Putin-Zelensky, ora Trump si sfila dal bilaterale: «Se lo organizzino da soli»


Donald Trump non intende più mediare tra Russia e Ucraina, per lo meno non sull’organizzazione del possibile faccia a faccia tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky per provare a chiudere la guerra. Lo scrive il Guardian citando fonti dell’Amministrazione Usa. La Casa Bianca auspica sempre che l’incontro tra i due leader sia la prossima tappa del cammino negoziale, ma vuole che le parti s’intendano in autonomia sulla sua preparazione – dove, come e quando. Solo dopo, se le cose andrà bene, Trump è pronto a incontrare i due leader in un vertice trilaterale, fanno sapere le fonti citate. «Voglio vedere cosa succede nell’incontro, ci stanno lavorando, vediamo che succede», ha detto lo stesso Trump in un’intervista telefonica al conduttore americano Mark Levin.
La frenata di Mosca e Kiev sul vertice
Nelle ultime 24 ore si era in effetti con evidenza raffreddato l’apparente slancio di inizio settimana sull’incontro. Se il Cremlino non sembra avere troppa fretta di venire incontro agli auspici in questo senso di Trump, oggi è stato lo stesso presidente ucraino a frenare. Un incontro con Putin sarà possibile «solo dopo un accordo sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina», ha detto Zelensky. Né può prendere piede, per il leader di Kiev, l’idea che a fare da garante del futuro assetto sia anche la Cina, come vorrebbe Mosca. «In primo luogo, la Cina non ci ha aiutato a fermare questa guerra fin dall’inizio. In secondo luogo, la Cina ha aiutato la Russia aprendo il suo mercato dei droni… Non abbiamo bisogno di garanti che non aiutano l’Ucraina e non l’hanno aiutata nel momento in cui ne avevamo davvero bisogno», ha chiuso la porta Zelensky. Se tali condizioni saranno rispettate, ha indicato ancora il presidente ucraino, il bilaterale potrà tenersi «in Svizzera, Austria o Turchia». Non a Budapest dunque, come secondo indiscrezioni avrebbe desiderato la Casa Bianca.
Gli attacchi russi e il nuovo «super-missile» ucraino
Nel frattempo, la guerra sul campo non si ferma. Anzi. Nella notte tra mercoledì e giovedì le forze russe hanno sganciato sull’ucraina 40 missili di vario tipo, inclusi quattro ipersonici Kinzhal, e 574 droni, ha fatto sapere l’Aeronautica militare di Kiev, aggiungendo che le difese aeree del Paese hanno abbattuto 546 velivoli senza pilota e 31 missili, di cui uno ipersonico. «L’esercito russo ha stabilito uno dei suoi folli anti-record. Ha preso di mira infrastrutture civili, edifici residenziali e la nostra popolazione», denuncia Zelensky. Mosca da parte sua non nega l’attacco, ma sostiene che ad essere prese di mira sarebbero state «imprese del complesso militare-industriale, strutture energetiche che li alimentano e altri obiettivi militari». Nel frattempo, sul terreno, l’esercito russo starebbe potenziando il dispiegamento di forze sul fronte meridionale: «Continuano a trasferire parte delle loro truppe dalla direzione di Kursk a Zaporizhzhia», denuncia Zelensky. Che ricorda come l’Ucraina di fronte a tale scenario non stia comunque certo a guardare: avrebbe testato con successo un nuovo missile con una gittata di 3.000 chilometri. Quanto basterebbe per colpire Mosca, e ben oltre.