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«Trump ha accettato la trappola che gli hanno teso Israele, Cia e Pentagono» – Il videocommento di Dario Fabbri sull’attacco Usa all’Iran

22 Giugno 2025 - 20:45 Dario Fabbri
Nonostante la soddisfazione espressa da Washington per l'efficacia dell'attacco, il direttore di Domino sottolinea come sia improbabile che il programma nucleare iraniano sia stato completamente annientato


Ben prima della scadenza di due settimane che aveva promesso per negoziare con Teheran, Donald Trump ha sferrato nella notte un attacco a sorpresa in Iran. È stato lo stesso presidente ad annunciare il blitz con un post su Truth, rivelando che gli Usa avevano «completato con successo» il loro attacco a tre siti nucleari iraniani. All’annuncio social è seguita una breve conferenza stampa alla Casa Bianca dove ha dichiarato che i principali impianti nucleari erano stati completamente distrutti, e definendo l’operazione «uno spettacolare successo militare». Quindi ha lanciato un nuovo ultimatum a Teheran, affermando che il futuro dell’Iran è «pace o tragedia» e che ci sono molti altri obiettivi che possono essere colpiti dall’esercito americano. Ma perché gli Stati Uniti hanno deciso di attaccare proprio ora l’Iran? Per il direttore di Domino, Dario Fabbri, «alla fine Trump ha accettato la trappola che Israele e i suoi apparati gli hanno tirato», sottolinea. «Inizialmente contrario a passare all’azione militare nei confronti dell’Iran, voleva puntare sull’intimidazione e sul negoziato, ma si è trovato con le spalle al muro, messo davanti al fatto compiuto da Israele, che ha collaborato con la Cia e il Pentagono nelle prime ore dell’attacco», spiega. 

Il programma iraniano è stato definitivamente distrutto?

Per l’esperto, Trump «ha spinto il pulsante rosso» pensando che questo possa «non solo corroborare la situazione nei confronti dell’Iran, ma anche in tutti gli altri negoziati di ogni natura, anche commerciale, aperta dagli Stati Uniti, visto che ha dimostrato, per chi crede davvero che dipenda da Trump, di essere tentennante su tutti i dossier». Nonostante la soddisfazione espressa da Washington per l’efficacia dell’attacco, Fabbri sottolinea che è improbabile che il programma nucleare iraniano sia stato completamente annientato. «È possibile – spiega – che l’uranio sia stato già trasferito da Fordow, ammesso che quel sito sia stato davvero distrutto insieme ad altri obiettivi minori colpiti dagli Stati Uniti. Ma ciò che sicuramente non è stato eliminato è la volontà dell’Iran di continuare, nel medio-lungo termine, a perseguire quello che considera l’unico vero deterrente contro futuri attacchi: il programma nucleare». Secondo l’analista, esiste una sola condizione in cui Teheran potrebbe davvero rinunciarvi: «Solo se israeliani o americani riuscissero a imporre nel Paese un regime fantoccio e telecomandato».

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