Gaza, l’Ue: «Inaccettabile l’uccisione di giornalisti, Israele rispetti il diritto internazionale». Oggi la protesta per chiedere la liberazione degli ostaggi


«L’uccisione di cinque giornalisti, quattro operatori sanitari e diversi civili a Gaza è del tutto inaccettabile. Civili e giornalisti devono essere protetti dalle leggi internazionali». Queste le parole del portavoce della Commissione Ue Anouar El Anouni nel corso del briefing con la stampa. «Ribadiamo – ha aggiunto – la richiesta a Israele di rispettare il diritto internazionale umanitario e di garantire che questi attacchi siano indagati, e prendiamo atto delle dichiarazioni delle autorità israeliane secondo cui verrà condotta un’indagine approfondita». Nel mentre, in una dichiarazione congiunta il cardinale Pierbattista Pizzaballa e Teofilo III, hanno annunciato: «Non lasceremo la Striscia, non abbandoneremo i civili». «Lasciare Gaza e cercare di fuggire verso sud sarebbe una condanna a morte», aggiungono i due patriarchi, specificando che molti dei palestinesi che assistono sono debilitati dalla fame, malati o disabili.
I 20 morti
Almeno 20 palestinesi sono stati uccisi negli attacchi dell’Esercito israeliano (Idf) a Gaza dall’alba di oggi 26 agosto. Lo riporta Al Jazeera, che cita fonti mediche. Il bilancio include sette persone uccise in un’abitazione di Gaza City e sei – tra cui alcuni bambini – che si trovavano in una tenda vicino a Khan Younis, nel sud della Striscia. Intanto oggi si riunirà il gabinetto di sicurezza israeliano al completo. E nel paese si tiene una giornata di mobilitazione dei familiari dei rapiti. Che chiedono il rilascio degli ostaggi al governo.
Il bombardamento ha colpito tende e abitazioni. Secondo Haaretz oggi il premier Benjamin Netanyahu insisterà davanti ai ministri sulla necessità di un accordo più ampio, invece di quello a fasi che si trova ora sul tavolo. Saranno inoltre presentati aggiornamenti sui progressi della campagna militare per la conquista di Gaza City. Intanto la mobilitazione è iniziata alle 6.29 di mattina, l’ora in cui Hamas ha lanciato il suo attacco il 7 ottobre 2023, con lo srotolamento di enormi bandiere israeliane fuori dall’ambasciata Usa a Tel Aviv. Poi, alle 7 (le 6 in Italia), le proteste sono iniziate ai principali incroci in tutto il paese. Molte aziende hanno annunciato che consentiranno ai dipendenti di lasciare il lavoro per partecipare alle manifestazioni.
Le manifestazioni
L’High-Tech Forum, che rappresenta decine di aziende tecnologiche e fondi di venture capital, ha sottolineato che «c’è un accordo sul tavolo, eppure Israele si rifiuta di negoziare per il ritorno degli ostaggi. Non possiamo arrenderci». Il traffico è stato bloccato in direzione sud sull’autostrada Ayalon di Tel Aviv. «La guerra dell’inganno uccide gli ostaggi e i soldati», recita lo striscione esposto. Centinaia di persone sono scese in strada anche nel nord di Israele e in diversi altri incroci nel resto del Paese. Manifestanti si sono radunati fuori dall’abitazione del ministro degli Esteri Gideon Sa’ar a Ness Ziona, nella regione centrale.
Le accuse
«Avremmo potuto porre fine alla guerra un anno fa e riportare indietro tutti gli ostaggi e i soldati…ma il primo ministro Netanyahu ha scelto ripetutamente di sacrificare i cittadini per il bene del suo governo», ha accusato Einav Zangauker, madre di Matan, ostaggio a Gaza, aprendo le manifestazioni a Tel Aviv per la giornata di mobilitazione generale. «Abbiamo un popolo meraviglioso, ma non un governo. Il nostro popolo sta lottando per i fratelli e le sorelle che rimangono prigionieri. Lo abbiamo dimostrato la scorsa settimana e oggi continueremo a combattere», ha aggiunto.