Zecche rosse? 30 anni fa Salvini stava coi centri sociali: «Si beve e ci si diverte, non userebbero mai sassi o spranghe»
Zecche rosse? Criminali da spedire in galera? All’inizio della sua carriera politica Matteo Salvini si sarebbe messo le mani nei capelli nel leggere le dichiarazioni urticanti del Salvini oggi ministro e vicepremier. «Nei centri sociali ci si trova per discutere, confrontarsi, bere una birra e divertirsi», assicurava leggiadro l’allora 21enne consigliere comunale della Lega, ex frequentatore – come noto – del Leoncavallo di Milano. In occasione del suo primo intervento a Palazzo Marino, trent’anni fa esatti, il Corriere della Sera gli aveva dedicato un ritratto. Colui che «ha messo d’accordo tutto il consiglio», si legge. E proprio su alcuni «incidenti» che avevano coinvolto i centri sociali. Toni e parole ben diverse da quelle pronunciate ieri dallo stesso, dopo gli scontri di Bologna. «Bisogna chiudere i centri sociali occupati dai comunisti, covi di criminali e zecche rosse», suonava il messaggio del ministro.
November 11, 2024
A riesumare la pagina di giornale e di storia del leader leghista è stato questa mattina Giorgio Gori, ex sindaco di Bergamo e oggi europarlamentare Pd. Nel suo primo intervento post-elezione, il giovane Salvini aveva persino difeso quelli che oggi bolla come «delinquenti» o «criminali». «Non prenderebbero mai in mano un sasso o una spranga», aveva assicurato all’epoca. È ormai nota la militanza del leghista presso il centro sociale milanese: «Dai 16 ai 19 anni, mentre frequentavo il liceo Manzoni, il mio ritrovo era il Leoncavallo: stavo bene, mi ritrovavo in quale idee, in quei bisogni», si legge nell’articolo del Corsera, postato da Gori. Anzi, per il giovane Salvini a creare problemi «sono sempre i 35-40enni che strumentalizzano i giovani e forse sono strumentalizzati loro stessi».