Trump e Xi Jinping rompono il ghiaccio, l’intesa al telefono su dazi e terre rare. Ma il leader cinese avverte: «State alla larga da Taiwan»


Il giorno dopo il colloquio a distanza con Vladimir Putin, Donald Trump sente al telefono anche Xi Jinping. Per i due però si tratta della prima conversazione da quando il tycoon è ritornato alla Casa Bianca: la prima, soprattutto, dopo che l’annuncio dei dazi urbi et orbi di Trump ad aprile aveva fatto precipitare i rapporti tra Usa e Cina ai minimi storici, e sull’orlo di un’aperta guerra commerciale. Il clima ora è cambiato, anche per via della «rivolta» dei mercati: le due potenze si parlano, cercano la strada di un accordo commerciale, e la telefonata tra i due leader sembra dimostrare il comune interesse a trovarlo. La telefonata è durata un’ora e mezza e ha portato a una «conclusione molto positiva» per entrambi i Paesi, rende noto Trump su Truth poco dopo aver riagganciato. Il presidente Usa evoca un’intesa che sgombrerà il campo dalla «complessità dei prodotti a base di terre rare» – batterie, chip, il cuore dell’economia digitale – senza fornire ulteriori dettagli. Di certo c’è che le squadre di negoziatori dei due governi torneranno ad incontrarsi presto – lo hanno già fatto a Ginevra il mese scorso – per mettere a punto l’accordo sulle relazioni commerciali. Su questo s’è concentrata praticamente tutta la conversazione con Xi, si premura di precisare Trump: «Non abbiamo mai parlato di Russia/Ucraina, né di Iran». Meglio non aggiungere altra carne al fuoco suscettibile di creare altre divisioni.
La strada per l’intesa e l’invito a Trump a Pechino
Xi Jinping da parte sua conferma la sostanza di quanto riferito da Trump, anche se la soddisfazione per lo scambio costruttivo pare annacquata da una serie di appunti critici nei confronti degli Usa. Bene che «si sia raggiunto un consenso» tra le parti, dunque. Ora si attendono altre dimostrazioni di buona fede, però. Usa e Cina «devono ridurre le incomprensioni, rafforzare la cooperazione e gli scambi, e fare buon uso dei meccanismi di consultazione istituiti sul terreno commerciale, eliminando ogni tipo di interferenza o persino sabotaggio». I media di Stato cinesi sottolineano con malizia che a richiedere la telefonata tra i due leader – che non si parlavano a quanto risulta pubblicamente dal 17 gennaio – è stato Trump. Come a dire: è lui che ha bisogno di noi più che il contrario. Xi comunque lo ha invitato a far visita a Pechino, e Trump – fa sapere poi lui stesso – ha ricambiato l’invito. Moine e segnali, in attesa della sostanza.
L’avvertimento di Xi Jinping su Taiwan
Non è vero però che al telefono s’è parlato solo di commercio. Un tema di politica internazionale è stato affrontato, e l’ha sollevato Xi: Taiwan. Il leader cinese non ha dimenticato le parole considerate “incendiarie” pronunciate dal segretario alla Difesa Pete Hegseth, che solo pochi giorni fa aveva additato la minaccia «reale e imminente» rappresentata dalla Cina, tentata di «dominare e controllare» la regione dell’Indo-Pacifico addestrandosi «ogni giorno» per invadere Taiwan. Pechino aveva già risposto tramite il ministero degli Esteri domenica sera. Ora Xi ha detto chiaro a Trump che certi toni e interessamenti “eccessivi” sull’isola di fronte a casa non li tollera. «Gli Usa dovrebbero gestire la questione di Taiwan con attenzione, per evitare che un numero molto limitato di separatisti indipendentisti trascini la Cina e gli Stati Uniti in una pericolosa situazione di conflitto e scontro», è l’avvertimento messo nero su bianco nel resoconto cinese della telefonata. Patti chiari, amicizia lunga (forse).