Putin al ministro iraniano: «Aggressione ingiustificata, siamo con voi». Israele attacca i simboli del regime: colpita la sede dei pasdaran


Quella tra Iran e Russia potrebbe diventare una collaborazione ancora più fitta nelle prossime settimane. Il presidente russo Vladimir Putin, ricevendo al Cremlino il ministro degli esteri di Teheran Abbas Araghchi, ha bollato gli attacchi israelo-americani come una «aggressione non provocata, senza motivi né giustificazioni». Arrivato al decimo giorno di conflitto, e con le scorte di missili che secondo i media americani si stanno sempre più assottigliando, l’Iran ha bisogno di cercare alleati esterni. Secondo Reuters, Araghchi presenterà al presidente russo una lettera che l’Ayatollah Ali Khamenei avrebbe scritto di proprio pugno. La richiesta è semplice: suggellare e rinnovare l’amicizia tra i due Paesi, chiedendo al Cremlino un maggiore sostegno.
Mosca e l’aiuto all’Iran: «No al regime change, ma con gli Usa continuiamo a parlare»
«La Guida suprema non è rimasta finora impressionata dal sostegno della Russia, vorrebbe che facesse di più», hanno fatto sapere fonti iraniane. Mosca, per ora, frena. Si limita a condannare gli attacchi verbalmente senza muoversi sul piano pratico: «Solo il popolo di un Paese abbia il diritto di decidere il destino della propria leadership, in nessun caso Paesi terzi dovrebbero farlo», ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov parlando dell’ipotesi di un regime change. Al momento, però, l’offerta russa si limita a un ruolo di mediatrice tra Iran e Stati Uniti, con cui comunque Mosca sta continuando a dialogare per il fronte ucraino e anche per quello del nuovo conflitto mediorientale. «Un altro tipo di sostegno a Teheran? Dipenderà dalle sue esigenze», ha chiosato Peskov. Neanche Putin non si è lasciato trasportare: «Invio i miei migliori auguri a Khamenei, sosteniamo il popolo iraniano»
June 23, 2025
I raid israeliani: il carcere di Evin, il quartier generale dei Pasdaran e la tv di Stato
Intanto le forze di difesa israeliane continuano le loro azioni militari. Esplosioni sono state sentite in sei aeroporti del Paese mentre i caccia dell’Idf sarebbero tornati a colpire il sito nucleare di Fordow dopo il pesante bombardamento americano di sabato notte. Questa volta, però, l’obiettivo sarebbero state le strade di accesso alla centrale. Nuovi attacchi anche contro la sede dell’Irib, la televisione pubblica iraniana, che avrebbe subito danni in un edificio che ospita le stazioni radio e le strutture tecniche per trasmettere alcuni canali, tra cui il Quranic, il palinsesto di informazione religiosa islamica. Disintegrato anche il cancello del carcere di Evin, dove gli Ayatollah da decenni rinchiudono i dissidenti politici. «Abbiamo attaccato i simboli del regime», ha esultato il ministro della Difesa Israel Katz. «Il dittatore iraniano sarà punito e gli attacchi continueranno con tutta la loro forza». Pesantemente bersagliata anche Teheran, dove ci sarebbero gravi problemi energetici e sarebbe stato colpito il quartier generale delle Guardie rivoluzionarie.
June 23, 2025
Attacco americano alla centrale di Fordow, Aiea: «Danni ingenti»
Mentre si stanno ancora tentando di capire le reali conseguenze dell’attacco americano su tre siti nucleari iraniani, le prime ipotesi arrivano direttamente dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). I bombardamenti avrebbero causato «danni molto significativi» alle aree sotterranee dell’impianto iraniano di arricchimento dell’uranio di Fordow. L’entità, al momento, è difficile da stabilire: «Dato il carico esplosivo utilizzato e la natura estremamente sensibile alle vibrazioni delle centrifughe, si prevede che si siano verificati danni molto gravi». Secondo Axios, il raid a stelle e strisce è stato possibile dopo che Trump, nelle 48 ore precedenti, aveva chiesto alle forze israeliane di annientare ogni possibile contraerea iraniana nella zona.
Teheran minaccia Washington: «Siete entrati in guerra, ora serie conseguenze»
Dopo la partecipazione attiva della Air Force, per Teheran non ci sono più dubbi: «Gli Stati Uniti sono entrati apertamente e direttamente in guerra». È il capo di stato maggiore dell’esercito iraniano, Abdolrahim Mousavi, a puntare il dito contro Washington, colpevole di aver «violato la sovranità del nostro sacro suolo». La risposta arriverà a breve, almeno secondo i proclami ufficiali: «I combattenti dell’Islam vi infliggeranno serie e imprevedibili conseguenze, con operazioni potenti e mirate». Sarebbe tutto pronto a una escalation senza precedenti: «Questo atto ostile aprirà la strada all’allargamento della guerra nella regione».
Il blocco dello Stretto di Hormuz, Rubio sprona Pechino: «Intervenite per evitare il peggiore errore della storia»
Che la Casa Bianca non volesse incendiare il Medio Oriente è certificato da un semplice fatto: Teheran era stata avvertita per tempo dei bombardamenti in arrivo ed era così riuscita a mettere in salvo buona parte dell’uranio arricchito. Ora uno dei punti chiave per il presidente americano Donald Trump è evitare che il conflitto abbia conseguenze commerciali, come la potenziale chiusura dello Stretto di Hormuz. L’impatto devastante che un blocco del traffico greggio avrebbe per la Cina ha spinto il segretario di Stato americano Marco Rubio a chiamare in causa direttamente Pechino: «Incoraggio il governo cinese a contattarli in merito», ha detto riferendosi alla potenziale chiusura del golfo Persico. «Sarebbe un suicidio economico per l’Iran, danneggerebbe le loro economie molto più della nostra. Un’azione del genere sarebbe il peggior errore che abbiano mai commesso». Nel frattempo, il petrolio Brent e il Wti hanno raggiunto i massimi da gennaio. E i rialzi sul carburante già si fanno sentire.
La minaccia terroristica negli Usa
La minaccia per gli Stati Uniti potrebbe presto diventare anche interna. Secondo Nbc, l’Iran aveva avvertito Donald Trump che, in caso di attacco, avrebbe riattivato cellule terroristiche dormienti sul suolo americano. Il messaggio sarebbe arrivato a Trump tramite un intermediario durante il vertice del G7 in Canada la scorsa settimana. Anche per questo, l’amministrazione Usa ha posto in stato di massima allerta tutte le forze dell’ordine, nel tentativo di scongiurare qualsiasi potenziale ritorsione. Come ha già avvertito ieri il Dipartimento per la sicurezza interna: «Il conflitto con l’Iran sta creando un ambiente di minaccia elevata negli Stati Uniti».
Teheran: «Giustiziata spia israeliana, lavorava con il Mossad»
Intanto, secondo quanto riportano le fonti iraniane, stamattina sarebbe stato giustiziata per impiccagione una presunta spia israeliana. Si tratta di Mohammad Amin Mahdavi Shayesteh, arrestato alla fine del 2023 e accusato di essere «il capo di un cyber-team affiliato al Mossad», i servizi segreti di Tel Aviv. L’uomo avrebbe confessato di aver filmato luoghi sensibili e di aver inviato pacchi con minacce ad alcune persone, proprio per conto del Mossad. Avrebbe inoltre collaborato con l’emittente Tv dissidente iraniana, Iran International.