Il dramma dell’ex ministro Giancarlo Galan: «Ora vivo da solo nel bosco, mia moglie mi ha lasciato e ho pensato al suicidio»

La confessione al Corriere della Sera: «Al funerale di Silvio Berlusconi non sono andato. Se non aveva voglia di vedermi da vivo, perché avrebbe dovuto vedermi da morto?»

Giancarlo Galan, l’ex ministro berlusconiano e governatore del Veneto, coinvolto dieci anni fa dallo scandalo del Mose è stato intervistato dal Corriere della Sera. Al quotidiano racconta la sua nuova vita dopo il patteggiamento per corruzione (2 anni e 10 mesi e 2,6 milioni di euro confiscati). Ora vive nel bosco, senza più i soldi di una volta. «Era l’unico posto possibile: io non ho più nulla, non ho redditi, vivo dell’aiuto degli altri. Questa è la vecchia casa di caccia di mio nonno Girolamo che faceva l’avvocato. Ora è di mio fratello Alessandro e me l’ha data… Era preoccupato per me: l’altro nostro nonno, finito in carcere per il crac della sua banca, si suicidò. Quando mi hanno messo dentro Alessandro già vedeva la ciclicità della storia… mi ha regalato anche quella macchina», racconta quello che un tempo era l’uomo più potente del Veneto. Confessa di aver pensato al suicidio: «Ci ho pensato molto spesso, anche alle modalità. In carcere ero arrivato ad affilare la latta di una scatoletta di tonno, una lama perfetta. Brutti pensieri, li ho fatti anche guardando questi alberi, cercavo il ramo che potesse reggermi… Purtroppo ho perso ogni passione: la lettura, la pesca… A trattenermi dall’irreparabile sono stati pochi amici e mia figlia Margherita».


«Mia moglie mi ha lasciato, a lei le case intestate. Io voglio solo sopravvivere»

«Mia moglie – racconta – mi ha lasciato e abita con Margherita in una casa messa a disposizione da un amico. Non viviamo più insieme da un anno. Per vedere mia figlia uso la scusa di dar da mangiare agli uccelli rimasti lì nelle voliere. A mia moglie sono intestate la casa di Rovigno e quella di Lussino, io chiedo solo che mi lasci sopravvivere… comunque ora ho una mezza morosa, chiamiamola un’affettuosa amicizia, una vecchissima conoscenza di quando ero ragazzo». E le disponibilità finanziarie non sono alte. Anzi.
«Per la pensione mi sono dovuto rivolgere alla Cisl, vediamo. Il vitalizio me l’hanno tolto», spiega.


La condanna

«Sono stato condannato dalla Corte dei Conti a pagare 5 milioni per danno d’immagine alla Regione, fino a che non saldo non posso avere carte di credito e conti correnti perché mi tolgono sistematicamente tutto. Sono costretto a vivere in nero. Avevo provato ad aprire un conto in Lituania e dopo venti giorni l’ho dovuto chiudere. Poi in Austria e mi hanno detto che non si può fare perché sono una “persona esposta politicamente”. Per intenderci: ho dato via la mia barca da 300 mila euro al prezzo di un motore, su ebay ho venduto tutti i vini della mia favolosa cantina, se vado a pranzo con qualcuno sono costretto a farmi offrire oppure scelgo i menù a prezzo fisso… sono quasi dieci anni che non mi compro una camicia, un pantalone, questo è rammendato. Quando giro in macchina sto attento a non superare gli 80 per non consumare troppa benzina. Così sono ridotto», ha raccontato l’ex ministro. Niente lavoro, è «inavvicinabile».

Il rapporto con Silvio Berlusconi

Durante la sua intervista Galan spiega che con Silvio Berlusconi non «era esattamente il soldatino aziendale in divisa che avrebbe preferito». Confesssa di aver testimoniato in Tribunale a Milano per lui sulla vicenda Ruby (ottobre 2012, ndr) dicendo il falso. Ha dichiarato la sua presenza, nel 2010, da ministro delle Politiche agricole, a un incontro fra Berlusconi e il presidente egiziano Hosni Mubarak. Ha detto «di aver sentito che parlavano di una certa Ruby, una cantante egiziana. Non era vero, non avevo sentito nulla». Lo fece «perché era Berlusconi, l’uomo che mi aveva cambiato la vita, che mi aveva reso felice facendomi guadagnare una barca di soldi nell’ambiente più bello del mondo. Perché era la persona più eccezionale che avessi avuto la fortuna di conoscere e frequentare. Ancor oggi non provo rancore nei suoi confronti». Al funerale non è andato. «Mi sono detto: se non aveva voglia di vedermi da vivo, perché avrebbe dovuto vedermi da morto?».

(in copertina Giancarlo Galan alla Camera in una foto d’archivio. Era la conferenza stampa per illustrare la sua memoria difensiva, Roma 23 giugno 2014. ANSA/GIUSEPPE LAMI)

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