Pagava la pizza anche 900 euro, ma non lo sapeva: a processo il ristoratore. L’accusa: come funzionava la truffa del Pos rotto

Ogni venerdì l’uomo andava alla sua pizzeria di fiducia a Busto Arsizio. Ma negli ultimi tempo, il ristoratore si lamentava di avere problemi alla linea telefonica. Poi la scoperta sulla lista movimenti

Nel giro di pochi mesi un cliente di Busto Ariszio si era ritrovato a pagare circa 6.500 euro nella sua pizzeria di fiducia. Una pizza gli era costata 966 euro, senza che però si accorgesse di nulla. Almeno finché sua moglie, contestataria del conto, si è accorta che il plafond mensile di 5 mila euro era stato superato. A quel punto la coppia è andata a controllare la lista movimenti e ha scoperto che in quella pizzeria in cui andavano a prendere da mangiare ogni venerdì avevano speso un capitale. Il ristoratore è finito a processo con l’accusa di truffa aggravata da abuso di prestazione d’opera, come riporta La Prealpina.


Come funzionava la truffa

Dopo che la coppia hanno denunciato il ristoratore, i carabinieri coordinati dal pm Susanna Molteni hanno ricostruito la presunta truffa, basata su un meccanismo tutto sommato semplice. Il titolare del locale e il cliente si conoscevano da tempo e tra loro ci sarebbe stata una solida fiducia. Al punto che il cliente non si era mai preso il disturbo di controllare quanto avesse realmente speso sul suo conto. Ogni venerdì, l’uomo pagava le sue pizze sempre con bancomat o carta di credito. Ma negli ultimi tempi, il ristoratore diceva che il Pos non funzionava bene. Per colpa di quei presunti problemi di linea, ogni tentativo di pagamento non andava mai a buon fine al primo colpo. Non funzionava neanche il contactless, per cui il cliente si ritrovava a inserire ogni volta il pin. Secondo l’accusa quindi il ristoratore fingeva il malfunzionamento. E quei tentativi falliti, in realtà erano pesantissimi prelievi da centinaia di euro.


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