Sanremo 2024, Ghali: «La mia è una romantica storia italiana. Sono qui per mia madre e per il mio quartiere» – L’intervista

In «Casa Mia» il rapper conversa con un alieno e denuda le nostre atrocità: l’abbiamo incontrato

«Sono qui per mandare un messaggio», Ghali non ci gira intorno. Nemmeno Casa mia, il brano con cui ha debuttato in gara al Festival di Sanremo, gira intorno alla questione: «Ma, come fate a dire che qui è tutto normale/Per tracciare un confine/Con linee immaginarie bombardate un ospedale/Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane/Non c’è mai pace». Un messaggio di pace, un dialogo aperto, a tratti commovente nella sua asprezza, con Rich Ciolino, un alieno che lo ha scelto come guida per scoprire il mondo, partendo proprio dalla settimana del Festival, durante la quale lo accompagna più o meno ovunque. Questo perché, è chiaro, e arriviamo al nocciolo della canzone, le atrocità dell’uomo risultano inspiegabili agli occhi di una coscienza neutra, estranea, aliena, appunto, alla nostra perversa routine. Questo è il messaggio che Ghali vuole cantare all’Italia tutta, accovacciata ed impietrita sul divano, per quell’unica volta l’anno in cui è pronta a dare attenzione alla musica; Ghali che già in passato aveva utilizzato la sua musica per raccontare la propria visione da extraterrestre sulle vicende, anche politiche, che più lo colpivano in quanto italiano, «italiano vero», come recita la cover di Toto Cutugno che canterà venerdì sera, un concetto che ci tiene a ribadire ad ogni occasione utile.


Gli inizi

In realtà possiamo dire che l’esplosione è arrivata proprio con il singolo Cara Italia, che ai tempi non fece sobbalzare di gioia Matteo Salvini. Tanto Ghali vola alto, non attacca frontalmente, troppo intellettuale per combattere le sue battaglie senza l’ausilio della musica, senza avere un mezzo espressivo che lo rappresenti e che sia del tutto autentico. Questo il suo segreto forse, la capacità di dirottare il pensiero verso un impegno sociale necessario, specie nel silenzio generale di questa musica dal retrogusto effimero, passeggero, troppo leggero; senza rinunciare alla ricerca, come nel bellissimo album DNA del 2020, anno in cui, tra l’altro, calca le assi del Teatro Ariston di Sanremo ma da ospite, simulando una rovinosa caduta dalle scale che tenne col fiato sospeso per qualche secondo un paese intero, che tirò un sospiro di sollievo quando si rese palese che si trattasse di uno stunt. Ghali prende in contropiede, arriva prima sul futuro con le sue sonorità ultracontemporanee e arriva prima pure sul passato quando scava nelle sue radici, e in questo caso citiamo Sensazione Ultra (2022), per trascinarle in questo suo territorio così esotico e affascinante. Questo fanno le star, intrattengono stimolando, brillano prendendo per mano, indicando la via forti solo della propria musica, senza retorica, senza plastificazione televisiva, senza elemosinare follower. Le star esistono, punto. Come Ghali, che esiste, per fortuna.


Leggi anche: