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Modena, infermiera di una Rsa accusata di omicidio e falsificazione delle cartelle cliniche. «Ha iniettato aria nel braccio della paziente, uccidendola»

12 Dicembre 2024 - 14:35 Stefania Carboni
modena infermiera
modena infermiera
La donna sospettata della morte di una 62enne con sclerosi laterale amiotrofica. Si indaga in altre strutture: dove sono emerse cartelle cliniche falsificate e terapie manomesse

Un’infermiera di 49 anni, dipendente in una Rsa nel modenese, è accusata di aver ucciso una paziente di 62 anni con sclerosi laterale amiotrofica e di aver alterato e falsificato cartelle cliniche e terapie, modificando le cure farmacologiche. La donna, secondo quanto riporta la Gazzetta di Modena, ha ricevuto una misura interdittiva emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Modena, su richiesta della Procura, e applicata dai carabinieri. Gli inquirenti stanno cercando di capire se ci sia un legame anche con le morti di altri pazienti, avvenute in altre strutture sanitarie della provincia in cui l’infermiera aveva prestato servizio tra il 2020 ed il 2021.

L’infermiera beccata mentre sparava aria nel braccio di una paziente di 62 anni: la denuncia

L’inchiesta, condotta dalla Procura di Modena e delegata ai carabinieri del Nucleo investigativo di Modena e del Nucleo antisofisticazioni e sanità (Nas) di Parma, è partita da denuncia presentata da una responsabile d’area della Rsa dopo che in quella sede, lo scorso 31 maggio, personale sanitario aveva notato l’infermiera che, utilizzando una siringa vuota, insufflava a più riprese aria nel midline collegato al braccio destro di una degente di 62 anni, affetta da sclerosi laterale amiotrofica e in regime di sedazione profonda mediante cure palliative, provocandole, secondo la denunciante, la morte. Da lì in poi la procura ha voluto far luce in un’altra Rsa dove la donna lavorava: ed è emerso un inquietante lavoro di falsificazione e alterazione di cartelle cliniche e prescrizioni farmacologiche tra il 2020 e il 2021.

Le accuse a suo carico: dall’omicidio volontario alla falsificazione

Ora la 49enne è interdetta dalla professione: sia come infermiera, operatrice sociosanitaria, assistente ad anziani, segretaria di studi medici o strutture sanitarie ed ogni altra attività sanitaria per la durata di 8 mesi. Risulta indagata per omicidio volontario aggravato dall’essere stato commesso con mezzo insidioso, con premeditazione, profittando di circostanze di luogo e di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa, e in danno di persona ricoverata presso struttura sociosanitaria residenziale, e di falsità materiale e ideologica, continuata commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, con l’aggravante di aver commesso il fatto in danno di persone ricoverate presso strutture sociosanitarie residenziali. Non solo è indagata anche per per esercitato abusivamente, in relazione alle modifiche ai piani terapeutici, la professione medica.

(Foto di repertorio ANSA/JESSICA PASQUALON)

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