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Vette mai raggiunte e foto taroccate, l’alpinista Marco Confortola sotto accusa: «Il certificato dell’Everest? Non ho fatto in tempo a ritirarlo»

15 Agosto 2025 - 08:13 Diego Messini
Il "dissing" con lo scalatore Simone Moro sulle cime da 8mila metri raggiunte: «Una truffa». «Tutta invidia, non ha più neanche il brevetto di guida»

Volano accuse al veleno nel mondo dell’alpinismo italiano. Ad essere finito sul banco degli imputati è Marco Confortola, scalatore valtellinese di 54 anni molto attivo sui social, dove lo scorso 20 luglio ha annunciato con tanto di foto di aver toccato la cima del Gasherbrum I, una vetta al confine tra Pakistan e Cina all’altitudine «vertiginosa» di oltre 8mila metri. È l’ambizione massima di ogni scalatore, quella quota. Ve ne sono nel complesso 14, di cime del genere al mondo. E ad averle raggiunte tutte, secondo i resoconti ufficiali, sono ad oggi 48 alpinisti in tutto. Un club super-esclusivo, in cui Confortola con l’ultima impresa sarebbe entrato. Oppure no? Ad aprire la polemica è stato nei giorni scorsi Simone Moro, anch’egli alpinista e anch’egli lombardo (di Bergamo) oltre che pioniere del soccorso estremo in Himalaya. Che in due interviste, a Repubblica e al giornale del Cai Lo Scarpone, ha «denunciato» i presunti falsi in quota di Confortola. Altro che 14 cime raggiunte, con la conquista del Gasherbrum gliene mancano ancora ben sei, sostiene Moro. Ma c’è di peggio, perché Confortola di frottole ne avrebbe raccontate negli anni altre: «Non è mai arrivato in cima a Kangchenjunga, Makalu, Annapurna, Nanga Parbat, Dhaulagiri e Lhotse. L’Himalayan Database definisce disputed, contestate, queste salite e si rifiuta di rilasciare il certificato di vetta. Mancano le prove che ogni alpinista ha il dovere di fornire agli ufficiali governativi del Nepal. Se le tue conquiste sono autocertificate solo dalla tua parola, per la storia dell’alpinismo è come se non esistessero». Confortola dunque, secondo Moro, avrebbe falsificato alcune imprese, anche ricorrendo a trucchi e illusioni ottiche: «Ascese definite “senza l’aiuto dell’ossigeno” sono state completate usando le bombole di nascosto la notte. Foto di vetta sono state scattate con lo sfondo di rocce e ghiacci ben al di sotto della cima. In alcuni casi, usando photoshop, Confortola ha sostituito il volto di alpinisti arrivati in vetta con il proprio. Ci sono gli estremi per parlare di una truffa».

Certificati di vetta e ossigeno, Confortola risponde alle accuse

A rispondere oggi alle accuse durissime è lo stesso Confortola, in due interviste concesse a Stampa e Repubblica. «Io scalo per me stesso, non per Simone Moro o per l’Himalayan Database. Non devo dimostrare niente a nessuno», dice l’alpinista valtellinese. Ma le 14 vette da 8mila, dunque, le ha raggiunte tutte oppure no? «Certo», risponde alla Stampa. No, pare dire invece a Repubblica: «Ho mai detto di averli scalati tutti e 14? L’hanno scritto gli altri». Idem per la tesi che avrebbe raggiunto quelle vette senza aiuto dell’ossigeno: «Se i giornalisti lo dicono, sbagliano. Non ho mai detto il contrario, l’ho scritto anche in un libro». Sulle vette raggiunte, però, Confortola non accetta ora il processo aperto contro di lui da Moro. Rivendica di avere in tasca i relativi certificati del Dhaulagiri e del Nanga Parbat: «Ma non vanno bene. A questo punto mettiamoli in dubbio e chiediamo a tutti gli alpinisti di esporre i propri». Quando arrivò in cima al Nanga Parbat lui stesso, ammette però, non era certo di aver davvero superato quota 8mila. E il certificato del Kangchenjunga? Quello in effetti non lo ha: «Ma li ho saliti, se a qualcuno non va bene, a me cambia poco». E neppure quello dell’Everest: «Non avevo il tempo di pensarci». Sul Lhotse, infine, vetta per la quale è accusato addirittura di aver fotomontato un’immagine del traguardo raggiunta in realtà dal collega alpinista Jorge Egocheaga, Confortola rivolta la frittata: «Io avrei preso la foto di Jorge? E perché non può essere il contrario, che lui abbia preso la mia?». Ma allora perché tutte queste accuse e veleni contro di lui? «Mal di pancia, invidia», taglia corto Confortola. «Simone Moro chi è, il giudice supremo dell’alpinismo? Magari gli è pure scaduto il brevetto di guida, non l’ho più visto negli elenchi». Polemiche da vertigini.

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