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Feltri, i gusti sessuali di Alessandro Giuli e le telefonate sulle «orge gay al ministero»

vittorio feltri alessandro giuli francesco spano
vittorio feltri alessandro giuli francesco spano
Il giornalista sull'ex capo di gabinetto: «L'hanno fatto dimettere perché gay. E con questa storia vogliono dire che lo è anche il ministro»

Vittorio Feltri dice che sul caso di Alessandro Giuli e Francesco Spano «c’è una convergenza di imbecilli tra destra e sinistra». In un’intervista al Foglio fa notare l’assurdità di una destra «che tira fuori la parola “pederasta”, che io non sentivo dalla Marcia su Roma». E di una sinistra che «si scatena con Report contro uno che scopa per i fatti suoi. E poi quello becero sarei io?». Ma c’è di più. Ovvero le maldicenze: «Non c’è cronista politico d’Italia, me compreso che in questi giorni non abbia ricevuto telefonate di politici e colleghi che raccontavano, in una specie di telefono senza fili, storie incredibili sul ministero del ‘CULtura’, su orge gay al ministero e altre cose assurde e francamente vergognose persino per uno come me che dell’esagerazione ha fatto una cifra professionale».

Il ministero del CULtura

Insinuazioni, sostiene il Foglio, che vanno tra FdI e Pd. Con tanto di occhiolini e risatine. Così come le allusioni su Dagospia (“Temptation Island”) e su La Verità (“l’uomo di Giuli”). «Una bella convergenza del cazzo» dice Feltri. Che poi su Spano dice: «E’ chiaro che lo hanno fatto dimettere perché è gay. Ed è chiaro che con questa storia vogliono dire che è gay anche il ministro Giuli. Cosa che non credo sia vera, perché lo conosco. E anche se lo fosse… Sarebbero fatti suoi». Poi se la prende con «la stupidità dei commenti che stiamo sentendo tutti in questi giorni a proposito della frociaggine al ministero della Cultura. Una cosa che un po’ mi fa ridere, un po’ mi fa piangere. Perché poi rompono i coglioni a me quando faccio i titoli provocatori. Ma io strizzo l’occhio, scherzo, lo faccio in chiaro, non metto in circolo un pissi pissi omofobo e schifoso per sporcare la gente o indebolire un ministro».

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