Officina Pasolini a Roma, sgombero o «solo trasferimento»? Cosa dice l’accordo della discordia tra regione, ministero e studenti

Il ministero degli Esteri si riprende i suoi spazi all’ex Civis di Roma. Artisti e studenti lanciano una petizione. L’ex vicepresidente della Regione Lazio Smeriglio a Open: «Sto valutando di muovermi anche in sede europea»

Tensione all’Officina Pasolini, storico polo culturale che sorge nelle palazzine dell’ex Civis di Roma e ospita un autorevole laboratorio di teatro, oltre a spettacoli, concerti, incontri e proiezioni di film aperti gratuitamente al pubblico. Da giorni le associazioni studentesche e diversi volti dello spettacolo, tra cui Daniele Silvestri, Tosca, Paolo Fresu, Rocco Papaleo e Beppe Servillo, stanno protestando contro l’accordo – siglato a marzo 2022 – tra Regione Lazio e Ministero degli Esteri per riqualificare l’area. Artisti e studenti hanno lanciato una petizione – diretta al ministro Antonio Tajani – denunciando la futura trasformazione del complesso attraverso una (presunta) «cessione e dismissione del Teatro Eduardo De Filippo, di uno studentato di 400 posti letto che attende di essere ristrutturato dal 2019, e del laboratorio di teatro». Il tutto a favore di «aule conferenze, uffici e parcheggi». Ma dal ministero degli Esteri non c’è alcuna intenzione di fare dietrofront, anzi smentiscono quanto denunciato da studenti e artisti, precisando che non ci sarà alcun smantellamento dell’area, ma «solo un trasferimento».


I primi passi

Tutto nasce nel 1990 quando l’Agenzia del Demanio, il ministero degli Esteri (Maeci), l’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo (Aics), il provveditorato alle opere pubbliche, il Coni e l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio DISCo firmano una convenzione in cui si concedono 60 miliardi di lire alla Regione Lazio per costruire un immobile destinato a residenze per studenti universitari. Il complesso architettonico in questione si compone di due Palazzine, A e B, ideate negli anni ’60. La palazzina B, in particolare, è passata sotto la proprietà del Coni, ora chiamata Sport e Salute S.p.A. Parte di questa palazzina, è poi stata trasferita, tramite decreto e a titolo gratuito, al Maeci. E nel 2016 si sono insediati alcuni uffici dell’Aics. L’edificio A, invece, era di proprietà dello Stato e assegnato in uso gratuito a DISCo. Nel 2017, l’Aics inizia a lamentare che gli spazi della Palazzina B non sono più adeguati per il loro «fabbisogno allocativo» e indicano la Palazzina A come potenzialmente idonea sia per la tipologia di immobile che per la vicinanza con la Farnesina (sede del Maeci). Qui subentra l’accordo oggetto della discordia tra ministero degli Esteri, studenti e artisti.


Cosa prevede l’accordo della discordia

Nel 2017 iniziano le interlocuzioni tra le varie parti in causa dopo che il Demanio ha chiesto a DISCo di lasciare la Palazzina A all’Aics. «All’epoca abbiamo tentato di difendere fino alla fine le prerogative del territorio, del diritto allo studio, e il valore culturale del luogo», puntualizza a Open Massimiliano Smeriglio, eurodeputato e allora vicepresidente della Regione Lazio (dal 2013 al 2019). A marzo 2022 il ministero degli Esteri, l’Aics, la Regione Lazio sotto l’amministrazione dem di Nicola Zingaretti, il Demanio, Sport e Salute SpA e il Provveditorato per le Opere pubbliche, siglano un accordo per ristrutturare il complesso dell’ex Civis. Così la Regione cede la struttura, ma a condizione che il Laboratorio creativo “Officina Pasolini” sia trasferito in adeguati spazi nella Palazzina B e che, nel corso dei lavori, possa continuare le proprie attività nella sede della Palazzina A. L’obiettivo dell’accordo, precisa il ministero degli Esteri, «è valorizzare un ampio spazio demaniale, oggi sottoutilizzato e fatiscente, e realizzare una sede definitiva per l’Agenzia per la Cooperazione».

I posti letti degli studenti

Quanto, invece, ai «400 posti letto» al centro della petizione di studenti e artisti, c’è da fare un passo indietro. Un tempo l’ex Civis ospitava diversi alloggi per studenti, poi chiusi per «mancata conformità alle norme in materia di sicurezza e salute». La Regione, spiega il Maeci in una nota, lo scorso anno ha valutato la possibilità di riabilitare gli alloggi disponibili «che sono, in realtà, 100 e non 400». Una riabilitazione che, però, la giunta ha bollato come «inconveniente» sia per motivi economici sia a causa delle nuove norme dell’ex Civis che permetterebbero un numero massimo di 83 alloggi. Ma gli studenti tirano dritto. «Vogliamo che l’immobile torni alla sua destinazione originale: gli studentati», commenta a Open Simone Agutoli di Unione degli Universitari di Roma. «Soprattutto in virtù del fatto che, da un lato, la ministra dell’Università Anna Maria Bernini ha stipulato di recente un accordo con l’Agenzia del Demanio per mettere gli immobili sfitti e inutilizzati a disposizione degli universitari e, dall’altro, lo stesso Demanio dismette un ex studentato per farci uffici», aggiunge. «Quello che chiediamo – chiosa – è che la Regione Lazio, al di là del ministero degli Esteri, faccia realmente la sua parte e prenda un nuovo impegno formale rispetto alla situazione attuale».

Che fine farà l’Officina Pasolini

Per quanto riguarda l’Officina Pasolini, il timore degli studenti – oltre alla «perdita del valore storico, culturale e affettivo legato a quell’edificio» – riguarda i fondi con cui la Regione Lazio dovrebbe contribuire allo spostamento della stessa dalla Palazzina A alla B. Dall’accordo stipulato nel 2022 risulta, infatti, che la Regione si è resa disponibile a stanziare 1 milione di euro di fondi (già esistenti) presso DISCo. «Temiamo che, nel corso della ristrutturazione, laddove la Regione e le strutture competenti non dovessero riuscire a trovare i fondi necessari, il ministero degli Esteri se ne lavi le mani», conclude Simone. Intanto, sul fronte dei fondi, Smeriglio annuncia che sta valutando di mobilitarsi anche in sede europea considerato che parte dei servizi del complesso sono stati pagate anche con fondi europei, «che – ci tiene a sottolineare – hanno dei vincoli di precisi. Sarebbe difficile spiegare che abbiamo investito risorse europee per realizzare un polo di eccellenza culturale per poi ridimensionarlo», spiega l’ex vicepresidente della Regione Lazio. E, consapevole dello storico politico e burocratico che ha caratterizzato l’ex Civis, lancia un appello alla politica affinché «dica la propria e torni sulle decisioni prese negli anni».

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