L’ammissione del ministro Piantedosi: «Ancora troppi sbarchi, non abbiamo centrato l’obiettivo»

Il colloquio del ministro dell’Interno a La Stampa che difende comunque la strategia del governo: «Va detto grazie a Libia e Tunisia. Se non ne avessero fermati più di 120 mila, ci sarebbe stato il doppio di arrivi»

«Il numero degli arrivi di quest’anno non coincide certo con l’obiettivo delle politiche che il governo ha avviato ma va detto che ne sarebbero arrivati ancor di più se non avessimo adottato le misure varate in questi mesi che hanno già dato risultati concreti». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi fa un bilancio di fine anno sul tema degli sbarchi, oggi oltre 155 mila nel nostro paese. In un colloquio con La Stampa spiega che il risultato auspicato non è stato raggiunto ma poteva andare peggio. «Basti pensare – ha aggiunto – che la collaborazione con le autorità tunisine e libiche ha consentito di bloccare molte decine di migliaia di altri arrivi, 121.883 persone, un numero non molto lontano da quello delle persone arrivate, e di arrestare centinaia di trafficanti. Oltre a questo, le iniziative che abbiamo adottato hanno fatto sì che il nostro sistema dell’accoglienza abbia retto l’urto di un afflusso straordinario che, voglio ricordarlo, è stato determinato da crisi politiche o socio-economiche avvenute in Paesi stranieri le cui cause sono state del tutto indipendenti da noi».


Piantedosi sull’Albania e la rotta balcanica

Per Piantedosi le critiche arrivano «dagli stessi soggetti che, al contempo, sostengono che dovremmo favorire l’arrivo indiscriminato di tutti coloro che si presentano alle nostre frontiere». Il ministro sottolinea che il Viminale è al lavoro per «concretizzare l’intesa sui Cpr con l’Albania» ma non spiega a che punto esattamente sono questi lavori. Sulla libera circolazione con la Slovenia, attualmente sospesa precisa che sono misure straordinarie e momentanee. «È interesse dell’Italia – sottolinea – avere facilità di scambi e di movimento con Slovenia e Croazia, due importanti partner europei con i cui rappresentanti mi incontrerò ancora una volta il 15 gennaio per condividere le modalità di una misura che durerà fin quando necessaria ma che finora non ha comportato problemi di circolazione transfrontaliera».


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