In Abruzzo era già testa a testa al voto delle politiche del 2022. In Basilicata se si fa campo largo il centrodestra parte sfavorito

Ma difficilmente il voto amministrativo ed europeo terremoterà la legislatura, ecco perché

Il campo larghissimo che appoggia Luciano D’Amico come candidato governatore dell’Abruzzo contro l’uscente Marco Marsilio appoggiato dal centrodestra già alle elezioni politiche del 2022 sarebbe stato a un soffio dallo schieramento avversario. In Abruzzo nel settembre 2022 il centrodestra ottenne alle politiche il 47,7%, con Fratelli di Italia primo partito al 27,9%, Forza Italia secondo con l’11,1% e la Lega terza all’8,1%. All’epoca il campo largo con i soli 5 stelle aggiunti era parecchio indietro, sfiorando il 40%. Ma il campo larghissimo che oggi sostiene D’Amico raggiungeva il 46,7%, un punto dietro gli avversari. Quindi ai nastri di partenza i due schieramenti sono davvero testa a testa. Nel 2022 nel campo larghissimo il primo partito in Abruzzo era il M5s con il 18,5%, seguito dal Pd con il 16,6% e dall’alleanza fra Matteo Renzi e Carlo Calenda con il 6,3%.


In Basilicata campo largo davanti al centrodestra anche senza Renzi e Calenda

Se in Abruzzo ai nastri di partenza c’è un sostanziale testa a testa teorico, nelle prossime elezioni regionali che si terranno in Basilicata la realizzazione del campo largo o larghissimo secondo il voto delle politiche del 2022 darebbe super favorito il centrosinistra nello scontro con il centrodestra che ripropone la candidatura del governatore uscente, Vito Bardi. Come si sa oggi la candidatura di Angelo Chiorazzo sta impedendo la formazione sia del campo largo che di quello larghissimo. Ma senza M5s che è il partito dominante in Basilicata diventa difficile giocarsi la partita per il centrosinistra. Alle politiche del 2022 in Basilicata, infatti, il centrodestra ottenne solo il 38,2% (FdI al 18,2%, Forza Italia al 9,4%, Lega al 9%, Noi con l’Italia all’1,8%). M5s risultò essere primo partito con il 25%, il Pd si fermò al 15,2% e buon successo ebbe l’alleanza fra Renzi e Calenda: 9,8%. Il campo largo stando a quei numeri avrebbe ottenuto il 46,6% lasciando fuori Azione Iv, e da solo avrebbe distanziato molto il centrodestra. Con la formula del campo larghissimo modello Abruzzo di oggi però il risultato sarebbe stato schiacciante: 56,4%.


Che cosa succederebbe alla maggioranza di governo in caso di sconfitta alle regionali

Se il centrodestra dovesse uscire sconfitto dalle regionali in Abruzzo e con il centrosinistra in formazione larga anche nelle successive del 21 e 22 aprile in Basilicata, ovviamente la maggioranza che sostiene oggi il governo di Giorgia Meloni accuserebbe il colpo. E soprattutto la storia insegna che a quel punto un sentimento positivo per il centrosinistra e negativo per il centrodestra accompagnerebbe anche la campagna elettorale per le europee, influenzandone il voto. Quella della Meloni non sarebbe quindi la marcia trionfale che lei aveva immaginato nelle urne di questo primo semestre 2024. Rischierebbe il governo? A questa domanda è più difficile rispondere. Nascerebbero tensioni, ma la forza dei numeri in Parlamento rende quanto meno improbabile una fine anticipata della legislatura sulla base di questi voti. Il centrodestra oggi ha alla Camera 238 voti contro i 156 del campo larghissimo (ci sono poi 4 deputati delle autonomie e 2 non iscritti ad alcun gruppo). Al Senato il centrodestra ha 117 voti contro i 79 del campo larghissimo (11 dei quali di Azione e Italia Viva). Ci sono poi 4 senatori delle autonomie e 5 senatori a vita. Ma soprattutto il centrodestra è un’alleanza antica che dura dal 1994, non improvvisata per una campagna elettorale. Nessuno dei partiti che lo compongono avrebbe una prospettiva politica al di fuori di quella alleanza. E quindi rischierebbe troppo a metterla in crisi. C’è chi cita i precedenti di Matteo Salvini, ma si riferiscono a una alleanza posticcia e fragile come quella post-elettorale del 2018 con il M5s di Luigi Di Maio. Oggi per la Lega che facesse cadere il governo di centrodestra non ci sarebbe altra possibilità politica. Ed è quindi assai probabile che anche in mezzo a difficoltà il governo continui a restare in piedi.

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