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Corteo contro la guerra a Roma, la benedizione di Parolin: «La piazza contro il riarmo? Un bene ci sia». Bruciate le bandiere di Israele e Ue – Foto e Video

21 Giugno 2025 - 18:47 Alba Romano
corteo contro guerra israele roma
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Il segretario di Stato vaticano ha sostenuto la manifestazione: «Combattiamo la fame con i soldi destinati alle armi». Cartelloni e striscioni contro i leader politici: «Complici, avete votato la guerra»

Centinaia di persone, sotto il caldo rovente di Roma, hanno protestato contro il riarmo europeo e contro il governo di Benjamin Netanyahu. Da «Nessuna guerra, nessun soldato, fuori dalla guerra e fuori dalla Nato» fino a «Israele sionista, Stato terrorista»: solo alcuni dei ritornelli che più volte i manifestanti hanno intonato durante il corteo partito da piazzale Ostiense e terminato di fronte al Colosseo con lo slogan «Disarmiamoli». Qui, all’ombra del monumento simbolo della Città Eterna, è stato il momento del cosiddetto die in: molti partecipanti si sono sdraiati a terra sopra lenzuoli bianchi mentre per 4 minuti veniva trasmesso ad altissimo volume il rumore di un bombardamento su Gaza. Al termine, è stata la volta di un minuto di frastuono «contro il silenzio sul genocidio del popolo palestinese».

Le bandiere bruciate e i cartelloni con Meloni e Schlein: «Hanno votato la guerra»

Il corteo, colorato da bandiere palestinesi a perdita d’occhio e fumogeni, è stato anche incendiato da veementi proteste contro chi – a parere dei manifestanti – sosteneva le azioni militari di Israele o chi si è fatto primo promotore della difesa comune nel Vecchio Continente. Bandiere dell’Unione europea, Israele e Nato sono state date alle fiamme, insieme a una foto del presidente americano Donald Trump: «Bruciamo i simboli dell’oppressione».

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Un coretto è stato anche riservato al leader di Azione, Carlo Calenda: «Se si va in guerra, al fronte va Calenda». Molti anche gli striscioni e i cartelli, in alcuni compare Elly Schlein in mimetica insieme a Giorgia Meloni. In altri le due leader politiche sono accostate a molti altri (Renzi, Calenda, Salvini, Draghi, Tajani e Conte), con cui condividono l’accusa: «Nessuna delega a chi ha votato per la guerra».

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L’appoggio del cardinale Parolin: «Mobilitazione per il disarmo? Un bene»

Tra le voci a sostegno della piazza per il disarmo, a sorpresa è arrivata quella del segretario di Stati vaticano, il cardinale Pietro Parolin. «È bene che ci sia una mobilitazione in generale per evitare la corsa al riarmo», ha detto a margine di un incontro del Giubileo dei governanti. «Rientra nel secondo appello fatto dal papa: il primo sulla conversione del debito, il secondo sulla costruzione di un fondo per debellare la fame nel mondo usando i proventi destinati alla costruzione delle armi».

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