Carla Del Ponte e l’ordinanza dell’Aja sul genocidio a Gaza: «Israele può ignorarla»

La procuratrice: il tribunale potrà giudicare solo in base alle prove di crimini di guerra

Ieri la Corte di Giustizia dell’Aja ha ordinato a Israele di prevenire atti di genocidio a Gaza. Ma ha in qualche modo salvaguardato il diritto all’autodifesa dello Stato, come sottolineato dal premier Benjamin Netanyahu. Carla Del Ponte, che è stata procuratrice capo del tribunale sul caso Milosevic, spiega oggi a Repubblica che «non ci si poteva aspettare un verdetto diverso da quello che è stato emanato. Era chiaro che la Corte, dopo l’istanza del Sudafrica, doveva esprimersi sul genocidio denunciato e sulle attività belliche di Israele nella striscia di Gaza». Ma aggiunge anche si tratta di un’ordinanza e non di una sentenza. Ovvero, contiene indicazioni che non hanno un carattere costrittivo. Quindi Israele può anche ignorarle.


Cosa cambia

Cosa cambia quindi dopo l’ordinanza? Del Ponte spiega che la Corte «ha deciso così perché ha ammesso il diritto di Israele di combattere nella Striscia, ma rispettando tutte le misure che sono indicate nell’ordinanza e seguendo le rigide regole della Convenzione sul genocidio». Ovvero «Israele, dopo questa ordinanza, dovrebbe prendere le misure in suo potere per prevenire nei Territori palestinesi la commissione degli atti indicati nell’articolo due della stessa Convenzione. In particolare, com’è scritto nell’ordinanza, “l’uccisione di componenti del gruppo”. E ancora “causare danni fisici o mentali”, nonché addirittura “adottare misure per bloccare le nascite”. Stiamo parlando ovviamente di imposizioni brutali per chi chi vive in quella zona e da tre mesi è già vittima di una guerra».


Non si possono bloccare le stragi

E aggiunge anche che la Corte non ha un modo per bloccare le stragi a Gaza «perché si occupa preventivamente solo di genocidio. Sta avvisando Israele della necessità di prendere tutte le misure necessarie per evitare che i suoi militari commettano gli atti che configurano questo gravissimo crimine. Insomma, la Corte non sta accusando direttamente Israele di mettere in atto un genocidio. Ma lo richiama all’ordine sull’obbligo di non tenere comportamenti che, di per sé, configurerebbero questo delitto». La Corte, spiega ancora, non ha celebrato un processo contro Israele con le prove sul tavolo su richiesta del Sudafrica. Ma ha verificato se la convenzione sul genocidio è stata applicata o no.

Una situazione delicata

Ma aggiunge che da oggi in poi «Israele viene a trovarsi in una situazione molto delicata. Perché nell’attività bellica sulla Striscia di Gaza dovrebbe rispettare le misure indicate dalla Corte. Poi semmai, quando il conflitto sarà cessato ed eventualmente saranno stati accertati e provati crimini di guerra e crimini contro l’umanità, nonché il genocidio, toccherà al Tribunale internazionale dell’Aia provare che quei reati sono stati effettivamente commessi, individuare i responsabili, portarli in giudizio. Proprio come sta avvenendo in Ucraina».

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