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Attacco Usa ai siti nucleari dell’Iran, Netanyahu prega al Muro del Pianto: «L’operazione apre agli accordi di pace». Esplosioni nel nord di Teheran – I video

22 Giugno 2025 - 21:35 Ugo Milano
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Gli ayatollah: il programma sul nucleare andrà avanti. Folla di manifestanti nella capitale iraniana, l’appello al presidente Pezeshkian: «Vendetta!»

L’attacco sferrato dagli Stati Uniti contro l’Iran si chiama Midnight Hammer, ossia «Martello di mezzanotte». Lo ha rivelato Dan Caine, capo di Stato maggiore americano, precisanod che «poche persone a Washington erano a conoscenza» delle intenzioni di Donald Trump. Caine ha precisato che nella notte tra sabato 21 e domenica 22 giugno l’esercito americano ha utilizzato sette bombardieri B-2 negli attacchi contro l’Iran. Pete Hegseth, capo del Pentagono, ha parlato di «successo schiacciante», che ha portato alla «devastazione del programma nucleare iraniano.

Nuove esplosioni a Teheran

Nuove esplosioni sono state udite stasera – domenica, 22 giugno – nel nord di Teheran. A riferirlo è l’agenzia di stampa Afp.

Netanayhu prega al Muro del Pianto

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha pregato al Muro del Pianto a Gerusalemme, insieme al rabbino dell’haKotel per «Il successo della continuazione della guerra contro l’Iran e per la salute del presidente degli Stati Uniti». Una preghiera speciale scritta appositamente per la visita di Netanyahu al Muro recita: «E innalza in alto il presidente degli Stati Uniti, poiché si è assunto il compito di scacciare il male e l’oscurità dal mondo». Durante la conferenza stampa di stasera, domenica 22 giugno, il primo ministro israeliano ha precisato che «l’azione in Iran apre opportunità che non possiamo nemmeno immaginare. Vedo un’enorme espansione degli accordi di pace. Vedo collaborazioni che al momento sembrano immaginarie, ma forse abbiamo già capito che non lo sono. Vediamo un futuro luminoso di speranza, collaborazioni e anche di pace», ha affermato Natanyahu precisando, inoltre, che Israele «non si lascerà trascinare in una guerra di logoramento, ma non porremo fine a questa operazione storica prima di aver raggiunto tutti gli obiettivi».

Consigliere di Khamenei: «Non c’è più posto per gli Usa nella regione»

«Non c’è più posto per l’America o le sue basi in questa regione e nel mondo islamico. L’America ha attaccato il cuore del mondo islamico e deve aspettarsi conseguenze irreparabili, perché la Repubblica islamica non tollera nessun insulto né aggressione nei suoi confronti». Lo ha detto Ali Akbar Velayati, un consigliere della Guida suprema iraniana Ali Khamenei. «Ogni Paese della regione o di altrove usato dalle forze americane per colpire l’Iran sarà considerato come un bersaglio legittimo per le nostre forze armate», ha affermato citato dall’agenzia ufficiale Irna

Nessuna vittima negli attacchi Usa

L’operazione condotta dagli Stati Uniti, ha precisato Hegseth, «non mirava al cambio di regime» in Iran e «non ha preso di mira civili o truppe iraniani». Quest’ultimo punto è confermato anche dalla stessa Teheran, che fa sapere di non aver fatto registrare vittime in seguito ai bombardamenti americani. Il capo del Pentagono ha assicurato che Trump e il suo team hanno «lavorato a stretto contatto e ci consultiamo continuamente con gli alleati nella regione». All’indomani dei raid statunitensi, Hegseth si è rivolto direttamente alla leadership di Teheran per porre fine al conflitto: «L’Iran sia intelligente e ascolti le parole di Trump», ha detto il capo del Pentagono, leggendo l’avvertimento del presidente su Truth secondo cui qualsiasi rappresaglia da parte di Teheran scatenerà «una forza maggiore» da parte degli Stati Uniti. 

Rubio: «Ora il mondo è più sicuro»

Secondo Marco Rubio, segretario di Stato americano, il mondo è «più sicuro e più stabile» dopo gli attacchi statunitensi contro i siti nucleari dell’Iran. Il regime di Teheran, ha aggiunto in un’intervista a Fox News, «non sfiderà Donald Trump», anche perché gli Usa sono ancora disponibili a parlare con la controparte iraniana e «l’offerta» di un accordo sul nucleare «è ancora valida». In un’altra intervista, questa volta alla Cbs, Rubio ha anche precisato che «al momento non sono previste altre operazioni militari contro l’Iran» e che «nessuno saprà per giorni» se Teheran ha spostato parte del suo materiale nucleare prima degli attacchi americani oppure no.

L’urlo della piazza a Teheran: «Vendetta»

Nel pomeriggio di domenica, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha partecipato a una manifestazione di piazza contro i raid americani. Le immagini della tv di Stato iraniana mostrano migliaia di manifestanti con i pugni alzati, che gridano: «Vendetta, vendetta!». In mezzo a loro c’è anche lo stesso Pezeshkian, che cerca di farsi strada tra la folla radunata in Piazza Enghelab (Rivoluzione), nel centro di Teheran.

Il convoglio con l’uranio trasferito da Fordow

«Contrariamente a quanto affermato dal presidente Donald Trump», il sito nucleare di Fordow «non ha subito gravi danni», ha detto Mohammad Manan Raisi, deputato del Parlamento iraniano di Qom, dove si trova l’impianto nucleare, sottolineando che «non si è verificata alcuna emissione di materiale pericoloso dal sito nucleare dopo l’attacco, poiché il materiale a rischio era stato evacuato dal sito», come riporta l’agenzia iraniana Mher. Anche il vicegovernatore di Qom, Morteza Heidari, ha affermato che solo una parte del sito di Fordow è stata attaccata, poiché il sistema di difesa aerea è stato attivato nell’area circostante.

Le immagini satellitari del sito nucleare e i «tre crateri» lasciati dalle bombe

Un’immagine satellitare che circola sui social network mostra un grande convoglio di mezzi vicino al sito nucleare iraniano di Fordow due giorni prima dell’attacco statunitense della notte scorsa: lo riporta il canale israeliano Abu Ali Express. L’immagine potrebbe rappresentare la prova del trasferimento di uranio arricchito fuori dall’impianto di Fordow, commenta il canale. Altre immagini satellitari ottenute e pubblicate da Al Jazeera mostrano tre vasti crateri nel sito di iraniano di Fordow, bombardato dai B-2 americani, luoghi probabili di impatto delle bombe usate per penetrare nei tunnel. I punti di accesso agli stessi sono «completamente ostruiti» e il sistema di difesa aerea è stato «distrutto».

Esplosione massiccia a Bushehr

Nel primo pomeriggio di domenica i media iraniani hanno riferito di un’esplosione «massiccia» nella provincia di Bushehr, la stessa dove sorge una centrale nucleare, nel sud-ovest del Paese. A Yazd invece, Iran centrale, i caccia israeliani avrebbero preso di mira una base dei Pasdaran. Nei giorni scorsi, Mosca aveva avvisato che se la centrale di Bushehr fosse stata attaccata, avrebbe potuto verificarsi «una catastrofe simile a quella di Chernobyl», secondo Aleksey Likhachev, capo di Rosatom, il colosso energetico nucleare russo, che in Iran ha ancora i suoi scienziati ed esperti.

Le ondate di missili contro Israele dopo il blitz Usa in Iran

Sono stati sentiti forti boati per le esplosioni nel centro di Tel Aviv, confermati dall’agenzia Ansa, dopo che l’Idf ha lanciato l’allarme per il lancio di missili dall’Iran. La reazione di Teheran ai blitz Usa sui siti nucleari sarebbe partita con almeno 30 missili diretti su tutto il Paese israeliano, in particolare sulla capitale. Dopo una prima ondata di attacchi, le sirene continuano a suonare per l’arrivo di nuovi missili dall’Iran. Un missile avrebbe colpito Haifa, procurando gravi danni secondo i media israeliani. Ingenti distruzioni sono state causate agli edifici nei punti di impatto dei missili lanciati dall’Iran su Tel Aviv, secondo i soccorritori.

Parigi: «Non abbiamo partecipato agli attacchi»

La Francia «non ha partecipato agli attacchi» di questa notte condotti dagli Stati Uniti contro i siti nucleari in Iran, né ha preso parte «alla loro pianificazione». Lo ha fatto sapere questa mattina il ministro degli Esteri francese, Jean-Noel Barrot, in quello che di fatto è il primo commento da parte di Parigi all’iniziativa di Trump. La Francia «invita le parti alla moderazione per evitare ogni escalation che possa portare ad un’estensione del conflitto», ha aggiunto Barrot. Nemmeno il Regno Unito, secondo quanto riporta Sky News, sarebbe stato coinvolto negli attacchi americani contro l’Iran.

Il Papa: «Fermare la guerra prima che sia troppo tardi»

«Oggi più che mai l’umanità grida e invoca la pace: è un grido che chiede responsabilità e ragione e non dev’essere soffocato dal fragore delle armi e da parole retoriche che incitano al conflitto». Così papa Leone XIV all’Angelus a poche ore dagli attacchi americani contro l’Iran. La priorità, ha insistito il pontefice, è «fermare la tragedia della guerra prima che essa diventi una voragine irreparabile». Secondo Leone XIV, «la guerra non risolve i problemi, anzi li amplifica e produce ferite profonde nella storia del popolo che richiedono generazioni per rimarginarsi».

La Cina condanna gli attacchi Usa

Anche Pechino reagisce all’escalation e lo fa condannando fermamente l’attacco condotto dall’esercito americano contro gli impianti nucleari in Iran. «La Cina invita le parti in conflitto, in particolare Israele, a cessare il fuoco il prima possibile, a garantire la sicurezza dei civili e ad avviare il dialogo e i negoziati», si legge in una nota del ministero degli Esteri cinese.

Lavrov: «Rischiamo di sprofondare nel caos»

Se ognuno è autorizzato ad interpretare il diritto all’autodifesa come crede, il mondo rischia di sprofondare in un «caos completo». Lo ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, in un’intervista alla televisione di Stato. Lavrov ha quindi attaccato chi sostiene che Israele agisca per autodifesa. «Autodifesa da cosa?», ha chiesto il ministro degli Esteri. «Se ogni Paese – ha aggiunto – è autorizzato ad interpretare il diritto all’autodifesa, previsto dalla Carta dell’Onu, in modo tale da dire “decido per conto mio quando usare il mio diritto”, allora non ci sarà più un ordine mondiale, ma il caos completo».

Le minacce Houthi ai militari Usa

I ribelli Houthi yemeniti lanceranno attacchi contro le forze statunitensi nel Mar Rosso in risposta agli attacchi ai siti nucleari dell’iran: lo ha affermato il Consiglio politico supremo del gruppo filo-iraniano citato dall’agenzia russa Tass. Minacce che seguono quelle già lanciate dalla Tv di Stato iraniana, secondo cui «ogni cittadino americano, o militare, nella regione è ora un legittimo obiettivo».

Il capo dei Pasdaran: «Israele non avrà pace»

Durissima la reazione del ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, che ha condannato i bombardamenti americani sui siti nucleari definendoli «oltraggiosi» e ha affermato che il suo Paese ha il diritto di difendere la sua sovranità. «Quanto accaduto questa mattina è oltraggioso e avrà conseguenze eterne», ha scritto su X aggiungendo che gli attacchi sono stati «illegali e criminali». «In conformità con la Carta delle Nazioni Unite e le sue disposizioni che consentono una legittima risposta di autodifesa – aggiunge il ministro -, l’Iran si riserva tutte le opzioni per difendere la propria sovranità, i propri interessi e il proprio popolo». Alle sue parole hanno fatto seguito quelle di Mohammad Pakpour, nuovo capo dei Pasdaran iraniani: «Le nostre operazioni continuano e Israele non avrà pace».

L’annuncio di Trump dopo l’attacco ai siti nucleari iraniani

«A questo punto o ci sarà la pace, oppure una tragedia senza precedenti». Con queste parole il presidente americano Donald Trump si è rivolto alla nazione dalla Casa Bianca dopo l’attacco contro l’Iran. Trump ha annunciato che «gli impianti nucleari chiave iraniani sono stati completamente distrutti» grazie a «massicci attacchi di precisione» condotti dagli Stati Uniti contro tre siti nucleari iraniani. «Il nostro obiettivo era annullare le capacita di arricchimento di Teheran e la sua minaccia nucleare», ha spiegato ancora il presidente Usa, definendo l’operazione uno «spettacolare successo militare». Ma se non si arriverà alla pace «rapidamente», gli Stati Uniti «attaccheremo gli altri obiettivi con precisione, velocità e abilità», ha minacciato Trump. Domenica mattina, alle ore 8 locali (le 14 in Italia), il segretario della Difesa Pete Hegseth, insieme ai vertici militari, terrà una conferenza stampa per fornire ulteriori dettagli sull’operazione contro l’Iran.

Il post su Truth che anticipa l’attacco in Iran

L’annuncio del bombardamento e del conseguente coinvolgimento Usa nel conflitto Israele-Iran era stato dato dal presidente americano con un post su Truth. «Abbiamo completato con successo il nostro attacco ai tre siti nucleari in Iran, tra cui Fordow, Natanz ed Esfahan. Tutti gli aerei sono ora fuori dallo spazio aereo iraniano. Un carico completo di bombe è stato sganciato sul sito principale, Fordow». E poi ancora: «Gli aerei stanno rientrando sani e salvi. Congratulazioni ai nostri grandi guerrieri americani. Nessun altro esercito al mondo avrebbe potuto fare questo. ORA È IL MOMENTO DELLA PACE! Grazie per l’attenzione a questa questione», conclude il presidente Usa. Un alto funzionario israeliano ha riferito ad Axios che Stati Uniti hanno avvisato Israele prima di colpire i siti nucleari iraniani durante la notte. Tempestiva la replica dei Guardiani della Rivoluzione: «Adesso è iniziata la guerra», è il post pubblicato sull’account X, in seguito all’attacco americano. La tv di Stato iraniana ha, inoltre, affermato che «ogni cittadino americano, o militare, nella regione è ora un legittimo obiettivo».

Netanyahu: «Io e Trump diciamo, prima la forza, poi la pace»

In un video appena pubblicato in inglese, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ringraziato il presidente Usa per l’attacco agli impianti nucleari iraniani. «La decisione di Trump è coraggiosa e cambierà la storia», ha affermato il primo ministro. «Io e il presidente Trump diciamo spesso, “la pace attraverso la forza”. Prima viene la forza, poi viene la pace. E stasera il presidente Trump e gli Stati Uniti hanno agito con molta forza», ha aggiunto. Stando a quanto riporta Ynet, Il gabinetto di guerra israeliano si è riunito in un bunker e ha monitorato l’attacco statunitense in Iran. Il presidente degli Stati Uniti ha parlato con il primo ministro israeliano poche ore prima dei raid e lo ha informato della sua decisione.

La conferma dell’Iran

Gli attacchi sono stati confermati anche dal portavoce del quartier generale per la gestione delle crisi della provincia di Qom, in Iran. «Poche ore fa, dopo l’attivazione del sistema di difesa aerea di Qom e l’individuazione di obiettivi ostili, parte dell’area del sito nucleare di Fordow è stata attaccata dal nemico». Contemporaneamente, nella provincia di Isfahan, siamo stati informati che «gli impianti nucleari di Isfahan e Natanz sono stati attaccati dal nemico», ha aggiunto. Secondo il direttore dell’agenzia di stampa statale iraniana Irib, l’Iran avrebbe evacuato «qualche tempo fa» i tre siti nucleari che gli Stati Uniti affermano di aver colpito, come riportato dall’agenzia di stampa semi-ufficiale iraniana Mehr.

Media: «Sganciate sei bombe bunker buster»

Gli attacchi all’Iran sono stati seguiti dalla «Situation Room», scrive il New York Times. Fra i presenti il direttore della Cia John Ratcliffe e il segretario di stato Marco Rubio. Gli Stati Uniti avrebbero sganciato sei bombe bunker buster, le Gbu-57 Mop su Fordow, precisa Fox News, citando alcune fonti. Stando a quanto riporta Cnn, Trump non prevede ulteriori attacchi sull’Iran e vuole riportare Teheran alla fase negoziale. 

Il deputato repubblicano: «Non è costituzionale agire così»

Sconcerto al Congresso perché Trump non ha chiesto l’autorizzazione del potere legislativo prima di bombardare l’Iran. «Non è costituzionale», ha dichiarato il deputato Thomas Massie, repubblicano del Kentucky, co-firmatario di una risoluzione volta a bloccare qualsiasi azione militare in Iran senza l’autorizzazione di capitol Hill. Rispondendo direttamente alla dichiarazione di Trump, il deputato Jim Himes, democratico del Connecticut e membro della Commissione Intelligence, ha a sua volta scritto che «secondo la Costituzione che entrambi abbiamo giurato di difendere, la mia attenzione a questa questione viene prima che cadano le bombe. Punto». Un alleato di Trump, il senatore repubblicano Lindsay Graham ha detto che «è stata la decisione giusta. Il regime se lo merita», mentre il collega del Texas Ted Cruz ha osservato che «la prospettiva che il regime iraniano possa acquisire armi nucleari è la minaccia immediata più grave per l’America e i nostri alleati».

Sanders: «È gravemente incostituzionale»

Il senatore del Vermont Bernie Sanders è il primo democratico a reagire all’attacco americano contro l’Iran. «È gravemente incostituzionale. L’unica entità che può portare questo Paese in guerra è il Congresso degli Stati Uniti. Il presidente non ne ha il diritto», ha dichiarato durante un comizio a Tulsa, in Oklahoma.

Foto copertina: ANSA / Ufficio del primo ministro israeliano

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