Elezioni in Olanda, chi è il sovranista Wilders: anti-Islam, contro l’Ue e sostenitore del Grande Israele

Il Trump olandese è a favore dello spostamento dell’ambasciata dei Paesi Bassi a Gerusalemme e della chiusura della sede diplomatica a Ramallah

Anche l’Olanda vira a (estrema) destra. Il partito per la libertà (Pvv) guidato da Geert Wilders è stato il più votato alle elezioni parlamentari. Il leader anti-Islam e anti-europeista ha ottenuto il 23,8% dei voti: ciò significa 37 dei 150 seggi nella camera bassa del parlamento olandese. Per il secondo posto si profila un testa a testa tra la lista congiunta Socialdemocratici-Verdi (PvDA-GL) dall’ex vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans (15%) e i liberali di destra (Vvd) del premier uscente Mark Rutte, guidati dalla ministra della Giustizia e della Sicurezza Dilan Yesilgoz (14,4%). Nonostante il trionfo dell’ultradestra con ogni probabilità Wilders non riuscirà a diventare primo ministro: per formare un esecutivo sarà infatti necessario un accordo politico tra più formazioni, che al momento – stando alle dichiarazioni dei leader di partito – non sembra esserci. Nulle le possibilità di collaborazione con Omtzigt e Timmermans. Tentare l’assalto allo scranno più alto del governo sarà impresa ardua per il leader dalla chioma platinata: l’ultima volta, per trovare la quadra, a Mark Rutte servirono 271 giorni.


Le posizioni di Wilders

Anti-islam, contro l’immigrazione e a favore di una Brexit in salsa olandese, in altre parole: una “Nexit“. La linea (durissima) di Wilders è chiara e fatta di slogan: «no migranti», «no Islam», «no moschee e Corano» e «Fuori i Paesi Bassi dall’Ue». Pur di governare potrebbe essere disposto ad ammorbidire le sue posizioni più divisive. Lo ha detto lui stesso: «Non parleremo di moschee, Corano e scuole islamiche». Il punto del programma sul quale non intende tirarsi indietro riguarda invece il pugno di ferro contro l’immigrazione, tema centrale della sua campagna elettorale. Anche sulla questione Israelo-palestinese, Wilders sembra avere le idee chiare: «Gerusalemme, la Giudea e la Samaria sono tutte di Israele», scriveva nel 2017. «La patria dei palestinesi è il Regno di Giordania», si legge. E poi ancora: «Obama (all’epoca presidente degli Stati Uniti, ndr) e Kerry devono smettere di criticare Israele per gli insediamenti. Giudea e Samaria appartengono a loro». Wilders è un convinto sostenitore di Tel Aviv e a favore dello spostamento dell’ambasciata dei Paesi Bassi a Gerusalemme, nonché – scrive Afp – la chiusura della sede diplomatica olandese a Ramallah, sede dell’Autorità Palestinese.


Orban, Le Pen, Salvini

Dopo l’annuncio della sua vittoria, tanti i complimenti ricevuti. Da Viktor Orban che ha parlato su X di «vento di cambiamento» a Marine Le Pen che ha invece definito il trionfo «spettacolare performance». Persino il vicepremier italiano, Matteo Salvini, ha mandato un messaggio «all’amico Geert Wilders».

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