Sospeso il prof delle minacce di morte alla figlia di Meloni, perché per ora Stefano Addeo resta a casa: che cosa rischia


È stato temporaneamente sospeso dall’insegnamento Stefano Addeo, il docente autore del post su Facebook con cui minacciava di morte la figlia di Giorgia Meloni. Il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per la Campania ha disposto la sospensione cautelare per il professore del Liceo “Medi” di Cicciano, nel Napoletano
Che cosa rischia Addeo
La decisione, si spiega, è stata presa «per garantire e tutelare la serenità della comunità scolastica» e sarà valida fino alla definizione del procedimento disciplinare nel «rispetto della procedura prevista dalla normativa». Resta a casa quindi il docente 65enne in attesa di giudizio, che potrebbe portarlo fino al licenziamento. Sul caso di Addeo potrebbe aprire un’indagine anche la procura di Roma, che è in attesa dei verbali della polizia postale.
Le scuse e la colpa a ChatGPT
Addeo ha iniziato a scusarsi dopo la diffusione del suo post da parte del capogruppo alla Camera di FdI, Galeazzo Bignami. Su Facebook, il docente aveva scritto: «Auguro alla figlia di Meloni la stessa sorte della ragazza di Afragola». Un chiaro riferimento a Martina Carbonaro, la 14enne uccisa dal suo ex fidanzato Alessio Tucci a colpi di pietra. Addeo aveva parlato di un gesto «di impulso», di essersi subito pentito di quel che aveva scritto al punto da cancellarlo. Poi alla Tgr Campania aveva detto che era stata ChatGPT a suggerirgli il contenuto di quel post. Infine Addeo ha scritto una lettera a Meloni, con cui chiedeva di incontrarla per poterle chiedere scusa «guardandola negli occhi». Incontro che sarebbe stato anche accettato dalla premier.
Il tentato suicidio e le dichiarazioni all’Ansa un’ora dopo
Addeo ieri 2 giugno avrebbe tentato di togliersi la vita con un mix di alcol e medicinali. Prima però ha chiamato la preside della suo scuola, che ha subito chiamato i soccorsi. Addeo è stato portato in codice rosso all’ospedale di Nola, ma non sarebbe mai stato in pericolo di vita. Secondo Il Giornale, il professore non ha mai dato il consenso per una lavanda gastrica. Dopo un’ora dal tentato suicidio, era già al telefono con l’Ansa per lamentarsi delle minacce ricevute fino a quel momento di «essere stato crocifisso» per il suo post.