Elly Schlein, la Sardegna e l’Abruzzo: «Giorgia Meloni si può battere. Uniti ce la giochiamo, divisi no»

La segretaria Dem: l’alleanza tra le forze di opposizione è un percorso avviato

«Io non mi arrendo. L’alleanza tra le forze di opposizione è un percorso avviato. Sono sicura che ce la faremo». Il giorno dopo la sconfitta in Abruzzo la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein dice che quella del Campo Larghissimo rimane la scelta giusta. «Se restiamo uniti ce la giochiamo», dice in un’intervista a La Repubblica. Nella quale aggiunge che «c’è una bella notizia oggi. In Europa è stato raggiunto l’accordo sui diritti dei lavoratori delle piattaforme. Si tratta di una battaglia della nostra famiglia socialista e di Nicholas Schmidt, il commissario al lavoro che è anche il nostro candidato alla guida della Commissione Ue».


La vittoria a Bruxelles

Schlein dice che «con questa direttiva si anno finalmente diritti a 30 milioni di persone che nei nostri Paesi non ne avevano alcuno. Con l’introduzione della presunzione di subordinazione si evitano i “falsi autonomi” e si garantiscono tutele — su malattia, ferie, maternità, assicurazione obbligatoria — alle tante e ai tanti che finora hanno pagato sulla loro pelle questa intollerabile forma di sfruttamento. Un gigantesco passo in avanti. Che si accompagna a quello, altrettanto sostanziale, sulla trasparenza e la supervisione umana degli algoritmi. Non sarà più possibile licenziare via whatsapp. Davvero due bellissime vittorie». Ma non sfugge alla domanda sull’Abruzzo: E parla di «una coalizione che si confronta e si unisce attorno a un progetto comune e a candidature credibili, diventando competitiva ovunque. Insieme abbiamo fatto diverse battaglie e altre sono in cantiere: sul salario minimo rilanceremo con una legge di iniziativa popolare lo stesso testo che la maggioranza ha bocciato in Parlamento; sul congedo paritario per aumentare l’occupazione femminile; sull’abolizione degli stage gratuiti. Noi lottiamo per restituire diritti e per le giovani generazioni, Meloni e soci per favorire lobby e clientele».


La candidatura

Sfugge però alla risposta sulla candidatura alle elezioni europee: «Non abbiamo ancora novità». Fa i complimenti di rito a Marco Marsilio ma fa anche notare che «fino a qualche mese fa nessuno poteva immaginare che quella regione, dove peraltro Meloni si è candidata, fosse contendibile: il governatore uscente era dato 20 punti avanti e noi, mettendo insieme le nostre forze su un progetto per il territorio e un profilo autorevole come Luciano D’Amico, abbiamo più che dimezzato lo scarto. Certo non basta, ma la strada è tracciata. Dimostra che ci siamo giocati la partita, divisi non sarebbe accaduto. Il dibattito per una volta è che il centrosinistra ha perso perché ha preso meno voti, non perché si è spaccato. Ci indica la direzione, spronandoci a insistere».

Conte, Calenda e Renzi

La leader Dem dice di aver sentito Giuseppe Conte e non si preoccupa del saliscendi di preferenze del Movimento 5 Stelle: «Credo che allearsi sia una necessità perché nessuno di noi è autosufficiente. Noi continueremo a seminare sapendo che è un lavoro di costruzione paziente». E a Calenda, che dice che il Campo Largo non esiste, risponde che le etichette non le sono mai piaciute: «Abbiamo vinto in Sardegna, purtroppo perso in Abruzzo, ma non demordiamo. La strada è quella giusta». E su Renzi e Bonino fa sapere che il Pd si rivolge «a tutte le forze che si oppongono al governo Meloni. È un fatto matematico prima ancora che politico». Mentre il rischio di vincere ma poi di non riuscire a governare lo considera minimo: «L’importante è la coerenza del messaggio. Il seme sul quale far germogliare la coalizione di centrosinistra».

Basilicata e Piemonte

Infine, le prossime tappe. Ovvero le elezioni in Basilicata e Piemonte. Dove governa il centrodestra ed è necessario scegliere un candidato comune: «Io penso che ogni tornata abbia una sua specificità, che varia anche a seconda della scala. Ha ragione Prodi: servono tanti contadini per arare il campo, dobbiamo puntare a una coalizione ampia e soprattutto coerente, in grado di fissare priorità comuni sui temi. Si può fare in altri territori e su altre scale. Ribadisco: uniti ce la giochiamo, divisi no».

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