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La preoccupazione di Tajani per lo stretto di Hormuz e le conseguenze sul prezzo del petrolio (e non solo). La telefonata con il ministro iraniano Araghchi

Araghchi e Tajani telefonata colloqui
Araghchi e Tajani telefonata colloqui
Nell'area dello stretto di Hormuz lavorano anche italiani impiegati sulle petroliere, i due ministri si erano incontrati due mesi fa a Roma

Una telefonata per proporsi come agente di una mediazione che al momento appare lontana, dopo l’attacco di Israele all’Iran iniziato venerdì scorso. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha parlato oggi pomeriggio con l’omologo, il ministro iraniano Abbas Araghchi, ipotizzando una mediazione. A spiegarlo è una nota della Farnesina, in cui si legge la dichiarazione del titolare della Farnesina: «L’Italia invita le parti coinvolte nel conflitto a ritrovare un dialogo. Ho chiesto al Ministro degli Esteri iraniano di continuare a tutelare la sicurezza per gli italiani presenti nella regione. Lavoriamo per una ripresa del negoziato contro la proliferazione nucleare. Per noi è importante che rimanga aperto lo stretto di Hormuz, fondamentale snodo per il commercio internazionale», si legge. Del resto i due si erano incontrati di persona non troppo tempo fa, proprio a Roma, quando la capitale ospitava i colloqui sulla non proliferazione nucleare tra Usa e Iran ed un accordo sembrava possibile.

Lo stretto di Hormuz

La preoccupazione italiana, oltre che per la situazione generale riguarda in particolare lo stretto da cui passa il 30% del petrolio mondiale. Un “valico” nel mare, lungo trentatre chilometri e in cui ogni corsia per le navi petrolifere o che trasportano Gnl è larga tre chilometri. Nell’area lavorano anche italiani impiegati sulle petroliere e in ogni caso un blocco dello stretto si sommerebbe ai problemi già esistenti a Bab el-Mandeb, il braccio di mare che collega l’Oceano Indiano e il Mar rosso, ancora sotto controllo degli Houthi che hanno fortemente rallentato (ma non chiuso del tutto) il passaggio delle navi che sono di fatto circa un terzo di quanto fossero prima del blocco. Il prezzo della benzina, non a caso, è già aumentato anche se non c’è ancora il picco che gli analisti considerano probabile qualora lo stretto dovesse chiudere.

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