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Raoul Bova gate, Monzino e l’ipotesi di un sistema per ricattare i vip: «Ceretti voleva visibilità». Ma lei nega: «Nessun secondo fine»

30 Luglio 2025 - 09:17 Ugo Milano
raoul bova martina ceretti monzino chat estorsione
raoul bova martina ceretti monzino chat estorsione
L'attore, una settimana dopo il primo messaggio del 29enne milanese a Fabrizio Corona, ha ricevuto 40 messaggi in due giorni da un numero spagnolo anonimo. Il tentativo di estorsione è ora sotto indagine

È un triangolo di accuse tra Fabrizio Corona, Federico Monzino e Martina Ceretti quello su cui la procura di Roma sta tentando di far luce. Il primo scarica la responsabilità degli audio e delle chat tra Raoul Bova e la modella 23enne sui due amici, il secondo ammette ma solo parzialmente, la terza nega tutto poi cede (anche lei solo parzialmente). In questa spirale viziosa, rimane ancora senza nome quel misterioso numero spagnolo che, tra l’11 e il 12 luglio, ha martellato il celebre attore romano con almeno 40 messaggi chiedendo denaro o «regali» per evitare di pubblicare le conversazioni intime tra i due amanti, poi diventate virali dopo la puntata di Falsissimo di Corona. Uno scambio al centro dell’indagine per tentata estorsione per cui, al momento, risulta denunciato solo il rampollo 29enne della famiglia Monzino.

Il contatto tra Monzino e Corona e la spiegazione del giovane: «Ho fatto tutto io, lei voleva visibilità»

I fatti, o meglio i racconti dei tre protagonisti, non tornano. Ed è anche per questo che, secondo quanto riporta Repubblica, gli inquirenti si starebbero sempre più convincendo che sia necessario stringere il cerchio attorno a Martina Ceretti e a un suo possibile ruolo attivo nel progetto di estorsione. Secondo la timeline ricostruita dagli investigatori, il primo contatto tra Monzino e Fabrizio Corona risalirebbe al 5 luglio: «Ciao sono un amico di Ceretti, abbiamo un bel gossip tra Marti e Raoul. Abbiamo audio e tutto». Il verbo è al plurale, come a suggerire la consapevolezza della 23enne di quanto sta avvenendo. È lo stesso pr amico della modella a confermarlo nei giorni seguenti: «Ho inviato tutto io a Corona. Martina mi aveva mandato il materiale e mi aveva dato il consenso. Pensava che quelle chat potessero aiutarla ad avere visibilità».

La difesa di Martina Ceretti: «Ho fatto tutto in buona fede»

La modella, che da qualche giorno è irreperibile sui social dove vanta oltre 100mila follower, ha fornito versioni contrastanti. Prima si è difesa strenuamente: «Non ho mai avuto a che fare con queste persone e mi dissocio da tutto ciò». Poi, nei colloqui con gli investigatori, ha ammesso di aver condiviso le chat e gli audio con Monzino «in buona fede e senza nessun secondo fine». Sarebbe stata poi lei, dopo che il materiale era stato recapitato a Fabrizio Corona, a tentare di fermare il tutto. Inutilmente. Corona, negli scorsi giorni, ha accusato sui social i due giovani milanesi di aver tentato di estorcere denaro a Bova «sotto l’effetto di sostanze». Una versione che convince ben poco la procura di Roma.

L’ipotesi di un sistema di estorsione contro i vip

C’è anche un’altra ipotesi, forse più remota: che l’estorsione a Bova sia solo la punta dell’iceberg di un sistema ben più ampio che prende di mira i vip. Non è chiaro chi possa esserci dietro a tirare i fili. Come riporta il Corriere della Sera, gli inquirenti stanno scavando nel cellulare – sequestrato – di Martina Ceretti per approfondire gli scambi di messaggi sia con Bova che con Monzino, così come i contatti che la modella 23enne ha avuto con altri personaggi di spicco.

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