L’Italia non consegnerà all’Ungheria Gabriele Marchesi, coimputato con Ilaria Salis: «Mancano garanzie sul trattamento carcerario»

La decisione della Corte d’Appello di Milano: il 23enne resta ai domiciliari in Italia almeno fino a maggio. Per i giudici «c’è rischio concreto di trattamenti inumani e degradanti» in Ungheria

L’Italia non consegnerà alle autorità ungheresi Gabriele Marchesi, il 23enne milanese coimputato con Ilaria Salis con l’accusa di aver aggredito alcuni militanti di estrema destra a Budapest un anno fa. Lo ha deciso oggi la Corte d’appello di Milano, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore Giulio Benedetti. La Corte ha rinviato il procedimento al prossimo 18 maggio e chiesto contestualmente ulteriori informazioni all’Ungheria su misure cautelari alternative. Marchesi fu fermato e posto ai domiciliari lo scorso 21 novembre in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dalla magistratura ungherese per gli stessi capi d’imputazione di cui è accusata Ilaria Salis. Ma già pochi giorni dopo la Corte d’Appello di Milano rifiutò l’estradizione «in attesa di ulteriori informazioni da parte ungherese», sostenendo che c’era «sproporzione tra la relativa modestia dei fatti contestati e l’enormità della sanzione prospettata». Secondo i legali di Marchesi in questo lasso di tempo l’Ungheria non avrebbe risposto «non solo sul punto dell’istituto carcerario nel quale Marchesi dovrebbe essere detenuto, ma anche su altri punti ha dato risposte incomprensibili e con toni sprezzanti». «È stato ben visibile ciò che è accaduto il 29 gennaio a Salis in udienza a Budapest – ha detto in aula l’avvocato Eugenio Losco -. Tutti i detenuti in Ungheria vengono portati in udienza in quel modo, trattenuti al guinzaglio». Trattamenti per i quali, ha ricordato il difensore, l’Ungheria è stata anche sottoposta a una procedura di infrazione dall’Ue.


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