«Come le hanno tolto slip e pantaloni? Ha urlato? Perché non si è chiusa in bagno?»: le domande alla ragazza che accusa Ciro Grillo e gli amici di stupro

1.400 risposte in 17 ore di udienza. I video e la colpevolizzazione della vittima

«Quando l’ha presa per i capelli ha usato una mano o tutte e due?». «I pantaloncini erano elasticizzati?». «Come hanno fatto a sfilarle gli slip e i pantaloni insieme?». Queste sono solo alcune delle 1.400 domande a cui ha dovuto rispondere Silvia, la ragazza che accusa Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria di stupro dopo la notte passata insieme nella villa a Porto Cervo del fondatore del M5s Beppe tra il 16 e il 17 luglio del 2019. Ieri si è svolta la penultima udienza di esame della teste, oggi ci sarà l’ultima. Poi il processo andrà velocemente verso la sentenza di primo grado. Ma intanto all’interno di un processo per violenza sessuale di gruppo è tornata quella pratica che da tanti anni viene denunciata: la colpevolizzazione della vittima.


La colpevolizzazione della vittima

In tribunale a Tempio Pausania gli avvocati degli imputati hanno svolto il loro mestiere. Hanno cioè cercato di far cadere la teste in contraddizione per dimostrare che il sesso di gruppo era consenziente. Per le questioni poste alla 23enne è già finita nelle polemica Antonella Cuccureddu, che difende Corsiglia, la quale ha denunciato di aver ricevuto minacce sui social. La Stampa però riepiloga oggi alcune delle 1.400 domande a cui ha dovuto rispondere la vittima. Tra queste:


  • Ha tolto le scarpe?
  • Perché era rannicchiata?
  • Quando l’imputato si è infilato nel suo letto era a destra o a sinistra?
  • È entrato proprio dentro il lenzuolo?
  • Come respirava in quel momento? Poteva respirare dalla bocca?
  • Quando è entrata in doccia aveva i calzini?
  • Vuole descrivere al tribunale il movimento che è stato fatto per buttarla giù?
  • Cosa le ha impedito di tenere la bocca chiusa? Perché l’ha aperta?
  • Le gambe o le ginocchia: cosa le piegava?
  • Come si trova la testa sul cuscino?
  • Perché non si è mai chiusa in bagno?
  • Ha indossato tuta, calze e mutande? Il reggiseno lo aveva?
  • Quali atti di resistenza ha posto? Ha urlato? Ha parlato?

Silvia ha risposto come poteva. Ha detto di essere svenuta, di essersi trovata in balia di Grillo, Capitta e Lauria dopo la violenza sessuale di Corsiglia. Ma anche di non essere stata in grado di difendersi a causa dell’alcool.

«Non ero lì mentalmente»

«Cercavo di far forza ma avevo il corpo che proprio non mi rispondeva, non sentivo il mio corpo, non sentivo le gambe, non funzionavano neanche le braccia. Cercavo di tirarmi su però sentivo tipo voci che dicevano tipo: “Adesso tocca a me”, però non mi ricordo. Io mi ricordo che comunque… Io cercavo tipo di rialzarmi e poi però ho perso i sensi. Cioè io non ero lì, cioè non ero lì mentalmente», ha spiegato. Ma la testimonianza non è finita qui. La Verità racconta che i difensori degli imputati hanno chiesto a Silvia se le fosse mai capitato di andare a dormire a casa di qualcuno appena conosciuto. La ragazza ha negato.

E loro hanno tirato fuori un video mandato a un’amica in cui racconta un’altra esperienza sessuale «non consenziente»: «Non è nemmeno vicino ai tuoi standard. È un deficiente di m… della Norvegia che ho conosciuto in discoteca una volta, avevo bisogno di un posto dove dormire e questo qua mi ha preso una mano e si è quasi fatto una s…da solo perché è così sfigato che non gliela davo nemmeno… lo odio […]credo abbia una ragazza, un qualcosa, una scopamica […] quando metto qualcosa di figo su Instagram mi aggiunge ‘sto sfigato e inizia a flirtare con me dicendo “non vedo l’ora di smash you”».

I video

Poi ci sono i video. Sono di 6, 11 e 25 secondi e prima di discuterne gli avvocati hanno chiesto a Silvia se fosse consenziente durante il rapporto. Dopo il suo diniego, i legali hanno effettuato l’esame dei filmati per dimostrare che, secondo loro, invece la ragazza era consenziente. Silvia ha anche detto nella sua prima denuncia che durante la violenza si trovava di spalle e non poteva vedere in viso i suoi stupratori. Ma nel filmato non è carponi ma supina.

Quindi, secondo i legali, perfettamente in grado di vederli in viso. Infine, c’è un messaggio mandato all’amica dopo il presunto stupro: «La sfiga madornale è il fatto che magari mi faccio gente in diverse serate, poi me le ritrovo lì, tutti insieme allo stesso tavolo e son tipo “Ah guarda il gruppetto che mi sono fatta a luglio”, magari, o a giugno o a marzo, sempre così, ma che cazzo di sfiga».

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