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Zecche rosse? 30 anni fa Salvini stava coi centri sociali: «Si beve e ci si diverte, non userebbero mai sassi o spranghe»

11 Novembre 2024 - 13:28 Ugo Milano
Dopo le polemiche su Bologna Giorgio Gori riesuma un profilo del leader della Lega a inizio carriera: era vicino al Leoncavallo e difendeva i suoi attivisti

Zecche rosse? Criminali da spedire in galera? All’inizio della sua carriera politica Matteo Salvini si sarebbe messo le mani nei capelli nel leggere le dichiarazioni urticanti del Salvini oggi ministro e vicepremier. «Nei centri sociali ci si trova per discutere, confrontarsi, bere una birra e divertirsi», assicurava leggiadro l’allora 21enne consigliere comunale della Lega, ex frequentatore – come noto – del Leoncavallo di Milano. In occasione del suo primo intervento a Palazzo Marino, trent’anni fa esatti, il Corriere della Sera gli aveva dedicato un ritratto. Colui che «ha messo d’accordo tutto il consiglio», si legge. E proprio su alcuni «incidenti» che avevano coinvolto i centri sociali. Toni e parole ben diverse da quelle pronunciate ieri dallo stesso, dopo gli scontri di Bologna. «Bisogna chiudere i centri sociali occupati dai comunisti, covi di criminali e zecche rosse», suonava il messaggio del ministro.

A riesumare la pagina di giornale e di storia del leader leghista è stato questa mattina Giorgio Gori, ex sindaco di Bergamo e oggi europarlamentare Pd. Nel suo primo intervento post-elezione, il giovane Salvini aveva persino difeso quelli che oggi bolla come «delinquenti» o «criminali». «Non prenderebbero mai in mano un sasso o una spranga», aveva assicurato all’epoca. È ormai nota la militanza del leghista presso il centro sociale milanese: «Dai 16 ai 19 anni, mentre frequentavo il liceo Manzoni, il mio ritrovo era il Leoncavallo: stavo bene, mi ritrovavo in quale idee, in quei bisogni», si legge nell’articolo del Corsera, postato da Gori. Anzi, per il giovane Salvini a creare problemi «sono sempre i 35-40enni che strumentalizzano i giovani e forse sono strumentalizzati loro stessi».

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