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Maradona, la Cassazione dà ragione agli eredi sulla presunta evasione fiscale. Il legale: «Ora chi risarcirà i danni?»

05 Gennaio 2024 - 12:56 Redazione
La vicenda giudiziaria prosegue da quarant'anni, su un importo lievitato fino a 37 milioni di euro: ora la decisione finale spetta alla commissione tributaria della Campania

Una vicenda giudiziaria complessa, tortuosa, che ha la sua genesi negli anni Ottanta e tra condanne, conferme, ripensamenti è proseguita fino ad oggi. Quarant’anni dopo, confermando quanto già espresso nel 2021 e a tre anni ormai dalla morte dell’ex calciatore Diego Armando Maradona, la Cassazione ha deciso di accogliere il ricorso degli eredi del campione argentino contro la presunta evasione fiscale, su un importo che nel frattempo è lievitato fino a 37 milioni di euro. L’ultima parola sulla vicenda non è stata però ancora pronunciata. La Suprema corte ha rimandato la decisione finale ai giudici di secondo grado della commissione tributaria regionale per i calcoli e le spese legali. Anche se Angelo Pisani, responsabile del team di avvocati che si è occupato del caso negli ultimi 14 anni, è tranchant: «La vicenda si può ritenere chiusa in quanto dai calcoli Maradona non deve nulla al Fisco italiano, ogni operazione anche matematica oltre che di logica e di giustizia porta a zero». Una vittoria a metà però, sottolinea il legale amico de El diez: «Chi risarcirà ora tutti i danni personali, patrimoniali e all’immagine, oltre alla storia e ai valori dello sport subiti per trent’anni da Maradona?».

La vicenda

La vicenda giudiziaria iniziò negli anni Novanta con l’accusa di evasione fiscale su 40 miliardi di lire che Maradona percepì a metà anni Ottanta dalla Società Sportiva Calcio Napoli, come pagamenti per i diritti di immagine versati su conti esteri del Liechtenstein da parte di due società straniere. Negli anni, l’importo della presunta evasione si è gonfiato fino a 37 milioni di euro, composto per più del 50 per cento dagli interessi di mora. Poi ci furono sequestri, ricorsi e dinieghi. Gli avvocati del campione argentino provarono anche a invocare l’autotutela, chiedendo che venisse applicato anche al loro assistito il condono di cui aveva beneficiato il Napoli nella stessa vicenda. Ma i ricorsi furono rigettati dalle commissioni tributarie provinciali e regionali, che costrinsero i legali a ricorrere in Cassazione. Nel marzo 2021 e più recentemente, il 14 dicembre 2023, la corte ha dato ragione agli eredi: il giocatore aveva i titoli per beneficiare del condono. Ora la decisione e il calcolo finale spetta alla commissione tributaria della Campania. L’eventuale debito residuo, se la decisione dovesse essere sfavorevole alla famiglia Maradona, ricadrebbe sugli eredi.

«La Cassazione dà ragione a Maradona, sancisce che non è stato un evasore fiscale cassando la precedente decisione e pronunciandosi in suo favore a dispetto di ben tre dinieghi che lo vedevano soccombente, e anche contro il parere, anche questo negativo, pronunciato dal sostituto procuratore generale Alessandro Pepe», ha riassunto Pisani, che con Massimo Garzilli coordina il team di avvocati, «la questione poteva essere risolta già con l’istanza di autotutela che presentammo nel 2009. Una richiesta depositata in occasione del ritorno in Italia di Maradona a Napoli dove lo scortavamo per evitargli altri pignoramenti e invece rigettata dall’Agenzia delle Entrate e mai rivalutata da altri giudici. L’accertamento fiscale era già stato annullato dalla Giustizia italiana con un ricorso della Società Sportiva Calcio Napoli a guida Corrado Ferlaino la quale aderì cautelativamente anche a un condono per evitare ogni futuro equivoco».

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