Roma, baby pusher a 5 e 13 anni. «La mamma ci dice cosa fare»

Il sistema, a conduzione familiare, tra le due piazze di spaccio tra Zagarolo e Valle Martella

A due passi da Roma, cerano due grandi piazze di spaccio che vendevano per i clienti dei Castelli Romani. Una a Valle Martella e l’altra a Zagarolo, attive sette giorni su sette. Nell’inchiesta raccontata oggi su Repubblica e Il Messaggero, che ha portato a 13 arresti, si ricostruisce il sistema, con l’utilizzo anche di minori, di 5 e 13 anni, figli di una dei fermati. Nell’ordinanza del gip Annalisa Marzano i bambini «non solo erano al corrente dell’attività svolta dalla figura materna, ma in alcune occasioni ne erano anche coinvolti». Come quando, nel corso di un tour dello spaccio la figlia ricorda un cliente o il figlio, avvicinandosi alla macchina di uno degli arrestati, chiedeva: «dice mi madre quanti ne deve portà?», riferendosi, alla quantità di stupefacente da consegnare.


Il sistema di spaccio a conduzione familiare e le piazze

Secondo i carabinieri della compagnia di Frascati e la Direzione distrettuale antimafia della Procura di Roma, che hanno inquadrato l’attività di spaccio a conduzione familiare, un ruolo basilare lo avevano due cognati, Mariangela Careddu (35 anni) e Roberto Di Rocco (21). Il clan era attivo a Zagarolo dopo che il fratello di Di Rocco, Pasquale, un tempo a capo della piazza di spaccio di via San Biagio Platani a Tor Bella Monaca è finito in carcere. C’è poi la fidanzata del Di Rocco – spiega Il Messaggero – classe 2002, che si occupava degli ordini via telefono: «In quanti stamo», chiedeva la ragazza per farsi dire quante erano le dosi di cocaina “cruda” o “cotta” che servivano. Coca bianca o la «budì» come si dice in lingua sinti. Le piazze erano, riporta la testata romana, davanti al “Game&Out bar Simona” a Zagarolo, la cui titolare era sorella di uno dei pusher che provvedeva allo spaccio dai domiciliari in orario notturno. La seconda, più marginale, a Monte Compatri a ridosso di un’altra attività di somministrazione. Le piazze, riporta Repubblica, erano a loro modo redditizie. A dimostralo erano le spese di famiglia: una casa acquistata nonostante poche tasse al fisco, l’ipotesi di acquisto di un Rolex Daytona da 20mila euro e 9mila euro per una festa di compleanno.


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