Yemen, gli Houthi minacciano vendetta dopo i raid Usa-Uk. Biden pronto a nuovi attacchi – Il video

La Russia chiede e ottiene la convocazione del Consiglio di sicurezza Onu. Missile dei ribelli contro una nave nel Mar Rosso: caduto in mare

Continua a rimanere alta la tensione in Yemen dopo gli attacchi di ieri notte, quando Stati Uniti e Gran Bretagna hanno lanciato raid aerei contro una serie di postazioni degli Houthi. Adesso è arrivata la risposta: secondo quanto dichiarato da un generale statunitense, gli Houthi hanno lanciato un missile antinave che non ha colpito nessuna imbarcazione. Se ci saranno altri attacchi da parte degli Houthi, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden «non esiterebbe ad ordinare altre operazioni per difendere le nostre truppe e le nostre attività commerciali». A precisarlo è il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con la stampa. Biden sostiene di non ritenere che gli attacchi aerei americani e britannici sui ribelli abbiano causato vittime civili. «Non credo che ci siano vittime civili e questo è un altro motivo per cui è stato un successo», ha dichiarato ai giornalisti in Pennsylvania, dove si trova per un evento elettorale.


L’iniziativa della scorsa notte era arrivata al culmine di settimane di attacchi crescenti dei miliziani sciiti contro navi in transito nel Canale di Suez dopo lo scoppio del conflitto tra Israele e Hamas: lanci di razzi e tentati dirottamenti che sono andati ben oltre i “soli” obiettivi legati allo Stato ebraico, mettendo in grande difficoltà anche imbarcazioni di molti altri Paesi, oltre che quelle militari inviate nella zona dagli Usa e da alcuni Paesi europei. Gli avvertimenti occidentali a desistere non sono bastati: ieri nuovi attacchi degli Houthi, legati all’Iran, hanno così convinto Usa e Regno Unito a passare dalle parole ai fatti. Il premier britannico Rishi Sunak ha autorizzato nella tarda serata di giovedì gli attacchi dopo una riunione d’emergenza del suo governo. All’operazione dell’aviazione Usa hanno partecipano anche alleati come Olanda, Australia, Canada e Bahrein, fornendo supporto di logistica o di intelligence, hanno fatto sapere gli Usa. Obiettivi sono stati colpiti nella capitale Sana’a, oltre che nelle province di Al Hudeidah Saada, Dhamar, Taiz e Hajjah. Secondo un portavoce degli Houthi, gli attacchi della notte avrebbero causato la morte di 5 combattenti e il ferimento di altri 6.


La minaccia dallo Yemen: «Reagiremo»

Ora il movimento minaccia ritorsioni: gli attacchi «non resteranno senza risposta», ha detto stamattina il portavoce militare Houthi. Poi, nel pomeriggio, è stato il Consiglio politico supremo del gruppo a rincarare la dose: «Tutti gli interessi americani e britannici sono diventati obiettivi legittimi delle forze armate yemenite, in risposta alla loro diretta e dichiarata aggressione contro la Repubblica dello Yemen», ha tuonato l’organo di governo degli Houhti.

Le reazioni internazionali

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha messo la firma sugli attacchi della notte, sottolineando il successo dell’operazione. «Oggi, su mio ordine, le forze militari statunitensi, insieme al Regno Unito e con il sostegno di Australia, Bahrein, Canada e Olanda, hanno condotto con successo attacchi contro una serie di obiettivi nello Yemen utilizzati dai ribelli Houthi per mettere a repentaglio la libertà di navigazione in uno dei passaggi marittimi più vitali del mondo», ha detto il presidente Usa, assicurando che non esiterà a prendere ulteriori iniziative per difendere il commercio internazionale. Critico invece lo sguardo su quanto accaduto stanotte altre potenze globali. La Cina ha espresso «preoccupazione» per quanto accaduto, sollecitando «tutte le parti ad evitare che il conflitto possa espandersi». Ben più incendiaria la reazione della Russia, legata a doppio filo all’Iran che a sua volte sostiene e arma gli Houthi. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha detto che gli attacchi effettuati nella notte sullo Yemen da Usa e Regno Unito «sono un nuovo esempio della distorsione da parte degli anglosassoni delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu e del totale disprezzo del diritto internazionale, in nome di un’escalation nella regione per raggiungere i loro obiettivi distruttivi». La Russia ha chiesto pertanto la convocazione di una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. La riunione si terrà questa sera stessa, alle 22 ora italiana.

Gli Usa assicurano: «Nessun conflitto con l’Iran»

A provare a stoppare da subito le speculazioni, più o meno interessate, sul possibile allargamento del conflitto, sono gli stessi rappresentanti occidentali. La Nato ha messo in chiaro come gli attacchi della scorsa notte siano stati «difensivi, progettati per preservare la libertà di navigazione in una delle vie d’acqua più vitali del mondo». «Gli attacchi degli Houthi devono finire», ha chiosato Dylan White, portavoce dell’alleanza militare occidentale. Quindi in serata è stato il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa John Kirby a circoscrivere ancora più esplicitamente il senso dell’iniziativa militare: «Non cerchiamo un conflitto con l’Iran, non cerchiamo un’escalation e non c’è ragione per un’escalation al di là di quanto accaduto negli ultimi giorni», ha detto Kirby in un’intervista a Msnbc

La coalizione

Gli Usa avevano creato a dicembre una coalizione per proteggere il traffico marittimo dell’area, in cui passa il 12% del commercio marittimo mondiale. Dopo gli atti di terrorismo alcuni armatori hanno deciso di cambiare le rotte di navigazione, aumentando i costi del trasporto delle merci tra Europa e Asia. Un esponente degli Houthi ha confermato all’agenzia di stampa Reuters i raid, che hanno colpito tutto il paese e la capitale Sana’a, ma anche le città di Saara e Dhamar, oltre al governatorato di Hodeidah. Li hanno definiti «un’aggressione americano-sionista-britannica». Un funzionario americano ha detto che per i raid sono state usate anche navi. Secondo alcune testimonianze i raid hanno preso di mira una base militare vicina all’aeroporto della capitale, un sito militare dalle parti di Taiz, una base navale Houthi a Hodeidah e alcuni siti militari del governatorato di Hajjah.

Chi sono gli Houthi

Gli Houthi sono un gruppo yemenita sostenuto dall’Iran e sostenuto dall’Iran. A partire dalla metà di novembre hanno lanciato attacchi a navi che attraversavano il Mar Rosso e il Canale di Suez. Il loro leader è Abdul-Malik al-Houthi, noto come Abu Jibril. È figlio di un religioso e nella sua famiglia era presente anche un eletto al parlamento dello Yemen, considerato il vero fondatore del movimento. È stato ucciso e Jibril ne ha preso il posto. Gli Houthi si oppongono a Israele e Stati Uniti. In Medio Oriente compongono un’alleanza a tre con Hamas ed Hezbollah. L’Arabia Saudita nel 2014 era entrata nello Yemen per restaurare il governo eletto. La circostanza aveva dato inizio alla guerra civile nella quale sono morte centinaia di persone. Gli Houthi hanno dirottato una nave e attaccato anche un cacciatorpediniere Usa. Successivamente anche un cargo norvegese diretto in Italia ha subito un attacco.

Gli attacchi alle navi

La fregata italiana Fasan si trova in zona da metà dicembre. In un attacco subito dopo Natale è stata colpita la nave Msc United. Israele ha risposto agli attacchi con i droni abbattendo gli apparecchi. Gli attacchi di stanotte costituiscono una dimostrazione della possibilità dell’allargamento del conflitto tra Israele e Hamas dopo gli attacchi terroristici del 7 ottobre. «Lo scopo di questi attacchi è chiaro fin dall’inizio: quello di impedire agli Houthi di prendere di mira le navi marittime, siano esse commerciali o militari», ha detto un altro alto funzionario militare statunitense alla Reuters. Gli Houthi non hanno ascoltato gli appelli dell’Onu a fermare gli attacchi alle navi commerciali. Hanno provato a colpire un totale di 27 navi in zona. Il 9 gennaio scorso un attacco degli Houthi ha costretto le forze navali Gb e Usa ad abbattere 21 missili diretti verso il sud del Mar Rosso.

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