se il giovane l’abbia colpita con un oggetto. Certo è che viene caricata in macchina, forse nel bagagliaio, poi la Fiat Grande Punto targata FA015YE parte per il suo viaggio di morte. Grazie alle rilevazioni delle telecamere, gli investigatori hanno potuto stabilire un’area entro cui concentrare le ricerche, poi giovedì è arrivato l’alert della cellula di Piancavallo a legittimare gli sforzi in quella zona, segnalando una deviazione anomala in una strada secondaria. E così è stata ritrovata Giulia Cecchettin. Dietro una curva a gomito della strada panoramica della val Caltea, in un dirupo in una zona impervia e piena di anfratti, coperta dalla vegetazione. A individuare il corpo è stato Jagger, un flat coated retriver dell’unità cinofila di supporto alla Protezione civile.« Ha iniziato a comportarsi in modo insolito», racconta al Corriere della Sera Antonio Scarongella, che era in un’unica squadra di soccorso con il padrone del cane, Andrea Miconi, «quando mi sono avvicinato a lui ho visto i sacchi neri e li ho sollevati. C’erano i vestiti macchiati di sangue, c’era lei. Ho pensato: “Eccola”».


Le ferite sul corpo

Già, i sacchi neri sul corpo, forse a coprire i colori dei vestiti che indossava, gli stessi della sera in cui è sparita: un maglioncino azzurro con una gonna marrone, le scarpe e il giubbotto neri. Sul corpo della giovane di Vigonovo ci sono diversi tagli, ferite e segni di percosse, alcuni dei quali provocati anche dalla caduta. E sarà l’autopsia a chiarire le cause esatte della morte. Per il momento, dalla prima ispezione del medico legale Antonello Cirnelli, alla presenza del sostituito procuratore di Pordenone Andrea Del Missier, quello che emerge sono le numerose ferite da arma da taglio, alla testa e al collo. Cecchettin potrebbe essere stata uccisa a Fossò, o in un secondo momento in una zona sconosciuta, o essere morta quando è stata lasciata precipitare nel dirupo. Ma prima dell’ispezione non era emersa la possibilità che fosse stata accoltellata. Sul suo corpo, oltre a una profonda ferita alla testa, anche tagli sulle mani, che potrebbero indicare il tentativo di difendersi dall’aggressione.

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