L’elenco degli “studi” sul fantomatico collegamento tra vaccini e autismo


Capita che ci vengano segnalati elenchi di studi che dovrebbero dimostrare il collegamento tra vaccini e autismo. Come quello condiviso su Facebook (per esempio qui e qui) di cui ci occuperemo stavolta, si tratta di articoli risalenti almeno a dieci anni fa. Per quanto diversi sembrano superficialmente dare ragione ai No vax, è anche vero che generalmente questo tipo di lavori si basano su database che raccolgono dati senza fare analisi dirette, come il VAERS (potete approfondire qui, qui e qui), che raccoglie le segnalazioni spontanee di eventi avversi. Altri sono paper in cui gli autori presentano una loro ipotesi. Buona parte trattano del presunto legame tra la presenza di mercurio nei vaccini pediatrici e l’emergere di disturbi dello spetto autistico. Ma cosa vediamo quando si tiene conto della corretta interpretazione dei dati statistici? Al solito si evince che non c’è nessun legame causale accertato.
Per chi ha fretta:
- Si possono trovare condivisioni con lunghi elenchi di studi che suggeriscono o esplorano l’ipotesi che i vaccini possano causare l’autismo.
- In questo articolo facciamo una breve antologia delle nostre precedenti analisi, nella speranza di rendere chiaro come mai non basta accumulare ricerche che confermano i nostri preconcetti.
- Nel suo insieme ormai la comunità scientifica è concorde nel non riscontrare collegamenti causali tra vaccinazioni pediatriche e le diagnosi di autismo.
Analisi
L’elenco di studi presentati sul presunto legame tra vaccini e autismo è piuttosto lungo e potete recuperarlo dal link della condivisione che abbiamo riportato nell’introduzione. Qui per motivi di spazio riportiamo sotto forma di screen solo una parte:

Prendiamo per esempio i primi cinque studi linkati:
- Il primo del 2013 riguarda la presenza di Thimerosal nei vaccini e si appoggia nella prima fase su dati presi dal VAERS, quindi su segnalazioni non verificate e che non possono stabilire collegamenti causali, inoltre come vedremo parliamo di un composto che non è più presente nei vaccini. Per altro gli stessi autori sostengono che manca la valutazione di altre fonti di esposizione al mercurio da parte dei pazienti, amalgami dentali, pesce o altre fonti ambientali. Infine lievi sintomi di autismo prima della vaccinazione potrebbero non essere stati notati dai medici.
- Il secondo del 2011 è non è uno studio ma un articolo di Gayle Delong, professoressa del dipartimento di economia e finanza del Baruch College di New York. Come riporta nel suo fact-checking la biologa Natasha Burgert, Delong è una economista facente parte «del consiglio direttivo di un ampio gruppo anti-vaccini». Inoltre, l’articolo in oggetto riporta «dati distorti e statisticamente viziati da ulteriori revisori. Pertanto, le interpretazioni tratte dalla sua analisi necessitano, come minimo, di essere ricalcolate».
- Il terzo del 2014 lo stesso non è uno studio ma un «commentary».
- Il quarto del 2014 ammette di mettersi in netto contrasto con gli studi che portarono i CDC americani a ritenere sicuri i vaccini contenenti Thimerosal. Ma gli autori esaminano sei studi “indipendenti” che ne suggeriscono la pericolosità. Inoltre «tutti i ricercatori del presente studio sono stati coinvolti in contenziosi legali relativi a vaccini/prodotti biologici».
- Il quinto del 2002 parla di «sieri» presi da bambini autistici per studiare gli autoanticorpi contro morbillo, parotite e rosolia (MPR). I ricercatori suggeriscono quindi che «una risposta anticorpale inappropriata al MPR, in particolare alla componente morbillosa, potrebbe essere correlata alla patogenesi dell’autismo». Ricordiamo sempre che non si dovrebbe mai usare il termine “sieri” come sinonimo di “vaccini. Sono due cose totalmente diverse. Quando gli autori menzionano i vaccini lo fanno nella penultima pagina, precisando che «L’immunizzazione con vaccini è la migliore misura preventiva contro le infezioni mortali oggi disponibile per l’umanità. […] vi sono alcuni gravi effetti collaterali, seppur estremamente rari, che meritano attenzione scientifica. […] È possibile che i vaccini in una piccola popolazione di bambini geneticamente predisposti possano reagire in modo inappropriato [..] Tuttavia, nessuno di questi fattori è stato finora studiato nell’autismo».
Cosa sappiamo del presunto legame tra vaccini e autismo
Sull’origine delle tesi No vax che collegano vaccini e autismo abbiamo scritto copiosi articoli. È importante sottolineare che la comunità scientifica non considera l’autismo una conseguenza dei vaccini. Parliamo di una condizione complessa e multifattoriale. In particolare i fattori genetici sono la principale causa della sua comparsa. Nonostante ciò, la ricerca continua a esplorare i possibili fattori ambientali che potrebbero contribuire allo sviluppo dell’autismo.
Negli anni ’90 uno studio apre il dibattito sui presunti effetti del mercurio presente negli alimenti sullo sviluppo neurologico dei bambini. Come spiegavamo qui citando una apposita pagina Web dell’Ospedale Bambino Gesù, questo portò a «un acceso dibattito sulla possibilità che il Thimerosal (composto del mercurio contenuto nei vaccini) potesse essere nocivo per il lattante». Ma tale “ingrediente” era diverso da quello che si trovava negli alimenti. Parliamo al passato perché comunque il Thimerosal non si trova più nei vaccini da oltre un decennio.
Il collegamento più famigerato tra vaccini e autismo è quello stabilito in uno studio truffa condotto dall’ormai ex medico britannico Andrew Wakefield nel 1998. Nella nostra analisi spiegavamo che solo nel 2004, grazie a un articolo di debunking apparso nel Sunday Times a firma del giornalista Brian Deer, è stato possibile smascherare lo “studio”. The Lancet ritrattò quindi lo ritrattò, mentre il General Medical Council britannico revocò la licenza medica a Wakefield. Nel 2011 il British Medical Journal pubblicò una indagine dettagliata sulla ricerca di Wakefield, definendola una «elaborata frode», mostrando che si trattò di un deliberato tentativo di collegare i vaccini all’autismo falsificando i dati.
Paradossi e problemi statistici
Di studi che si basano sulla mera correlazione spuria tra la somministrazione dei vaccini pediatrici e la diagnosi di autismo nei bambini se ne possono trovare a bizzeffe. Il problema, come per le narrazioni No vax che attribuiscono ai vaccini Covid addirittura una «immunità negativa», sta nel fare dei controlli seri e nel saper interpretare correttamente i dati statistici. Per esempio, durante la pandemia era più facile avere informazioni mediche sui vaccinati, mentre si sapeva molto poco dei non vaccinati (problema del denominatore). Così nelle tabelle della Sanità era più probabile trovare casi di Covid-19 grave tra pazienti che si erano fatti vaccinare, in popolazioni dove le vaccinazioni coprivano la stragrande maggioranza delle persone (paradosso di Simpson). Potete approfondire qui. Mentre in questo articolo abbiamo trattato un esempio in cui questi “problemi statistici” si incontrano anche nella correlazione tra vaccini e autismo.
Si è parlato per esempio di un incremento dei casi di autismo nel mondo dal 1990 al 2019 associato alle campagne vaccinali per i bambini. Ne abbiamo trattato qui, osservando che l’aumento delle diagnosi di disturbi dello spettro autistico si spiega molto meglio con lo sviluppo dei sistemi sanitari locali, che nei Paesi più avanzati dispongono di strumenti diagnostici più sofisticati e di una maggiore consapevolezza clinica in materia di disturbi dello spettro autistico.
Diversamente, regioni come l’Africa subsahariana e alcune zone del Sud-est asiatico riportano tassi di prevalenza significativamente più bassi, non perché i disturbi dello spettro autistico siano meno diffusi in quelle aree, ma a causa di un’evidente carenza di risorse sanitarie e diagnostiche, che limita fortemente la capacità di individuare e registrare i casi presenti nella popolazione. In un’altra analisi ci eravamo occupati di una narrazione più “aggiornata”, che facendo gli stessi errori, suggeriva un collegamento tra aumento delle dosi di vaccino e diagnosi di autismo.
Conclusioni
Abbiamo visto dunque, che per quanto si possano sempre trovare studi datati o di scarso impatto che suggeriscono un collegamento tra vaccini e autismo, quando poi si analizzano i dati statistici in maniera corretta, si scopre che tale legame non è dimostrato e su questo punto la comunità scientifica ormai ha “chiuso” il dibattito da tempo.
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