Costantino della Gherardesca e il bullismo in collegio: «Fui punito dallo staff perché gay, i compagni protestarono truccandosi»

L’intervista al conduttore che è tornato in tv con Pechino Express: «Mi sono fatto le ossa, ci si ribella anche alla sofferenza»

In televisione è tornato da un mese per la conduzione dell’ultima edizione di Pechino Express, ma ha già idee e progetti per il futuro. Costantino della Gherardesca, 47 anni, è uno dei conduttori della nuova generazione, innamorato della tv che ha attraversato come ospite e concorrente di reality fino a prenderne le redini. «La televisione mi ha sostenuto», racconta a Silvia Fumarola su la Repubblica, «attraverso di essa ho visto il cambiamento della nazione e ho trovato lavoro». L’edizione italiana del reality con i vip che, zaino in spalla, si avventurano in un Paese straniero è diversa dalle altre. La sua peculiarità è la chiave ironica con la quale viene raccontato il loro viaggio, cifra anche della conduzione di Costantino: «È fondamentale che l’adattamento sia stato fatto in chiave ironica, mentre in altri Paesi si concentra sulla gara», concorda il conduttore, «il pubblico non va mai sottovalutato, molti produttori tendono a farlo invece è sbagliato». Filosofo, con laurea al King’s College London, confessa cosa gli piacerebbe portare sul piccolo schermo: «Qualcosa di pedagogico che allaccia la storia al quotidiano. Sogno un programma legato alla conoscenza e alla scoperta, vorrei fare documentari divertenti». Un format in cui si parli di «filosofia, arte, letteratura e spiegare l’importanza di queste cose. Studiare vuol dire crescere perché quello che avrai, dovrai costruirlo da solo». Discendente per via materna dalla famiglia aristocratica toscana della Gherardesa, scomparsa appena due anni fa, a 5 anni è stato riconosciuto dal padre Alvin Verecondi Scortecci. Di sé, dice di essere «un orso», stare sempre a casa e vedere «poche persone, circondato da vecchi dvd, vecchi supporti video e per la musica». E poi si lascia andare a un elogio sugli anziani contro la «fissa con la gioventù»: «Sa cos’è brutto? Questa mania, partita negli anni 90 e ormai conclamata, che gli adolescenti contengano una qualche verità che noi dobbiamo scoprire. A discapito dei più anziani, che non sono rispettati. Invece a me fanno più tenerezza i vecchi».


L’omofobia al collegio

Nell’intervista torna a parlare di un episodio che ha affrontato da adolescente, quando aveva 14-15 anni e si trovava in collegio. I cinque anni precedenti li aveva trascorsi in un altro istituto in Svizzera, del quale ha un ricordo bellissimo. Poi era passato in un’altra struttura, più autoritaria. Non ha mai avuto nessun problema con i professori, le «cose spiacevoli» sono state causate da alcuni compagni e membri dello staff disciplinare. «Mi sono fatto le ossa, ci si ribella anche alla sofferenza», chiosa il conduttore. E svela però come gli episodi di bullismo a cui fu sottoposto portarono in luce anche la solidarietà della maggioranza della classe. Lo staff «mi rompeva le scatole perché ero omosessuale, mi fecero camminare a piedi nudi nella neve. Me ne andai e successe una cosa bellissima: tutti gli amici della classe scesero per l’appello, con l’ombretto e il rossetto in segno di solidarietà». Il suo coming out alla madre avvenne appena compiuti 18 anni, mentre ne fece uno pubblico in tv da Piero Chiambretti: «Penso che in Italia, per quel che riguarda i diritti, siamo ancora molto indietro. Mi sono domandato: ho trovato lavoro in questa nazione ma è quella giusta?». Ma sulla vita privata glissa, come sempre: «Sogno di invecchiare accanto agli amici, a gente di cui mi fido e che la pensa come me. Un amore? Non me lo posso permettere, richiede impegno e dedizione e io devo lavorare».


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