L’attivista di Ultima Generazione racconta come nascono gli imbrattamenti: «Mai fare quello che gli altri si aspettano»

Simone Ficicchia pubblica ad aprile il proprio libro “L’Ecovandalo” in cui racconta il suo percorso e la consapevolezza dell’odio che alcuni provano nei suoi confronti

«Vandalismo? Con “vandalismo” la Treccani indica la “tendenza a rovinare, distruggere, guastare senza necessità e senza ragione, per gusto perverso o per sciocca e malintesa ostentazione di forza, o anche per incapacità a comprendere la bellezza e l’utilità delle cose che si distruggono”, per cui sembra che il vandalo non apprezzi il valore di ciò che danneggia. Le azioni di Ultima Generazione vengono compiute su beni che il cosiddetto vandalo riconosce come beni superiori per bellezza o valore, a tal punto da dar seguito al bisogno di utilizzarli per far parlare (e agire) in merito all’unica cosa che conta nel 2024: trovare il modo collettivo per salvarsi la pelle». È lucido l’attivista di Ultima Generazione Simone Ficicchia nelle pagine del suo libro L’Ecovandalo di cui oggi, 20 aprile 2024, Il Fatto Quotidiano pubblica un estratto.


«L’obiettivo è far passare il messaggio»

Ficicchia, classe 2022 di Voghera protagonista di numerose azioni del collettivo ambientalista per chiedere l’abbandono dei combustibili fossili, racconta come nasce l’idea di un metodo di protesta tanto discusso quanto divisivo. imbrattare monumenti, fontane, palazzi e opere d’arte. «Da quando ho sentito parlare di disobbedienza civile nonviolenta per il clima e ho visto le prime azioni di xr13 in giro per il mondo, uno dei miei mantra è: “Non fare mai ciò che la gente si aspetterebbe da un attivista”. Uscire dal cliché di ciò che la maggioranza delle persone ritiene normale o semplicemente plausibile da parte di chi fa azioni pubbliche in ambito politico è un aspetto chiave per riuscire a veicolare un messaggio». Il veicolo del messaggio, per l’attivista, deve necessariamente suscitare una reazione in chi lo riceve.


L’imbrattamento del Consiglio Regionale della Toscana

Continua il giovane, che tra le altre a partecipato all’azione di protesta alla Scala di Milano e al Consiglio Regionale della Toscana: «Reazioni spesso esagerate, polarizzate, magari da parte di politici che arruffano le penne offesi, ma soprattutto di tante persone comuni che si interrogano sul senso di quel gesto e arrivano forse per la prima volta nella loro vita a parlare di crisi climatica come tema politico. (…) Noi cerchiamo di dare la massima visibilità al messaggio che vogliamo veicolare, creando il massimo disordine possibile». In un passaggio del libro, Ficicchia scrive delle sensazioni e dell’emozione provata durante l’imbrattamento del Palazzo Pegaso a Firenze.

La tensione

«Mentre Aldo si posiziona sul lato della strada opposto al Palazzo del Pegaso, pronto per filmare a nostra tutela legale tutto ciò che succederà, Nicole e Giordano si predispongono ai due lati dell’entrata. Posano lo zaino a terra con misuratezza, senza fretta. (…) I nostri tre sguardi di pura energia si incrociano: simultaneamente, due estintori appaiono nelle loro mani e uno striscione giallo nelle mie (…). E via. Nicole, sinistra, rosso. Giordano, destra, giallo. Io sto un po’ di lato, sulla sinistra, con lo striscione teso. Sto parlando, ma non saprei dire di cosa. Le parole cominciano a sgorgare naturali insieme ai primi schizzi di vernice degli estintori, come se aprendo le loro valvole si fosse allentata in un colpo solo anche la tensione che mi attanagliava fin dalla mattina. (…)».

I tre messaggi chiave

E ancora: «Il portone, la facciata, le finestre protette dalle inferriate di ferro battuto e tutti gli altri elementi architettonici, resi grigi da anni di piogge acide e smog, finalmente si colorano. Ma il getto non dura più di una ventina di secondi: terminato il pericolo di essere sommerso di vernice da parte delle mie compagne, mi sposto al centro della scena per terminare il discorso. Nulla di trascendentale, ma contiene i tre messaggi chiave per la stampa e si deve sentire bene, forte e chiaro: chi siamo (Ultima Generazione), perché lo stiamo facendo (la richiesta al governo: stop ai sussidi pubblici alle fonti di energia fossile) e perché ognuna delle persone che ci ascolta dovrebbe fare lo stesso, unendosi alla resistenza civile. Per il resto, sono principalmente le immagini a parlare. Chi guarderà cosa stiamo facendo dovrà ricordarselo».

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