Il governo rinvia il parere sul Mes, le opposizioni abbandonano la commissione Bilancio: «Ennesima presa in giro»

Un rinvio stabilito dall’esecutivo «per rispondere al meglio e nella giornata di domani alle domande», ha detto il sottosegretario Federico Freni

Slitta (nuovamente) il parere sul Mes e le opposizioni «compatte» abbandonano i lavori alla Camera. La capogruppo di Fratelli d’Italia, Ylenja Lucaselli, racconta Luigi Marattin di Italia Viva, firmatario di una delle proposte di ratifica, ha chiesto chiarimenti sugli «effetti finanziari della riforma del Mes» e l’esecutivo, per voce del sottosegretario Federico Freni ha risposto: «domani». Il rinvio di 24 ore, stando alla ricostruzione, è legato al fatto che «le domande non sono poche e alcune – spiega Freni – mi colgono impreparato». Per questo «chiederei alla commissione – continua – di potervi rispondere nella giornata di domani. Non ho il dono della prescienza e dell’onniscenza e vi chiederei di rinviare queste risposte a domani». Eppure, sottolinea ancora Marattin c’era una «apposita nota del Mef del 21 giugno, per cui ho chiesto quali delle domande non trovano risposta nella nota di sei mesi fa». Per le opposizioni si tratta dunque dell’«ennesima presa in giro» del governo Meloni.


Sulla questione è intervenuta la responsabile Lavoro nella segreteria Pd e componente della commissione Bilancio della Camera Maria Cecilia Guerra secondo la quale «Non si capisce perché la commissione Bilancio non possa dare un suo parere, è una manovra dilatoria che snatura la commissione per problemi politici dentro la maggioranza che non si è in grado di affrontare». Dura presa di posizione anche del capogruppo al Senato del M5S al Senato Stefano Patuanelli secondo cui, scrive su X, «è incredibile che sul Mes una esponente di Fratelli d’Italia faccia domande al sottosegretario dell’Economia della Lega, il quale si dice impreparato e chiede di spostare tutta la discussione a domani. Il sottosegretario dice di non avere il dono dell’onniscienza, senza dubbio gli crediamo. Ma forse a questa maggioranza manca anche il dono della decenza».


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