Scandalo Unrwa, il rapporto di Israele: «Chi sono i 12 complici di Hamas». Anche l’Ue avvia la revisione dei fondi dell’agenzia Onu

Uno degli impiegati avrebbe partecipato al rapimento di una donna israeliana. Un altro sarebbe accusato di aver aiutato a portare il corpo di un soldato israeliano morto nella Striscia

Il rapporto di Israele che ha portato al licenziamento di 12 dipendenti dell’Unrwa (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente), accusati di aver partecipato all’attacco del 7 ottobre, è finito sul tavolo di alcuni funzionari statunitensi. Il New York Times e il Wall Street Journal hanno pubblicato i dettagli del report dove sono presenti i nomi e i ruoli dei lavoratori che, stando alle accuse del governo di Benjamin Netanyahu, sarebbero complici di Hamas. Secondo il rapporto, un uomo avrebbe «partecipato al massacro in un Kibbutz Be’eri dove morirono 97 persone», un altro avrebbe distribuito armi e munizioni. Uno degli impiegati dell’Agenzia dell’Onu, un consulente scolastico di Khan Younis, avrebbe – insieme al figlio – partecipato al rapimento di una donna israeliana. Un quarto di Nuseirat, nella parte centrale dell’enclave palestinese, sarebbe invece accusato di aver aiutato a portare il corpo di un soldato israeliano morto nella Striscia, così come di aver distribuito munizioni e coordinato i veicoli il giorno dell’attacco del 7 ottobre.


Sette di questi dipendenti sono insegnanti di matematica e arabo. Mentre due lavoravano nelle scuole con altre mansioni e gli altri tre erano assunti rispettivamente come impiegato, assistente sociale e responsabile del magazzino. L’intelligence di Israele, secondo quanto riportano le testate americane, avrebbe ricostruito i movimento dei sei uomini dentro lo Stato e di averne intercettati altri mentre discuteva del loro coinvolgimento nelle operazioni del partito-milizia. Secondo il Wall Street Journal, che cita fonti di intelligence, 1.200 dipendente dell’Unrwa sui 12 mila totali a Gaza hanno legami con Hamas o con la Jihad islamica palestinese, e circa la metà hanno parenti stretti con loro.


Lo stop ai finanziamenti

Le accuse di Tel Aviv hanno spinto 10 i Paesi, tra cui l’Italia, a interrompere i finanziamenti all’Agenzia, che ha immediatamente aperto un’inchiesta nei confronti dei 12 presunti complici (due di questi sarebbero deceduti). Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, ha chiesto agli Stati di continuare a fornire fondi all’Unrwa: «Pur comprendendo le loro preoccupazioni, e anch’io sono rimasto inorridito da queste accuse – ha detto Guterres in una nota -, faccio appello con forza ai governi che hanno sospeso i loro finanziamenti almeno a garantire la continuità delle operazioni dell’Unrwa». Nel frattempo, l’Agenzia dell’Onu ha dichiarato che non sarà in grado di continuare le operazioni a Gaza e in tutta la regione oltre la fine di febbraio se i finanziamenti non verranno ripresi. «Se i finanziamenti non verranno ripristinati, l’Unrwa non sarà in grado di continuare i suoi servizi e le sue operazioni in tutta la regione, inclusa Gaza, oltre la fine di febbraio», ha riferito un portavoce dell’agenzia, citato dal Guardian.

L’Ue avvia la revisione dei fondi all’agenzia dell’Onu

L’Unione europea, uno dei maggiori donatori di aiuti umanitari ai palestinesi di Gaza, ha fatto sapere come i suddetti aiuti «a Gaza e alla Cisgiordania continueranno senza sosta attraverso le organizzazioni partner». Ma «attualmente – ha annunciato la Commissione – non sono previsti ulteriori finanziamenti all’Unrwa fino alla fine di febbraio. La Commissione determinerà le prossime decisioni sui finanziamenti alla luce delle gravissime accuse fatte in merito al coinvolgimento del personale dell’Unrwa negli efferati attacchi del 7 ottobre». L’istituzione europea riesaminerà, dunque, la questione alla luce dell’esito dell’indagine annunciata dall’Onu e delle azioni che intraprenderà, si legge nella comunicazione dell’esecutivo Ue.

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