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Moussa Sangare, già in carcere per l’omicidio di Sharon Verzeni, condannato per maltrattamenti nei confronti della sorella e della madre

16 Luglio 2025 - 18:48 Ugo Milano
sharon verzeni moussa sangare
sharon verzeni moussa sangare
I fatti risalgono al 2019, quando il 30enne senegalese abitava con madre e sorella. In appello si prospetta una nuova battaglia tra periti

Moussa Sangare, in carcere per aver massacrato a coltellate Sharon Verzeni, è stato condannato a 3 anni e 8 mesi per maltrattamenti nei confronti della sorella Awa e della madre Kadiatou Diallo. I fatti risalgono al 2019 quando il 30enne senegalese abitava a Suisio, in provincia di Bergamo, con le due familiari. Entro 60 giorni saranno depositate le motivazioni della sentenza, mentre il legale di Sangare ha già promesso di presentare ricorso. Si prospetta, infatti, un ulteriore dibattito sulla perizia psichiatrica, che nel caso di questo procedimento aveva definito l’imputato pienamente capace di intendere e di volere. Una battaglia tra periti che potrebbe, di fatto, replicarsi quasi identica nel processo per omicidio volontario.

Il dibattito sulla perizia psichiatrica

«Valuteremo cosa fare, eventualmente anche per la perizia. Ne contestavamo la metodologia, è carente perché, in una situazione così complessa, è stato fatto un solo colloquio e senza test. Secondo noi era incompleta». Così il difensore Giacomo Maj, a margine della sentenza in rito abbreviato, ha preannunciato un probabile appello in secondo grado. Di diverso avviso la dottoressa Valentina Stanga, dell’Università di Brescia, che aveva condotto l’esame medico psichiatrico dell’imputato e aveva «ritenuto sufficiente un colloquio».

L’omicidio di Sharon Verzeni

Il giovane, che qualche mese fa è stato trasferito dal carcere di Bergamo a San Vittore per tutelarne l’incolumità dall’aggressione di altri detenuti, era stato fermato dopo una caccia all’uomo per l’omicidio di Sharon Verzeni, uccisa il 30 luglio 2024. La donna, che stava tranquillamente tornando a casa a Terno d’Isola, venne accoltellata dall’uomo, apparentemente senza alcuna ragione. Secondo quanto ha raccontato lo stesso imputato, la donna poco prima di morire gli avrebbe chiesto il perché del gesto. Lui avrebbe risposto: «Scusa per quello che sto per fare».

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