Sanremo 2024, la comunità ebraica di Milano contro Ghali: «Propaganda anti-israeliana». Il rapper: «Il silenzio non suoni come un assenso»

Le critiche per una strofa di «Casa mia». La replica del rapper: «È stata scritta prima, ed io mi sono chiuso in una bolla per fuggire dai pensieri»

Il testo di Casa mia, presentato da Ghali sul palco dell’Ariston, non è piaciuto alla comunità ebraica di Milano. Il presidente Walker Meghnagi ha infatti bollato l’esibizione del rapper «propaganda anti-israeliana» andata in scena nella prima serata della 74esima edizione del Festival di Sanremo. «Ieri sera, al Festival, uno spettacolo che dovrebbe unire gli italiani, – scrive Meghnagi in una nota – è andata in scena una esibizione che ha ferito molti spettatori. Ghali ha proposto una canzone per gli abitanti di Gaza, ma a differenza di Ghali non possiamo dimenticare che questa terribile guerra è il prodotto di quanto successo il 7 ottobre», scrive la comunità ebraica in un comunicato. Meghnagi si riferisce a una frase della canzone del cantautore sui bombardamenti degli ospedali: «Di alzare un polverone non mi va (va) / Ma, come fate a dire che qui è tutto normale / Per tracciare un confine / Con linee immaginarie bombardate un ospedale / Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane / Non c’è mai pace». «Non lo possiamo accettare nella nostra Italia, nel paese dei nipoti di quanti hanno stilato le leggi razziali – prosegue – (…). Non col nostro silenzio. Le nostre sinagoghe e le nostre scuole sono circondate dalla polizia e dall’esercito, sappiamo sulla nostra pelle che la propaganda finisce per armare le mani dei violenti. E ci chiediamo, dove sono i vertici Rai?», sottolinea. 


Per il presidente della comunità ebraica di Milano «dopo che i terroristi di Hamas, che controllano Gaza, superano il confine legalmente riconosciuto di Israele e sterminano in sole due ore oltre 1.400 ebrei – aggiunge -, ebbene gli abitanti di Gaza hanno festeggiato con balli e distribuendo caramelle ai passanti, complimentandosi con chi ha commesso tale massacro. Quegli stessi abitanti, hanno nascosto gli oltre 200 israeliani rapiti e detenuti in cattività in condizioni disumane. Molti tra loro sono prigionieri nei tunnel che partono dagli ospedali di Gaza di cui parla Ghali». E poi ancora: «Tra gli israeliani tuttora in ostaggio c’è anche un neonato, con l’unica “colpa” di essere ebreo, la stessa “colpa” che neanche 80 anni fa fu la causa della morte di un milione e mezzo di bambini ebrei – conclude Meghnagi -, nella totale indifferenza dell’Europa e con la complicità di volenterosi carnefici europei, molti dei quali italiani».


La replica di Ghali

Tempestiva la replica di Ghali che sui social fa sapere come il brano «affronti anche il tema della guerra, ma – sottolinea il rapper – non è conseguenza degli attacchi del 7 ottobre in Israele». Anzi, è «stata scritta prima ed io mi sono chiuso in una bolla per fuggire dai pensieri». Nel post pubblicato su X, il cantante precisa, inoltre, di essere andato a Sanremo per «portare un messaggio: non ho né il ruolo, né l’ambizione di risolvere una questione internazionale. Ma se la mia esibizione porta a ragionare sull’irragionabile, se la mia canzone porta luce su quello che si finge di non vedere allora ben venga – sottolinea -. Non si può andare oltre. È necessario prendere una posizione perché il silenzio non suoni come un assenso».

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