L’Estetista Cinica e il tabù della (sua) ricchezza colpa del patriarcato: «Per una donna non è elegante parlare di soldi»


Cristina Fogazzi, classe 1974 da Sarezzo, quasi 15mila anime nel bresciano, che tutti ormai riconoscono come L’Estetista cinica, si è confessata senza paure nel podcast Millions condotto da Joe Bastianich e Tommaso Mazzanti: «Se venissi qui con una Lamborghini – ha detto – verrebbe giù il mondo, peraltro non mi piace nemmeno. Così come se mostrassi al polso un Audemars Piguet da 150 mila euro, mi fa schifo pure quello ci tengo a dirlo. Per la donna non è elegante parlare di soldi. Purtroppo questo si chiama patriarcato. Siccome vendo creme un sacco di volte mi hanno dato della Wanna Marchi, una donna finita in carcere». Ma la storia de L’estetista cinica è straordinaria e parte da lontano: «Nel 2009 il franchising per cui lavoravo, aveva compiuto delle scelte non corrette, dovette ridimensionare e mi licenziò. Io scelsi di prendere il loro negozio in via Paolo Giovio a Milano perché secondo me aveva del potenziale e non comportava di dover fare un investimento per aprire un centro estetico. Io non avevo familiari e case che garantissero per me con le banche. Il mio socio ha messo a garanzia 20mila euro per ottenere un fido in banca e incominciamo così».
Gli inizi e Circo cinico
«Inizialmente sui social postavo le vignette satiriche delle possibili risposte dissacranti di un’estetista. Per un mese è andato soltanto questo sui miei canali, quindi le persone non sapevano come si sarebbe evoluta la situazione. Ma era ideato per promuovere la mia attività a Milano», l’intuizione è corretta, «Ho indovinato la scelta. Riguardo il fenomeno del prodotto cosmetico, in America ci sono tanti Indi-brand, in Europa no». Poi una serie di fortunati incontri che hanno fatto brillare il progetto in un’epoca in cui il social marketing non era esploso come adesso. Come quello con il sindaco Nardella di Firenze: «Nel 2019 organizziamo il “Circo cinico” era l’occasione per conoscere i miei clienti che comprano soltanto online. Ricordo che l’allora sindaco di Firenze, Dario Nardella, mi ha messo in un parco al parco dell’Anconella in mezzo al fango, poi deve aver capito che ero popolare sui social e siamo diventati amici. L’evento portava tremila persone ogni tappa e, siccome non si può vendere su suolo pubblico, utilizzavamo i tablet». Ma anche quello con il tipografo di fiducia per il suo packaging: «Ho messo i miei prodotti sottovuoto perché era più cool. Quindi sono andata dal mio tipografo (quello che mi stava facendo credito) che è il classico imprenditore lombardo con la ditta al pian terreno e l’appartamento al primo. Lui è salito in casa, ha preso la “sottovuotatrice” vinta con i punti dell’Esselunga e che usava per i salami. Il risultato ci è piaciuto e si è rivelata un’ottima trovata che è stata utile per i primi due anni».
Libri, programmi tv, eventi
Tutto, per quel che riguarda i fenomeni social, si traduce in numeri, e anche quanto quei numeri poi si traducano nell’economia reale. Quello de L’estetista cinica è clamoroso: un milione di follower su Instagram, il successo della startup VeraLab che si occupa di skincare, make-up e fragranze, che oggi fattura oltre 70 milioni di euro l’anno. In pratica, l’individuazione di un buco in quel mercato e la capacità di colmarlo. E poi ancora libri, programmi tv, l’amore del pubblico, il tutto raggiunto grazie ad una semplicità del tutto coinvolgente per chi la segue, la stessa che ha quando ammette con Bastianich e Mazzanti: «Il mio telefono è pieno di screenshots che mi servono per zoomare il contenuto e leggere senza usare gli occhiali. Modificare i caratteri e metterli grandi mi fa sentire vecchia quindi preferisco screenshottare tutto anche le mail»