Sesso e droga con i soldi delle offerte dei fedeli, don Francesco Spagnesi deve ripagare la parrocchia: l’accordo con il maxi-sconto


Si chiude con un accordo economico la vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’ex parroco della Castellina, don Francesco Spagnesi, protagonista nel 2021 di uno scandalo che aveva profondamente scosso la comunità ecclesiale. L’ex sacerdote, dimesso dallo stato clericale dopo l’emersione di festini a luci rosse a base di droga finanziati con fondi sottratti alla parrocchia, ha raggiunto un’intesa con l’attuale guida della chiesa dell’Annunciazione alla Castellina e con la Diocesi di Prato. Spagnesi si è impegnato a risarcire la parrocchia con un versamento complessivo di 45mila euro, cifra significativamente inferiore a quella stabilita nella sentenza del Tribunale di Prato, che fissava il danno a 123.180 euro più interessi. La somma è, però ritenuta «compatibile con le attuali possibilità economiche dell’ex parroco».
Cosa prevede l’accordo e come verserà i soldi
L’accordo prevede il pagamento di 10mila euro già versati, 5mila da corrispondere entro il 31 dicembre e rate mensili da 250 euro per dieci anni per saldare la cifra restante. È stata, inoltre, chiarita la clausola secondo cui, in caso di mancato rispetto dei termini, la parrocchia si riserverà di agire legalmente per il recupero dell’intero importo. Don Serafino Romeo, attuale parroco, ha sottolineato come la comunità abbia scelto la via della riconciliazione, con il sostegno del vescovo Giovanni Nerbini.
Il vescovo: «Non volevamo vendetta»
Il vescovo Nerbini ha definito l’intesa «un accordo onorevole e rispettoso per la parrocchia», volto a «ricomporre criteri di giustizia e carità», chiudendo una ferita che aveva profondamente turbato i fedeli. «Era necessario arrivare a conclusione di questa vicenda che tanto dolore ha provocato nella comunità ecclesiale. In primo luogo per la serenità della parrocchia. Questa soluzione ha cercato di ricomporre i criteri di giustizia e di carità. Abbiamo sempre affermato che il nostro agire non è mai stato mosso da vendetta o rivalsa, ma solo dalla volontà di superare, nella verità, quanto è successo».