Roma, conosce un uomo su Tinder ma scopre che è un altro e la minaccia. Valanga di messaggi e chiamate anonime

«Il telefono suonava in continuazione. Io non aprivo i messaggi ma vedevo l’anteprima di quelle fotografie oscene», ha raccontato in aula Giulia (nome di fantasia)

Un rapporto nato su Tinder, intermediato da uno schermo: dietro al quale, però, si celava una persona diversa da quella attesa. Così Giorgia (nome di fantasia) si è recata all’appuntamento fissato tramite la app di incontri, per ritrovarsi davanti una persona totalmente diversa da quella del profilo con cui aveva chattato. E da allora, per lei è iniziato l’incubo: messaggi osceni, chiamate nel cuore della notte e poi decine di foto pornografiche. «Il telefono suonava in continuazione. Io non aprivo i messaggi ma vedevo l’anteprima di quelle fotografie oscene». E il problema è che provenivano da decine di uomini diversi, scrive Il Messaggero, raccontando quanto emerso dall’udienza tenutasi lo scorso martedì a Roma. L’accusa, di minacce e sostituzione di persona, è stata rivolta a Federico G., 40enne romano. Ma in aula, il colpo di scena: «Non è lui. Non è la persona che volevo denunciare. Non è l’uomo che si è presentato all’appuntamento quel giorno», ha dichiarato la donna, madre single di due bambini. «Sì, confermo. Non è lui – ha aggiunto – anche la voce non è la stessa, perché mi ricordo bene che mentre sono scappata quel pomeriggio lui, tra gli insulti, mi ha gridato e giurato che per il mio rifiuto me l’avrebbe fatta pagare. E solo qualche ora più tardi ho capito a cosa si riferisse con quella frase minacciosa».


«Ero terrorizzata»

Solo la sera dell’incontro, ha spiegato di essere stata contattata da circa trenta persone. Circostanza che si spiega con la scoperta fatta poco dopo: qualcuno aveva aperto un profilo con le sue foto e il suo nome su Badoo, un’altra app di incontri. «Ho dovuto per forza chiudere i profili social e cambiare il numero di cellulare, le mie abitudini si sono modificate. Non riuscivo più a mangiare, avevo paura che quelle foto potessero arrivare ai miei figli o ai miei parenti». Resta un dubbio: chi è allora l’uomo chiamato in aula? Qui la spiegazione è più complicata: si tratta del marito della donna a cui è intestato il numero di cellulare utilizzato per comunicare con la vittima e per aprire i profili incriminati. E l’uomo che si presentò all’appuntamento potrebbe essere l’ex fidanzato della donna, Alessandro R., che qualche anno prima aveva convinto la donna a intestarsi due schede telefoniche: «Si presentava come un carabiniere e in un momento di difficoltà aveva chiesto aiuto a mia moglie dicendo che aveva bisogno di due numeri di telefono per lavoro e per il padre che era malato. Sono anni che proviamo a chiuderle, ma dalla Wind non ci danno ascolto». Per fare chiarezza su questa storia intricata bisognerà aspettare la prossima udienza, fissata a maggio.


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