Per il ministro Nordio la famiglia di Ilaria Salis «ha perso tempo». «Bene che abbiano chiesto i domiciliari in Ungheria» – Il video

Il Guardasigilli a Sky Tg24: «Speriamo poi di poter poi operare sulle convenzioni, i nostri accordi prevedono che una volta cessata la detenzione carceraria allora può scattare la norma di accordo internazionale»

Per il ministro della Giustizia Carlo Nordio i familiari di Ilaria Salis «purtroppo hanno perso un anno: se avessero chiesto da subito gli arresti domiciliari in Ungheria, tutto questo forse non sarebbe accaduto». Nordio, che ribadisce la sua vicinanza alla famiglia della detenuta e il pieno impegno del governo sulla vicenda, definisce un successo il cambio strategia, con la possibilità di ottenere i domiciliari della maestra nel paese guidato da Viktor Orbán. «È un grande risultato che si siano convinti, ora ragioniamo step by step. Sarebbe un grande risultato se il giudice ungherese li concedesse. Speriamo poi di poter poi operare sulle convenzioni, i nostri accordi prevedono che una volta cessata la detenzione carceraria allora può scattare la norma di accordo internazionale secondo cui si può chiedere che i domiciliari vengano scontati in Italia», ha dichiarato il ministro a Start, su Sky Tg24. «Abbiamo spiegato al padre (di Ilaria ndr) che aver chiesto direttamente gli arresti domiciliari in Italia è un passo giuridicamente sbagliato perché la legge non lo consente. Invece, una volta ottenuti gli arresti domiciliari in Ungheria, può scattare la norma che ci permette di chiedere di far scontare arresti domiciliari in Italia», ha concluso il Guardasigilli. 


Il padre di Ilaria Salis: «Noi siamo preoccupati per la sicurezza di Ilaria, anche ai domiciliari in Ungheria»

Scoprire il murale si sua figlia impiccata è stato «devastante». «Noi siamo preoccupati per la sicurezza di Ilaria. Sia in carcere, sia se riuscisse a ottenere gli arresti domiciliari in Ungheria», spiega a La Stampa Roberto Salis. Ilaria «era sempre stata contraria» a chiedere i domiciliari in Ungheria. «Anche perché se fosse ritenuta colpevole – spiega – per la legge ungherese i domiciliari non fanno cumulo di pena», sottoliena. Ma adesso è arrivato il cambio strategia. «Ci hanno fatto capire che i domiciliari in Ungheria sono un passaggio obbligato per sperare di ottenere i domiciliari in Italia», racconta il papà Roberto. Padre e madre della 39enne stanno pensando di trasferirsi in Ungheria: «Il nostro avvocato sta lavorando per la soluzione logistica ottimale. Servono 51 mila euro di cauzione e un posto sicuro e sorvegliato. Contiamo di chiudere le procedure necessarie per presentare la domanda entro fine mese». Il regime carcerario per la maestra è migliorato è giusto riconoscerlo, va dato atto alle autorità ungheresi – osserva -. Ci sono cose molto positive». Ad esempio «sono stati messi a disposizione gli atti dell’accusa, ma mancano ancora le traduzioni in italiano di documenti fondamentali per la difesa». La prossima udienza è per il 28 marzo scorso. E sul caso di Gabriele Marchesi, in Italia e coinvolto nello stesso procedimento di Ilaria per gli scontri con i nazisti ungheresi, dichiara: «Penso che di fronte a un trattamento così difforme fra due persone nelle stesse condizioni, due cittadini italiani potrebbe intervenire il presidente della Repubblica. Me lo auguro. Perché è lui il garante dell’equilibro fra i diversi poteri dello Stato».


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