Sciopero Rai, la denuncia della giornalista: «In 20 anni mai subite pressioni e censure come in questa fase». Tg1 e Tg2 in onda lo stesso – Il video

Il nuovo sindacato di centrodestra UniRai ha garantito comunque alcuni telegiornali, venendo accusato di voler boicottare la mobilitazione

«Preferiamo perdere la paga che la libertà». Con queste parole l’Usigrai – lo storico sindacato dei giornalisti Rai -, ha annunciato lo sciopero di oggi, 6 maggio. Per la prima volta dopo molti anni, i cronisti del servizio pubblico si sono astenuti totalmente dal lavoro. Non tutti i cronisiti: quelli iscritti all’Unirai, il neonato sindacato ritenuto vicino alla destra, sono rimasti in redazione, provando a confezionare comunque i telegiornali e i programmi. Intanto, sono diventate virali sui social le parole di Enrica Agostini. Durante la conferenza convocata dall’Usigrai nella sede della stampa estera, a Roma, la cronista di Rainews ha detto: «Noi non abbiamo dato la notizia di Lollobrigida e il treno se non dopo ore, solo dopo che il Cdr ha fatto pressioni. Stessa cosa per Giambruno e Gratteri. Mentre diamo notizie in cui si parla di Meloni come una grande statista. È un corpo a corpo quotidiano».


E ancora: «La politica non vuole più le domande, ma mandiamo in onda video autoprodotti dai politici, che sono pura propaganda. Succede con la destra, non con la sinistra. E ogni giorno, ormai, dobbiamo contrattare ogni singola parola da mettere nel pezzo». Agostini, che è membro del Cdr – il Comitato di redazione – di Rainews, ha denunciato anche il tentativo dei vertici di Viale Mazzini di boicottare lo sciopero: «Il fatto che oggi, in Rai, uno sparuto gruppo di persone stia provando a mandare in onda i telegiornali dà il senso che in loro ci sia una questione politica. Noi facciamo battaglie per i diritti. Loro fanno battaglie politiche per difendere privilegi che in questo momento stanno avendo, legittimati da vertici Rai e direttori. Io sono nel Cdr di Rainews: lavoro nel politico da 20 anni, ma non ho mai subito le pressioni e le censure che subisco in questo periodo».


Il Tg1 e il Tg2 in onda

A proposito della messa in onda del Tg1 e del Tg2 – solo il Tg3, nei primi tre canali, non è stato trasmesso durante lo sciopero -, è arrivata la condanna dell’Usigrai: «Pur di tentare di boicottare lo sciopero proclamato – a cui ha aderito la stragrande maggioranza dei giornalisti Rai – i direttori di Tg1 e Tg2, con spirito anti-sindacale, hanno deciso di mandare in onda le edizioni delle 13.30 e delle 13 con servizi e collegamenti insolitamente lunghi per raggiungere la maggior durata possibile – comunque inferiore a quella consueta -. La verità è che così facendo hanno quasi completamente cancellato interi temi e intere notizie come cronaca e economia. Un inganno ai cittadini per mascherare il fallimento del boicottaggio. Pur di dare l’impressione che lo sciopero fosse fallito, i direttori di Tg1 e Tg2 hanno concentrato i pochi al lavoro in una sola edizione, facendo saltare le altre. Ad ora, ad esempio, al Tg2 su una programmazione prevista di 135 minuti sono andati in onda appena 26 minuti. Al Tg1 su 186 minuti, solo 28. Non siamo noi, evidentemente, a diffondere fake news».

Contemporaneamente, i giornalisti del neonato sindacato Unirai hanno colto la situazione per attaccare duramente la consolidata sigla sindacale: «Oggi – 6 maggio – è caduto un muro. È la fine del monopolio, anche se qualcuno ancora fatica ad accettare la nuova realtà fatta di pluralismo anche sindacale. Oggi è una giornata storica per la Rai. Chi pretendeva di imporre la sua visione alla totalità dei giornalisti Rai è stato sonoramente sconfitto. Impari la lezione di democrazia. Si dia una calmata ed eviti di continuare a coprirsi di ridicolo. C’è chi sta passando la giornata a cercare di intralciare il lavoro di chi legittimamente non ha scioperato. Può andare a casa. Tutto inutile. Hanno lavorato tanti colleghi non iscritti al nostro sindacato che non ha voluto boicottare nulla. In presenza di più sindacati se si vuole avere la riuscita della protesta ci si confronta prima. Ma per farlo serve maturità. Serve accettare l’idea che esista un pensiero diverso. Serve meno arroganza e più rispetto per le idee di tutti».