Tregua a Gaza, Israele libera 90 detenuti palestinesi. La protezione civile denuncia: «10mila cadaveri sotto le macerie» – Il video
Nella notte tra domenica 19 e lunedì 20 gennaio, Israele ha rilasciato il primo gruppo di 90 detenuti palestinesi in cambio dei tre ostaggi rilasciati da Gaza. Lo afferma il Servizio carcerario israeliano, scrive il Times of Israel. Secondo quanto riferito dai palestinesi, alcuni sono stati portati a Ramallah e nelle loro case a Gerusalemme Est. Dopo quasi 7 ore dal rilascio delle tre israeliane, l’accordo sul cessate il fuoco con Gaza supera il suo primo ostacolo. Nel frattempo, però, nella Striscia di Gaza si continuano a contare i morti. Nelle 24 ore prima del cessate il fuoco i raid dell’esercito israeliano avrebbero ucciso altre 122 persone, portando il totale dei morti a oltre 47mila dallo scorso 7 ottobre, secondo i dati forniti da Hamas.
Prime ore di tregua: il conto dei morti e i danni da oltre un miliardo
Le prime ore di cessate il fuoco hanno rimesso in moto con forza la macchina degli aiuti umanitari. Secondo una fonte qualificata egiziana, dopo che domenica 330 automezzi erano entrati nella Striscia, oggi 205 camion e 9 autocisterne sono entrati nella Striscia attraverso i valichi di al-Awja e Kerem Shalom. Ma calma e speranza non nascondono le tracce della guerra. L’Agenzia di protezione civile a Gaza ha rivelato alla Bbc di aver completamente perso le tracce di migliaia di persone: altri 10mila cadaveri sarebbero ancora nascosti sotto le macerie. Ma un anno e tre mesi di bombardamenti non hanno distrutto solo migliaia di vite. Secondo un’analisi del Centro satellitare dell’Onu, quasi il 70% degli edifici di Gaza ha subito danni più o meno ingenti per una stima di 1,2 miliardi di dollari. A Gaza City e Khan Younis, le due città principali, la maggior parte della popolazione non ha ancora accesso all’acqua e ha chiesto aiuto per ripristinare i servizi di base. Per poter ricostruire la Striscia, le stime dell’Onu parlano di almeno quindici anni di tempo.
Il rilascio dei prigionieri palestinesi, Hamas: «È una sfida all’occupazione»
Nella notte italiana tra domenica 19 e lunedì 20 gennaio, due autobus con i vetri oscurati hanno lasciato la prigione israeliana di Ofer, in Cisgiordania. Subito dopo ecco il comunicato ufficiale: «Questa sera, 90 terroristi sono stati (…) rilasciati» dalla prigione militare di Ofer, in Cisgiordania, e da un centro di detenzione di Gerusalemme, mentre la folla esultava al passaggio dei bus. Poi la celebrazione dai vertici di Hamas: «Le scene di gioia del nostro popolo durante l’accoglienza dei prigionieri confermano ancora una volta il sostegno pubblico attorno alla resistenza». Le strade gremite di persone esultanti sono state presentate come «dichiarazione di sfida contro l’occupazione». E per il futuro? La posizione non cambia: «Rinnoviamo il nostro impegno di fedeltà ai nostri prigionieri nel cammino per liberare la nostra terra e i nostri luoghi santi e sconfiggere l’occupazione fascista. Abbiamo rispetto per i sacrifici del nostro grande popolo a Gaza e per la nostra vittoriosa resistenza».
Khalida Jarrar
Tra i detenuti liberati c’è Khalida Jarrar, personaggio storico dell’attivismo palestinese: ha 62 anni ed è una componente di spicco del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Jarrar, attivista per i diritti umani e alfiere dei diritti dei detenuti palestinesi, è stata deputata, eletta al Parlamento nel 2006 e nell’ultimo decennio è stata a più riprese arrestata e rilasciata, sebbene mai condannata per coinvolgimento diretto nelle azioni militari del Fronte Popolare. Nel 2007 le è stato vietato di viaggiare all’estero. Tre anni dopo il divieto le è stato revocato per consentirle di ricevere cure mediche in Giordania. Nel 2015 è stata condannata a 15 mesi di detenzione per incitamento alla violenza e appartenenza a un’organizzazione vietata.
Dalal Khaseeb
L’arresto più recente risale al dicembre 2023. Gli ultimi sei mesi li ha trascorsi in isolamento in una piccola cella. Dal suo ingresso in carcere non è stato consentito nemmeno al marito, Ghassan Jarrar, di farle visita in prigione. Dopo la morte della figlia Suha, nel 2021, a Khalida fu negato un permesso su basi umanitarie per partecipare al funerale. Poi c’è Dalal Khaseeb, di 53 anni, sorella dell’ex vice comandante di Hamas Saleh Arouri, ucciso in un attacco israeliano in un sobborgo meridionale di Beirut un anno fa. E Abla Abdelrasoul, 68 anni, moglie del leader del Fplp Ahmad Saadat, che nel 2001 uccise un ministro israeliano e sta scontando una condanna a 30 anni.
I minorenni
Ci sono poi 21 minorenni. Fra questi il più giovane ha 15 anni, si chiama Mahmoud Aliowat ed è accusato di un attacco a Gerusalemme nel 2023. Sulla base della lista pubblicata dal ministero della Giustizia, in questa prima fase dell’attuazione dell’accordo è prevista la liberazione di detenuti arrestati dal 2020, tra cui 66 solo nell’ultimo anno. Cinque sono sospettati di tentato omicidio, tre di omicidio e sette di aggressione. Dieci sono già stati condannati, 31 sono detenuti senza processo e 51 sono in attesa di giudizio. Al Jazeera fornisce altri dettagli sull’elenco e indica 76 prigionieri provenienti dalla Cisgiordania e 14 da Gerusalemme Est.