Luca Parmitano è diventato astronauta per colpa di Goldrake e di «un caffè al bar»

Il racconto al Corriere della Sera: «Mi piacerebbe partecipare alle missioni Artemis, contribuire all’esplorazione sulla Luna. Anche se ci vorrà tempo»

«Sono della generazione Gundam, Goldrake, ne potremmo parlare per ore. Anche Galaxy Express 999, la serie anime sul treno che viaggiava nello spazio. Adoravo tutto questo e condividevo questo senso di avventura con mio fratello. Prima sono stati i cartoni animati giapponesi, poi i fumetti, la letteratura, Asimov. È stata anche la porta per scoprire la scienza». L’astronauta Luca Parmitano, siciliano, si racconta al Corriere della Sera. Parmitano presentò la domanda per l’Esa online nel 2008.


I primi passi verso lo spazio

«Ricordo che nel 1996, subito dopo la sua missione nello spazio STS-75 con lo Space Shuttle, il tenente colonnello Cheli (Maurizio Cheli, astronauta, che volò con lo Space Shuttle Columbia STS-75 ndr) venne a parlare sul palco del teatro dell’Accademia aeronautica. Io ero allora un cadetto e direi che ho pensato per la prima volta che anche io avrei potuto fare l’astronauta seguendo il suo discorso sul palco. La scintilla era lì nel mio passato da bambino, ma il tizzone credo che sia stata la sua presentazione». E spiega: «Ero in punizione in Accademia. Succede da cadetto: si viene puniti… non potevo uscire nel fine settimana. E l’unica cosa che potevo fare era andare nell’aula studio. Invece chiesi il permesso di andare in aula tv. Non c’era ancora Internet, sicuramente non per poter seguire i video in streaming e le dirette. Chiesi di seguire la partenza di Cheli. Il mio comandante di corso illuminato comprese il valore educativo della mia richiesta. Non era per una partita di calcio. Mi fu concesso con mia grande sorpresa. Quando poi venne a parlare mi dissi: allora è possibile». Nel 2001 Parmitano prende il brevetto di pilota militare. Nel 2007 quello di pilota sperimentatore. Poi arriva il 2008. «Volevo fare domanda, ma poi quando arrivò il momento, mi autocensurai. Ero nel Reparto sperimentale di Volo da 6 mesi». E ancora: «Stavo prendendo il caffè al bar, un rituale prima del volo giornaliero. C’era il mio comandante di gruppo De Stefano. Mi disse: allora, hai fatto domanda? Risposi: non ho speranze. Ricordo ancora la risposta». E lui gli rispose: «”Se non partecipi hai il 100% di probabilità di non diventare astronauta. Se fai domanda almeno fai esperienza”. Per me era assolutamente inaspettato. Feci domanda. Quella sera stessa iniziai il percorso via Internet e il resto è storia: un anno di selezione. E il 20 maggio 2009 l’Esa mi presentava come astronauta a Parigi».


La vita a Houston

Ora Parmitano vive a Houston. Si allena tutti i giorni, anche ad Ironman, una sorta di triathlon lungo. Ma la sfida più grande è «cercare di rientrare per poter preparare la cena alle mie figlie». «Per loro – aggiunge – non sono un astronauta, sono un papà. Non gli interessa nulla che io possa tornare nello spazio: a loro interessa la cena come a tutti gli adolescenti». «Ho ancora dei sogni – conclude – sono pronto a tornare nello spazio per qualsiasi tipo di missione. Mi piacerebbe partecipare alle missioni Artemis, contribuire all’esplorazione sulla Luna. Anche se ci vorrà tempo».

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